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lunedì 29 dicembre 2014

L'ipogeo delle Dune (Poitiers) e le cripte di Jouarre



Tra i libri che ho letto di recente due sono stati scritti dal medesimo autore, Lorànt Deutsch, che il bugiardino di IV di copertina presenta come “spirito aperto, curioso, eclettico, dopo un’iniziale passione per il football inizia una carriera d’attore della televisione, del cinema e del teatro rivelando un talento che lo fa diventare un personaggio noto e popolare, tanto che nel 2003 riceve il César per la miglior speranza del cinema francese.” Non mi interesso di cinema e men che meno di football, quindi vado sulla fiducia.
I due libri - che consiglio perché basici, a loro modo utili - s’intitolano Metronomo. La storia di Parigi al ritmo del metrò e L’esagono. Sulle strade della storia di Francia, entrambi pubblicati in Italia nel 2012 da Ippocampo editrice. In questo secondo libro, alle pagine 205 e 206, trovo due riquadri che attirano la mia attenzione. Eccoli:

Jouarre, nell’Ile de France, racchiude il più bel tesoro merovingio che si possa immaginare: meravigliose cripte emerse in tutta la loro purezza dal fondo dei secoli. Sostiamo nel silenzio della cripta Saint-Paul, sorretta da due file di tre colonne gallo-romane sormon­tate da bei capitelli merovingi in marmo dei Pirenei. La sala racchiude i sarcofagi di coloro che, verso il 630, fondarono l’abbazia. I monumenti sono ornati dai tipici intrecci geometrici del tempo, senza dimenticare l’ele­mento figurativo: qui una scena del Giudizio univer­sale; là dei gigli, simbolo di purezza; altrove, ecco un sorprendente Cristo imberbe dal sereno sorriso... Opere eseguite da artisti venuti dalla Lombardia, spesso forte­mente influenzati dall’arte bizantina.
Oggi è in atto un accanito dibattito circa la datazione delle costruzioni. Il muro ovest della cripta Saint-Paul, i sarcofagi e i capitelli sono senza dubbio contempora­nei di Carlo Martello, ma per quanto riguarda il resto sussistono dubbi. Il che non toglie che si tratti della più bella testimonianza architettonica dell’alto Medioevo nell’ile de France.
II fatto che Abd al-Rahman abbia evitato di entrare a Poitiers ha risparmiato a due monumenti la sorte toccata a Saint-Hilaire. Il primo è il battistero Saint-Jean, una delle più belle vestigia cristiane merovingie giunte miracolosamente fino a noi: un luogo austero e pervaso di fede, dove si riunivano i neo-convertiti per ricevere il battesimo.

Passiamo ora al famoso Ipogeo delle Dune che consentirebbe di toccare con mano l’arte religiosa dei Merovingi... se solo fosse visitabile! Purtroppo questo monumento, la cui primitiva costruzione risale al VII e all’VIII secolo, è stato chiuso per misura precauzio­nale. Magra consolazione, l’edificio è comunque visibile attraverso la cancellata...

Evito di approfondire le ragioni del perché Abd al-Rahman abbia risparmiato i monumenti di Poitiers, argomento che rischia di portarmi molto lontano dalle ragioni di questo scritto, concentrandomi sulle visite all'ipogeo di Mellebaude, altrimenti detto "delle dune" di Poitiers e alle cripte di Jouarre.


Correva l’anno 2008. Il 2 marzo scrivevo all’amico Antonio Thiery - allora ci davamo ancora del lei - questa mail, con sua puntuale risposta:

Caro Thiery, dal 15 al 20 aprile torneremo a Parigi, utilizzata quale base di partenza per i giri quotidiani (col TGV) per Poitiers (Ipogeo delle Dune), Jouarre (cripta dell’abbazia) e nuova visita a Chartres. Ho visto che lei di Poitiers ne parla in un suo scritto Scultura provinciale in Africa e nell’area danubiana. Le chiedo: c’è stato, oppure il suo riferimento è legato alla lettura de L’Europa delle invasioni barbariche? Aggiungo: nel suo scritto, lei si riprometteva un approfondimento: ha poi avuto un seguito? Cari saluti, Giancarlo Mauri

Caro Mauri, mi piacerebbe molto questo giro che voi fate, che per me è legato a tanti ricordi. Ma in questo momento non mi pare possibile. Si io in questi 3 “siti” ci sono stato e credo di averne parlato da qualche parte, ma sempre di sfuggita. Per Chartres è sicuro nell’articolo sulla cultura iconica irlandese. Anzi lì c’è anche una foto polemica del “labirinto degradato a pavimento”. Per Jouarre ricordo di aver letto simbolicamente la conchiglia dei sarcofagi e forse sull’ipogeo delle dune mi sono arreso di fronte alla straordinarietà di questa piccola ed inusuale opera. A Poitiers sono stato anche sul luogo della battaglia, che non c’è mai stata, ricco di significati simbolici: tra l’altro c’è un menhir. Spero proprio che non mancherà l’occasione di fare qualche giro insieme, ma a me manca l’entusiasmo. È molto difficile essermi sempre occupato di interazione tra culture e di complessità e vedere che tutto è ridotto alla semplicità avendo come unico punto di riferimento la “romanità”. Buon viaggio. Antonio Thiery

Peccato, caro Thiery, che lei si arrenda. Io mi sono corazzato e vivo secondo le mie opinioni, evitando coinvolgimenti con le altrui, finché mi sarà possibile. Perché avrò una vita soltanto e non mi va di farmela rovinare oltremodo. Per cui faccio i miei viaggi, ricerco quel che mi aggrada, leggo quel che mi pare, frequento pochissime persone (perché della banalità un tanto al chilo non saprei che farmene), mi creo delle opinioni. In altre parole: non permetto al “potere” di modellarmi a suo uso e consumo. Se vuole ripensarci noi siamo qui (e non è necessario aderire a questo viaggio: meglio ancora, lei potrebbe coinvolgerci in qualche suo desiderio e partire assieme...). I suoi scritti li metto su carta e li faccio rilegare. Ho dunque letto i suoi riferimenti sull’Ipogeo delle Dune (che, stando a internet, dal 1998 sarebbe chiuso per restauri: ho scritto alla Mairie chiedendo informazioni). Chartres è a me ben nota: in anni passati, quando avevo l’ufficio a Parigi, passavo intere giornate (la domenica) a perlustrare la cattedrale, pilastro per pilastro. Ma le mie chiavi di lettura erano diverse da quelle di oggi, e dunque vorrei averne conferma rivisitando alcune parti. Jouarre mi è sconosciuta: finora dei merovingi conoscevo altri siti sepolcrali (fasulli perché postumi), quali Saint Denis. […] Un caro saluto, Giancarlo Mauri

Antonio mi perdonerà, lo spero, questa messa in pubblico del nostro privato, ma questo passaggio è utile per ricostruire la mia ennesima “avventura” in terra di Francia.[1]
Dunque: in seguito alle mie ricerche sull’intersecazione tra la cultura iranico-indiana e il mondo greco-romano, nel 2007 ero incappato in due preziosi reperti, le cripte di Jouarre e l’Ipogeo delle dune, che ritenevo fondamentali per dare risposte ai miei studi.
Jouarre è regolarmente visitabile, l’ipogeo di Poitiers è chiuso al pubblico dal 1998 per ragioni di degrado ambientale. Conscio che chi non risica non rosica, invio una lettera genericamente intestata alla municipalità di Poitiers, raccontando per filo e per segno cosa ho fatto e il perché m’interesso al loro ipogeo. Stessa lettera, modificando i parametri, la invio alla municipalità di Jouarre. I mesi passano e io mi metto il cuore in pace …finché il 25 marzo 2008 eccomi arrivare una risposta:

Cher Monsieur,
Je suis désolée de répondre si tardivement à votre demande. Votre message n’est jamais parvenu au musée et le syndicat d’initiative vient seulement de nous transmettre le mail qu’ils ont reçu. L’hypogée des Dunes est bien fermé au public par mesure conservatoire depuis plusieurs années. Cependant, avant que ne démarrent les travaux de restauration qui doivent débuter en 2008, il est possible d’ouvrir spécialement le site dont nous réservons l’accès seulement aux chercheurs, archéologues, historiens. Je prends donc en considération votre appartenance à l’Académie de la Culture et vos centres d’intérêt sur le symbolisme antique. Je reste à votre disposition pour fixer un rendez-vous.
Cordialement. Dominique Simon-Hiernard, responsable des collections archéologiques antiques et médiévales.

Digerito il balzo sulla sedia e calmato il cuore che batte a mille, subito mi tuffo nella ricerca di libri utili a “comprendere” quel che mi è offerto di “vedere”. Come sempre ho fortuna: a Parigi un libraio di Rue Bonaparte tiene in deposito alcuni titoli, che mi affretto a “congelare”, scrivendo che “passerò io stesso a ritirarli”. Per mia sicurezza, prima di farlo scrivo:

Cher Madame,
J’ai la possibilité d’acheter une copie des livres :
- Camille de La Croix le Père, Monographie de l’hypogée-martyrium de Poitiers (ed. 1883)
- Barbier de Montault, Le Martyrium de Poitiers (1885)
Sont de bon ouvres ? Dans votre Musée est possible d’acheter des œuvres plus intéressantes ? Je reconfirme mon arrive à Poitiers le 17 avril à 9h et 15. Merci encore pour tous. Cordialement, Giancarlo Mauri

Cher monsieur, toujours OK pour notre rendez-vous que je vous propose de fixer directement à l’hypogée vers 10h30. Concernant vos livres, ils sont tout à fait sérieux. La monographie du p. de La Croix est l’ouvrage de base (en plus c’est un beau livre) il contient l’essentiel des données archéologiques de l’archéologue. En revanche, l’interprétation du monument a été fortement critiquée par la communauté scientifique dès le XIXe siècle, mais il vous permettra de comprendre les autres articles. La monographie devient rare mais ne vous faites pas avoir sur le prix ... Bonne chance, à bientôt. Dominique Simon-Hiernard

Immediatamente informo Antonio Thiery, che mi risponde:

Caro Mauri, è proprio una bella notizia. Si continua a scrivere che i rilievi sono di qualità modesta, ma quella è la straordinaria cultura composita del VII secolo: si guardava al concreto più che al reale. Forse ho avuto modo di dirLe che il Grabar, indiscussa autorità nel campo dell’arte paleocristiana, mi disse: non c’è cosa che io scavi nella Francia merovingica che non sia mozarabica (intendeva dire: multiculturale), ma non lo scriverò mai! Le produzioni iconiche del VII secolo lette con la cultura del greco-latinicismo sono primitive e grosse, ma lette nella chiave della cultura europea dell’epoca permettono di riconoscere i segni dalla Persia, al Mar Baltico, all’Asia Centrale. Buona “visione”. Antonio Thiery

Con questo viatico in tasca (Antonio è un milion per la cultura dei “secoli bui”, che mai furono bui, anzi…) parto per Parigi, base di partenza per le gite a Poitiers, Jouarre e Chartes.

Poitiers
Il 17 aprile il TGV mi scarica a Poitiers. L’aria è gelida, piove forte …e non ho l’ombrello (a Parigi c’era il sole). Un taxi mi deposita davanti al cancello dell’Ipogeo delle dune, alto su di una collina e in periferia. Poco dopo le 10 vedo arrivare una signora che cammina sotto la pioggia con sandali aperti, senza calze e senza ombrello. Bene: almeno un primo punto di comunione si è palesato. Dopo i saluti e scambiate le parole di circostanza, lei apre il vecchio cancello, introducendo me e mia moglie al prato in parte occupato da sarcofagi romani. “Adesso arriva il momento critico”, dice lei: “da troppi anni nessuno è più stato ammesso a visitare l’ipogeo e la combinazione per disattivare l’antifurto è stata oggetto di frenetiche ricerche, frugando in ogni cassetto”. La signora ha un foglietto in mano: “speriamo sia quello giusto” dice. “Ma certo che lo è” sentenzio fiducioso. Bingo: il pesante portone si apre e nessuna sirena disturba il sonno dei morti che per secoli sono stati inumati su questa altura.
“Aspetti che le accendo i riflettori” e poi, arrivati all’altezza dell’ipogeo, aggiunge: “Adesso è tutto suo. Buon lavoro.” Lei e Daniella si allontanano, io scendo la scala a pioli che mi porta nel cuore del desiderato sacello. Ho con me una fotocamera digitale, ma non fidandomi della qualità (e a ragione), l’alterno alla vecchia e fidata Leica M6 col suo 35 mm-1.4 apocromatico e una scorta di pellicola diapositiva.
Rimango nell’ipogeo per circa due ore, ispezionando ogni simbolo, ogni tomba, ogni scritta, ogni affresco e scattando tante fotografie. Poi arriva il momento di andarsene, che la direttrice ha deciso di rendere meno traumatico: sotto una pioggia ancor più fitta scendiamo in città, dove lei ha predisposto una mia visita privata al Battistero, al Duomo e al Museo. Quando riprendo il treno per Parigi sono stracarico di pesantissimi libri editi dal Museo, l’ultimo generoso dono di M.me Dominique.

NOTA: Lo scorso 7 giugno 2014 il sito Centre Presse ha reso noto quanto segue:
Poitiers : L'hypogée des Dunes ouvre ses portes
A l’occasion des journées nationales de l’archéologie, des visites guidées de l’hypogée des Dunes, situé sur le plateau des Dunes à Poitiers, sont organisées ce samedi et ce dimanche. Le site, classé Monument historique et fermé au public depuis 16 ans, est au coeur d’une importante nécropole de la ville antique. Découvert par le père Camille De La Croix en 1878, l’hypogée renferme des inscriptions et des sculptures qui en font un lieu sans équivalent en Europe. Visites limitées à 18 personnes.

Jouarre
Il giorno seguente io e Daniella siamo di nuovo in una stazione ferroviaria, direzione Jouarre. Per le cripte è giorno di chiusura ma il sindaco, anche qui una signora di nome Dominique, accordatosi in anticipo con me via posta elettronica, mi ha concesso un’apertura speciale. All’Ufficio del turismo mi attende una giovane ragazza munita delle chiavi e autorizzata a lasciarmi campo libero, fotografie incluse (e io dimentico di farle togliere i vistosi cartelli con la scritta “Vietato fotografare”).

Finito? Certo che no. Il 27 maggio ho inviato questa mail:

Bonjour M.me Dominique, après Jouarre et Poitiers, nous sommes retournées en France et Allemagne. Dans le Musée de Metz j’ai vu, avec une différente prospective, le chancel de Saint-Pierre-aux-Nonnains : certain plaques semblent quelles de l’Hypogée, surtout les serpents. Ma a Metz elles sont en vertical, pas en horizontal... Que le Père de la Croix fait des changements ? Beaucoup difficile de la trouver, ma très important, est la crypte de Saint-Médard de Soissons, aujourd’hui en propriété privée. Je l’ai visité “clandestin” et j’ai des bonne images chez moi. En plus, nous ayons vu la crypte de St-Germain en Auxerre, la Torhalle de Lorsch, la Chapelle Palatina de Aachen et les sites de Quierzy, Ponthion et Noyon. J’ai bon matériel pour étudier....
À bientôt, j’espère. Giancarlo

Bonjour, Je m’aperçois en triant mes mails que je n’ai pas répondu à votre question sur la situation originelle des marches sculptées de l’hypogée. Elles ont été découvertes dans cette position par C. de La Croix, mais la majorité des chercheurs est convaincue qu’il s’agit de remplois que l’on rapproche en effet des éléments de chancels découverts à Metz. Il s’agit très vraisemblablement aussi à l’hypogée d’éléments d’installations liturgiques. Je reste convaincue que le tas de pierres qui surmontait jusqu’en 1832 le site de l’hypogée, d’une hauteur de 7 m, a pu correspondre à une église supérieure dévastée. Cordialement à tous les deux ... Dominique Simon-Hiernard

A Metz, dove volevo controllare alcuni dettagli, sono tornato nel 2013. Purtroppo la parte del Museo che conserva i reperti di mio specifico interesse - e solo quella! - era chiusa per lavori di restauro. Ho ritenuto di non disturbare la direzione - già gentile con me nel precedente viaggio, offrendomi l’ingresso tutte le volte che ho desiderato tornarvi in quei due giorni di studio. Non mancherò d’organizzare un terzo viaggio, se necessario…

PS: Non ho mai reso pubblico nessuno scritto sull’Ipogeo delle dune e sulle cripte di Jouarre, né ho mai diffuso le fotografie da me scattate - e quando ho proposto una conferenza su queste esperienze nessun ente culturale (o politico?) si è mostrato interessato. Chi vivrà vedrà …sempre che le slides, oggi relegate in cantina, nel frattempo non si siano offese …in ogni senso.





[1] Mail ricevuta il 31.12.2014, 16h24: Alla lettera che ti mandai allora, faccio solo poche modifiche. È il motivo per cui dal 1963 studio l’ALTO MEDIOEVO, uno dei momenti gloriosi della storia dell’umanità. Il mio cognome è merovingico: ha una radice francese ed una tedesca, completamente diverse tra di loro. Il mondo è fatto di diversità. Antonio.
[Caro Mauri.doc] - Nel lontano 1971, alla fine di una mia lunga lezione sui Longobardi, all’Accademia Nazionale dei Lincei, il Grabar, indiscussa autorità nel campo dell’arte paleocristiana, mi disse: ha perfettamente ragione. Non c’è cosa che io scavi nella Francia merovingica che non sia mozarabica (intendeva dire: multiculturale), ma non lo scriverò mai! L’invenzione della storia comincia da qui. Le produzioni iconiche del V-VIII secolo lette con la cultura del greco-latinicismo sono primitive e grossolane, tozze e gonfie, ma lette nella chiave della cultura europea dell’epoca permettono di riconoscere i segni della grande e raffinata cultura dalla Siria, alla Persia, al Mar Baltico, all’Asia Centrale, all’estremo oriente. Secoli bui, certo a Roma dove forse si praticava il cannibalismo per sopravvivere alla fame, ma secoli d’oro in molte parti del mondo. Si commette un grave errore a risolvere tutto con il greco-latinismo. Certo una grande cultura, ma anche altri popoli hanno pensato.


IL LIBRO DI B. de MOUNTAULT (1885) SI LEGGE QUI
Le Martyrium de Poitiers

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© Fotografie di Giancarlo Mauri