In cambio di 8 euro un bouquiniste
che espone i suoi libri sul quai de la Tournelle mi ha ceduto Les cimetières de Paris di Michel Dansel
che il giorno dopo, sul treno per Milano, ho avuto tempo e modo di leggere per
intero, trovando spunti per questa non-recensione dedicata al cimitero di
Montparnasse.
Una delle caratteristiche di questa necropoli della rive gauche - aperta il 25 luglio 1824 e
a cui si accede dal boulevard Edgar-Quinet - è di essere stata divisa in due (1891)
da rue Emile-Richard, una strada lunga 382 metri. Al calare delle tenebre questa
zona assume un’atmosfera sinistra, gli abitanti si ritirano e dalle finestre di
casa, volendolo fare, si possono dedicare à
un voyerisme flagrant! Parole (e accento esclamativo) riprese dal citato
Dansel, che aggiunge: questi sono luoghi frequentati da coppie illegittime che
nottetempo si ritrovano su di un’auto posteggiata sul marciapiede, e qui certaines dames s’y font malaxer le dahlia mentre i loro compagni se laissent lustrer le piolet lontani
dagli sguardi indiscreti. Lascio alla vostra immaginazione cosa lui intenda per
dalia e piolo.
La storia racconta che essendo ormai saturi i vecchi
cimiteri di Sainte-Catherine e di Vaugirard, per accogliere i defunti della rive gauche al prefetto della Senna
Frochot non restava che trovare nuovi spazi al di là delle mura a sud di Parigi
e alcuni campi contigui alle strade di Montrouge, del Mont-Parnasse e del Maine si
rivelarono adatti allo scopo. In realtà, già prima della Rivoluzione alcuni
campi erano stati utilizzati dai monaci di Saint-Jean-de-Dieu per seppellire i
morti del loro ospedale della Charité in rue des Saints-Peres, riservandosi uno
spazio per i defunti della loro comunità.
Qui s’ergeva anche il mulino dei Fratelli della Carità, struttura che gli studenti del vicino collegio
di Louis-le-Grand - i cui professori erano stati discepoli di Molina, gesuita
spagnolo del XVI secolo - scelsero quale loro totem simbolico, ribattezzandolo Moliniste, in contrapposizione religiosa
col non molto distante mulino che altri studenti avevano ribattezzato Janséniste. Non stupirà sapere che per
creare lo spazio del nuovo cimitero si fece abbattere il Janséniste mentre si è risparmiato il Moliniste, struttura cattolica
tuttora dominante sulle tombe che la circondano.
Sul piano della statuaria non vi è nulla o quasi di classico. Del resto attorno al quartiere
di Montparnasse vi erano numerosi atelier per artisti in cerca di fortuna e una
buona parte di questi sono sepolti in questo campo di riposo. Le loro tombe esibiscono
opere barocche, astratte, avanguardiste …e alcune audaci, come la scultura sulla
tomba di Paul Simonpaoli (1900-1985) dove una giovane donna, talmente ben
modellata che pare vera, mostra le sue recondite grazie. Traduco dal libro di Dansel:
lei è là nella sua femminilità carnale e complice, sulle ginocchia, le cosce
aperte, la testa posata al suolo e i capelli riversati in avanti, quasi a voler
soffocare le sue grida. Questa maniera di rifiutare l’assurdità della morte e
di rispondere a Thanatos con Eros esiste nella grande riserva del non
formulabile della maggior parte delle persone. Paoli Simon, noto soprattutto
per la sua pittura non figurativa, ha violato il tabù necropolitano con questa
singolare piangente che farà data.
Aggiungo: non cercate le coordinate di questa sepoltura sulle mappe offerte
dalla municipalità. Per loro non esiste …e questo stimola il personale senso della
ricerca.
Lascio che siano le mie fotografie a raccontare chi vado
cercando in questo cimitero - e il perché lo si può comprendere dai miei scritti.
Mi limito ad una solo racconto, dedicato alla stele tronca su cui si legge: A Bories, Goubin, Pommier et Raoulx - Mort
le 21 sept 1822. Si trova nell’8e
division, poco oltre la tomba di Tristan
Tzara, Poete e di fronte alla lapide che ricorda Georges Wolinski, Assassiné le 7 janvier lors de l’attentat contre
Charlie-Hebdo.
Ecco, in breve, la storia dei Quattro Sergenti de La Rochelle.
Nel 1821 due studenti, Joubert e Dugied, da Napoli introducono
una società segreta repubblicana, frazionata in cellule o vendite
di dieci affiliati, detta Carboneria, il cui capo occulto, La Fayette, è da poco
rientrato in Francia dall’America. Questa associazione recluta i suoi membri principalmente
nell’esercito - dove grande è lo scontento per la fine della Repubblica e la restaurazione
di un re sovrano - e soprattutto fra i sottufficiali (soltanto i nobili possono
diventare ufficiali). Uno dei più entusiasti sostenitori della carboneria è il sergente
maggiore Jean-François-Clair
Bories, del 45mo di linea accasermato nel Quartiere latino di Parigi, un ventiseienne
originario di Villefranche d’Aveyron, il quale ben presto guadagna alla causa tre
suoi camerati: i sergenti Jean-Joseph
Pommier, Marius-Claude Raoulx e Charles Goubin, di 25, 24 e 20 anni.
La vicinanza della caserma all’università, fucina di idee
repubblicane, induce le alte gerarchie militari a traferire a La Rochelle il 45mo
di linea, già in sospetto di tendenze repubblicane esplicitate più volte col rifiuto di
gridare Viva il re! Lasciata Parigi
il 22 gennaio 1822, un primo incidente ha luogo ad Orléans dove, in una
bagarre con dei mercenari svizzeri, Bories riceve diversi colpi di baionetta. A
Saint-Maure i “nostri” sergenti entrano in contatto con il generale Berton che,
per parte sua, sta preparando una sollevazione a Thouars. A Poitiers un insospettito
ufficiale cerca di far parlare Bories, senza successo. A Niot il sergente
maggiore ha la mala idea di offrire a dei liberali del luogo un ricco pranzo al
caffè di Bellegarde, pagando di tasca sua il salato conto di 52 lire, cosa che attira
il sospetto del suo colonnello, che lo fa sorvegliare.
Una volta a La Rochelle i quattro sottufficiali prendono a
frequentarsi coi numerosi Carbonari del luogo, siano essi civili o militari ...e
fin qui siamo sempre nel campo delle parole. I fatti arrivano il 23 febbraio
1822, quando il generale Berton solleva Thouars e tenta di prendere Saumur, ma
i pochi congiurati convenuti,disorganizzati e mal
diretti dall’indeciso Berton, vengono bloccati. Berton è arrestato e subito giustiziato.
Ovviamente anche i quattro sergenti non hanno aderito alla
sommossa di Berton, avendo ben altri affari da sbrigare: Raoulx, Goubin e
Pommier si sono fidanzati con tre giovani di La Rochelle, mentre il loro
superiore, Bories, ha fatto innamorare una signorina dell’alta società, Olympia
de Mareuge, con la quale si incontra in segreto nel villaggio di Lafond. Pedinati,
i due amanti si fanno sorprendere dal fratello di lei, che sfida in duello Bories.
Battuto e ferito, al fratello di Olympia non resta che giurare tremenda vendetta.
In seguito a questi fatti, i vertici militari decidono che è
tempo d’intervenire sui quattro. Il primo ad essere arrestato è Goubin, per
indisciplina. Poi tocca a Pommier, sorpreso travestito da contadino in cerca
dei cospiratori di Thouars. Qui entra in scena un certo Goupillon, anche
lui un sergente iscritto alla carboneria, il quale si fa prendere dalla paura e
racconta tutto quel che sa al suo colonnello, nomi degli associati inclusi. L’ufficiale
fa perquisire i pagliericci dei sergenti trovandovi dei pugnali di Solingen - la città tedesca al tempo
famosa per le sue lame d’acciaio vendute a qualsivoglia gruppo di rivoluzionari
europei, quindi una conferma. Il colonnello decide di non procedere, lasciando
i sospetti liberi di muoversi …e di essere pedinati in attesa del passo falso
decisivo.
L’occasione propizia la fornisce una grande assemblea organizzata
dai Carbonari nel cuore di una foresta, con tanto di raduno attorno alla pietra druidica (un dolmen) su cui depongono le armi e il denaro raccolto ...e un prete a benedire il
tutto. Scatta la vendetta del fratello di Olympia, che avendo letto le carte di
Bories conservate da sua sorella, segnala alla polizia il luogo del raduno. Catturati
nei pressi del dolmen, per i quattro sergenti si aprono le porte della torre
della Lanterna, la prigione di La Rochelle oggi nota come la torre dei quattro sergenti.
Gli ufficiali sottopongono i prigionieri ad uno stretto
interrogatorio, offrendo la libertà in cambio dei nomi dei capi della
carboneria francese. Ma i tre sergenti sono pesci piccoli, all’oscuro di chi
tira le fila, mentre così non è per Bories, l’unico che ha incontrato alcuni dei
suoi superiori. Ma lui non è un tipo che parla, nemmeno sotto tortura.
Tradotti a Parigi, i quattro dapprima vengono tenuti in isolamento alla Force, poi riuniti alla Conciergerie, occasione sfruttata da Bories per recuperare il suo ascendente sui sottoposti: chiede loro di ritrattare le confessioni e di sacrificarsi per salvare l’intera organizzazione.
Tradotti a Parigi, i quattro dapprima vengono tenuti in isolamento alla Force, poi riuniti alla Conciergerie, occasione sfruttata da Bories per recuperare il suo ascendente sui sottoposti: chiede loro di ritrattare le confessioni e di sacrificarsi per salvare l’intera organizzazione.
Il processo ai Carbonari si celebra in Corte d’Assise il
21 agosto, con 25 militari alla sbarra. Tra il pubblico vi è anche Olympia, che ha potuto visitare il suo amato in prigione: concessioni mirate, intese a indurre
Bories alla confessione. Dopo la sfilata dei testimoni a carico, il procuratore de Marchangy pronuncia la sua requisitoria.
Gracile, nervoso, ambizioso, membro della Congregazione e in rapporti di
familiarità col futuro Carlo X, questo magistrato fa l’apologia della monarchia
assoluta e chiede per gli imputati la pena di morte. La difesa dei quattro è
affidata a madame Mérilhou, segretamente affiliata alla
Carboneria dove occupa un posto di alto rango. Nella sua arringa si premura di mettere
l’accento non sul complotto bensì sul coraggio del sergente maggiore Bories, ferito
a Waterloo. Il simbolismo ha preso il sopravvento sui fatti.
Alla fine della requisitoria Bories prende la parola; si
addossa ogni colpa e offre la sua testa in cambio della vita dei suoi
compagni. Invano. Il tribunale ha ricevuto ordini chiari e precisi: colpirne quattro per educarne mille. Per loro vi è la ghigliottina, con esecuzione della pena entro il più breve tempo possibile,
come principi umanitari richiedono.
A questo punto entrano in azione i pezzi da 90 della
carboneria parigina. La Fayette, il colonnello Fabvier, i pittori Ary Scheffer
e Horace Vernet cercano di corrompere il direttore della prigione ma si muovono
goffamente, tant’è che l’allertato elemosiniere De Bicetre smaschera immediatamente
il tentativo. Contemporaneamente, alcuni deputati si recano da Luigi XVIII per implorare
la grazia.
- A che ora devono
essere giustiziati i condannati? chiede il sovrano.
- Alle quattro, sire.
- Ah, bene! Concederò
la grazia alle cinque…
Dopo il taglio dei capelli e lo spoglio degli abiti in eccedenza
ai quattro non resta che salire sulla carretta che dal carcere della Bicêtre li
porta alla place de Grève, da tempo immemorabile il luogo abituale delle esecuzioni
a morte (oggi scomparsa, occupava parte dell’attuale place de l’Hôtel de Ville).
Ai piedi del catafalco viene loro concesso di darsi l’ultimo bacio, poi uno dopo
l’altro offrono la testa al rasoio nazionale.
Si aggiunga un dramma nel dramma: incapace di resistere al dolore per la morte dell’amato
Bories, la giovane Olympia si getta nella Senna, morendo annegata. Prima del cadere
della notte i quattro decapitati sono al cimitero di Montparnasse e qui sepolti
sotto una lapide su cui si legge: 21 Settembre 1822, alle 5 di sera. La
stessa notte un amico pianta nella terra smossa una bandiera francese listata a
lutto - e ogni giorno mani anonime ricoprono di fiori questa sepoltura.
Fin da subito la morte dei quattro sergenti diventa un caso che
riempie le pagine dei quotidiani, a cui s’aggiungono i cantastorie ambulanti e la
letteratura romantica - e neppure Honoré de Balzac si sottrae, evocando i fatti
ne La Peau de chagrin, ne Les Emplyés ou la Femme supérieure e ne
La Rabouilleuse. I manifesti e i foglietti coi volti e la storia dei quattro
giovani martiri per la libertà si vendono ovunque e la scena dell’addio
dei condannati ai piedi della ghigliottina vien fatta oggetto di culto politico
anti-monarchico.
Il tempo passa, i re scappano. Otto anni dopo, il 21 settembre
1830, in place de Grève 4000 cittadini celebrano un solenne ricordo dei quattro
sergenti, figure ormai parte del mito popolare. Nel 1846 l’originaria pietra tombale
viene rimossa e sostituita da una colonna decorata di un medaglione sul quale David
d’Angers ha scolpito i tratti dei quattro sergenti. Una nuova grande cerimonia in
loro onore si ha nel 1848, quando il viale prospicente assume il nome di «Allée
des Sergents de La Rochelle».
La vendetta è un piatto freddo: circa 50 anni dopo, approfittando
dei moti della Comune, viene assassinato l’ormai ottantenne ex sergente Goupillon,
colui che a suo tempo aveva denunciato i quattro commilitoni in cambio della sua
salvezza.
Poi su tutto cade l’oblio e si dove aspettare il maggio 1968
per rivedere fiori e cerimonie commemorative sulla tomba dei quattro ghigliottinati.
Poi ancora oblio.
BIBLIOGRAFIA consultata
- Rivoluzionefrancese. Storia dei dieci anni 1830-1840, di Luigi Blanc. Tomo I. Lugano, Tipografia della Svizzera Italiana, 1844.
- L’aventure des quatre sergents deLa Rochelle (1822), par Léonce Grasilier. Editions Rupella, La Rochelle, 1929.
- L’aventure des quatre sergents deLa Rochelle (1822), par Léonce Grasilier. Editions Rupella, La Rochelle, 1929.
LE FOTOGRAFIE DI
GIANCARLO MAURI
2 ottobre 2017
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