Tra i libri che ho letto di recente due sono
stati scritti dal medesimo autore, Lorànt Deutsch, che il bugiardino di IV di
copertina presenta come “spirito aperto, curioso, eclettico, dopo
un’iniziale passione per il football inizia una carriera d’attore della
televisione, del cinema e del teatro rivelando un talento che lo fa diventare
un personaggio noto e popolare, tanto che nel 2003 riceve il César per la
miglior speranza del cinema francese.” Non mi interesso di cinema e men che
meno di football, quindi vado sulla fiducia.
I due libri - che consiglio perché basici, a
loro modo utili - s’intitolano Metronomo. La storia di Parigi al ritmo
del metrò e L’esagono. Sulle strade della storia di Francia,
entrambi pubblicati in Italia nel 2012 da Ippocampo editrice. In questo secondo
libro, alle pagine 205 e 206, trovo due riquadri che attirano la mia
attenzione. Eccoli:
Jouarre, nell’Ile de France, racchiude il più bel tesoro
merovingio che si possa immaginare: meravigliose cripte emerse in tutta la loro
purezza dal fondo dei secoli. Sostiamo nel silenzio della cripta Saint-Paul,
sorretta da due file di tre colonne gallo-romane sormontate da bei capitelli
merovingi in marmo dei Pirenei. La sala racchiude i sarcofagi di coloro che,
verso il 630, fondarono l’abbazia. I monumenti sono ornati dai tipici intrecci
geometrici del tempo, senza dimenticare l’elemento figurativo: qui una scena
del Giudizio universale; là dei gigli, simbolo di purezza; altrove, ecco un
sorprendente Cristo imberbe dal sereno sorriso... Opere eseguite da artisti
venuti dalla Lombardia, spesso fortemente influenzati dall’arte bizantina.
Oggi è in atto un accanito dibattito circa la datazione delle
costruzioni. Il muro ovest della cripta Saint-Paul, i sarcofagi e i capitelli
sono senza dubbio contemporanei di Carlo Martello, ma per quanto riguarda il
resto sussistono dubbi. Il che non toglie che si tratti della più bella
testimonianza architettonica dell’alto Medioevo nell’ile de France.
II fatto che Abd al-Rahman abbia evitato di entrare a Poitiers ha
risparmiato a due monumenti la sorte toccata a Saint-Hilaire. Il primo è il
battistero Saint-Jean, una delle più belle vestigia cristiane merovingie giunte
miracolosamente fino a noi: un luogo austero e pervaso di fede, dove si
riunivano i neo-convertiti per ricevere il battesimo.
Passiamo ora al famoso Ipogeo delle Dune che consentirebbe di
toccare con mano l’arte religiosa dei Merovingi... se solo fosse visitabile!
Purtroppo questo monumento, la cui primitiva costruzione risale al VII e
all’VIII secolo, è stato chiuso per misura precauzionale. Magra consolazione,
l’edificio è comunque visibile attraverso la cancellata...
Evito di approfondire le ragioni del perché Abd
al-Rahman abbia risparmiato i monumenti di Poitiers, argomento che rischia di
portarmi molto lontano dalle ragioni di questo scritto, concentrandomi sulle
visite all'ipogeo di Mellebaude, altrimenti detto "delle dune" di Poitiers
e alle cripte di Jouarre.
Correva l’anno 2008. Il 2 marzo scrivevo
all’amico Antonio Thiery - allora ci davamo ancora del lei - questa mail, con
sua puntuale risposta:
Caro Thiery, dal 15 al 20 aprile torneremo a Parigi, utilizzata
quale base di partenza per i giri quotidiani (col TGV) per Poitiers (Ipogeo
delle Dune), Jouarre (cripta dell’abbazia) e nuova visita a Chartres. Ho visto
che lei di Poitiers ne parla in un suo scritto Scultura provinciale in Africa e nell’area danubiana. Le chiedo: c’è stato, oppure il suo riferimento è legato alla
lettura de L’Europa delle invasioni barbariche? Aggiungo: nel suo
scritto, lei si riprometteva un approfondimento: ha poi avuto un seguito? Cari
saluti, Giancarlo Mauri
Caro Mauri, mi piacerebbe molto questo giro che voi fate, che per
me è legato a tanti ricordi. Ma in questo momento non mi pare possibile. Si io
in questi 3 “siti” ci sono stato e credo di averne parlato da qualche parte, ma
sempre di sfuggita. Per Chartres è sicuro nell’articolo sulla cultura iconica
irlandese. Anzi lì c’è anche una foto polemica del “labirinto degradato a
pavimento”. Per Jouarre ricordo di aver letto simbolicamente la conchiglia dei
sarcofagi e forse sull’ipogeo delle dune mi sono arreso di fronte alla
straordinarietà di questa piccola ed inusuale opera. A Poitiers sono stato
anche sul luogo della battaglia, che non c’è mai stata, ricco di significati
simbolici: tra l’altro c’è un menhir. Spero proprio che non mancherà
l’occasione di fare qualche giro insieme, ma a me manca l’entusiasmo. È molto
difficile essermi sempre occupato di interazione tra culture e di complessità e
vedere che tutto è ridotto alla semplicità avendo come unico punto di
riferimento la “romanità”. Buon viaggio. Antonio Thiery
Peccato, caro Thiery, che lei si arrenda. Io mi sono
corazzato e vivo secondo le mie opinioni, evitando coinvolgimenti con le
altrui, finché mi sarà possibile. Perché avrò una vita soltanto e non mi
va di farmela rovinare oltremodo. Per cui faccio i miei viaggi, ricerco quel
che mi aggrada, leggo quel che mi pare, frequento pochissime persone (perché
della banalità un tanto al chilo non saprei che farmene), mi creo delle
opinioni. In altre parole: non permetto al “potere” di modellarmi a suo
uso e consumo. Se vuole ripensarci noi siamo qui (e non è necessario aderire a
questo viaggio: meglio ancora, lei potrebbe coinvolgerci in qualche suo
desiderio e partire assieme...). I suoi scritti li metto su carta e li faccio
rilegare. Ho dunque letto i suoi riferimenti sull’Ipogeo delle Dune (che,
stando a internet, dal 1998 sarebbe chiuso per restauri: ho scritto alla Mairie
chiedendo informazioni). Chartres è a me ben nota: in anni passati, quando
avevo l’ufficio a Parigi, passavo intere giornate (la domenica) a perlustrare
la cattedrale, pilastro per pilastro. Ma le mie chiavi di lettura erano diverse
da quelle di oggi, e dunque vorrei averne conferma rivisitando alcune parti.
Jouarre mi è sconosciuta: finora dei merovingi conoscevo altri siti sepolcrali
(fasulli perché postumi), quali Saint Denis. […] Un caro saluto, Giancarlo Mauri
Antonio mi perdonerà, lo spero, questa messa in
pubblico del nostro privato, ma questo passaggio è utile per ricostruire la mia
ennesima “avventura” in terra di Francia.[1]
Dunque: in seguito alle mie ricerche
sull’intersecazione tra la cultura iranico-indiana e il mondo greco-romano, nel
2007 ero incappato in due preziosi reperti, le cripte di Jouarre e l’Ipogeo
delle dune, che ritenevo fondamentali per dare risposte ai miei studi.
Jouarre è regolarmente visitabile, l’ipogeo di
Poitiers è chiuso al pubblico dal 1998 per ragioni di degrado ambientale.
Conscio che chi non risica non rosica, invio una lettera genericamente
intestata alla municipalità di Poitiers, raccontando per filo e per segno cosa
ho fatto e il perché m’interesso al loro ipogeo. Stessa lettera, modificando i
parametri, la invio alla municipalità di Jouarre. I mesi passano e io mi metto
il cuore in pace …finché il 25 marzo 2008 eccomi arrivare una risposta:
Cher Monsieur,
Je suis désolée de répondre
si tardivement à votre demande. Votre message n’est jamais parvenu au musée et
le syndicat d’initiative vient seulement de nous transmettre le mail qu’ils ont
reçu. L’hypogée des Dunes est bien fermé au public par mesure
conservatoire depuis plusieurs années. Cependant, avant que ne démarrent les
travaux de restauration qui doivent débuter en 2008, il est possible d’ouvrir
spécialement le site dont nous réservons l’accès seulement aux chercheurs,
archéologues, historiens. Je prends donc en considération votre appartenance à
l’Académie de la Culture et vos centres d’intérêt sur le symbolisme
antique. Je reste à votre disposition pour fixer un rendez-vous.
Cordialement. Dominique
Simon-Hiernard, responsable des collections archéologiques antiques et médiévales.
Digerito il balzo sulla sedia e calmato il cuore
che batte a mille, subito mi tuffo nella ricerca di libri utili a “comprendere”
quel che mi è offerto di “vedere”. Come sempre ho fortuna: a Parigi un libraio
di Rue Bonaparte tiene in deposito alcuni titoli, che mi affretto a
“congelare”, scrivendo che “passerò io stesso a ritirarli”. Per mia sicurezza,
prima di farlo scrivo:
Cher Madame,
J’ai la possibilité d’acheter une copie des livres :
- Camille de La Croix le
Père, Monographie
de l’hypogée-martyrium de Poitiers (ed. 1883)
- Barbier de
Montault, Le Martyrium de Poitiers (1885)
Sont de bon ouvres ? Dans
votre Musée est possible d’acheter des œuvres plus intéressantes ? Je
reconfirme mon arrive à Poitiers le 17 avril à 9h et 15. Merci encore pour
tous. Cordialement, Giancarlo Mauri
Cher monsieur, toujours OK
pour notre rendez-vous que je vous propose de fixer directement à l’hypogée
vers 10h30. Concernant vos livres, ils sont tout à fait sérieux. La monographie
du p. de La Croix est l’ouvrage de base (en plus c’est un beau livre) il
contient l’essentiel des données archéologiques de l’archéologue. En revanche,
l’interprétation du monument a été fortement critiquée par la communauté
scientifique dès le XIXe siècle, mais il vous permettra de comprendre les
autres articles. La monographie devient rare mais ne vous faites pas avoir sur
le prix ... Bonne chance, à bientôt.
Dominique Simon-Hiernard
Immediatamente informo Antonio Thiery, che
mi risponde:
Caro Mauri, è proprio una bella notizia. Si continua a scrivere
che i rilievi sono di qualità modesta, ma quella è la straordinaria cultura
composita del VII secolo: si guardava al concreto più che al reale. Forse ho
avuto modo di dirLe che il Grabar, indiscussa autorità nel campo dell’arte
paleocristiana, mi disse: non c’è cosa che io scavi nella Francia merovingica
che non sia mozarabica (intendeva dire: multiculturale), ma non lo scriverò
mai! Le produzioni iconiche del VII secolo lette con la cultura del
greco-latinicismo sono primitive e grosse, ma lette nella chiave della cultura
europea dell’epoca permettono di riconoscere i segni dalla Persia, al Mar
Baltico, all’Asia Centrale. Buona “visione”. Antonio Thiery
Con questo viatico in tasca (Antonio è un milion per
la cultura dei “secoli bui”, che mai furono bui, anzi…) parto per Parigi, base
di partenza per le gite a Poitiers, Jouarre e Chartes.
Poitiers |
Il 17 aprile il TGV mi scarica a Poitiers.
L’aria è gelida, piove forte …e non ho l’ombrello (a Parigi c’era il sole). Un
taxi mi deposita davanti al cancello dell’Ipogeo delle dune, alto
su di una collina e in periferia. Poco dopo le 10 vedo arrivare una signora che
cammina sotto la pioggia con sandali aperti, senza calze e senza ombrello.
Bene: almeno un primo punto di comunione si è palesato. Dopo i saluti e
scambiate le parole di circostanza, lei apre il vecchio cancello, introducendo
me e mia moglie al prato in parte occupato da sarcofagi romani. “Adesso arriva
il momento critico”, dice lei: “da troppi anni nessuno è più stato ammesso a
visitare l’ipogeo e la combinazione per disattivare l’antifurto è stata oggetto
di frenetiche ricerche, frugando in ogni cassetto”. La signora ha un foglietto
in mano: “speriamo sia quello giusto” dice. “Ma certo che lo è” sentenzio
fiducioso. Bingo: il pesante portone si apre e nessuna sirena disturba il sonno
dei morti che per secoli sono stati inumati su questa altura.
“Aspetti che le accendo i riflettori” e poi,
arrivati all’altezza dell’ipogeo, aggiunge: “Adesso è tutto suo. Buon lavoro.”
Lei e Daniella si allontanano, io scendo la scala a pioli che mi porta nel
cuore del desiderato sacello. Ho con me una fotocamera digitale, ma non
fidandomi della qualità (e a ragione), l’alterno alla vecchia e fidata Leica M6
col suo 35 mm-1.4 apocromatico e una scorta di pellicola diapositiva.
Rimango
nell’ipogeo per circa due ore, ispezionando ogni simbolo, ogni tomba, ogni
scritta, ogni affresco e scattando tante fotografie. Poi arriva il momento di
andarsene, che la direttrice ha deciso di rendere meno traumatico: sotto una
pioggia ancor più fitta scendiamo in città, dove lei ha predisposto una mia
visita privata al Battistero, al Duomo e al Museo. Quando riprendo il treno per
Parigi sono stracarico di pesantissimi libri editi dal Museo, l’ultimo generoso
dono di M.me Dominique.
NOTA: Lo scorso 7 giugno 2014 il sito Centre Presse ha reso noto quanto segue:
NOTA: Lo scorso 7 giugno 2014 il sito Centre Presse ha reso noto quanto segue:
Poitiers
: L'hypogée des Dunes ouvre ses portes
A l’occasion
des journées nationales de l’archéologie, des visites guidées de l’hypogée des
Dunes, situé sur le plateau des Dunes à Poitiers, sont organisées ce samedi et
ce dimanche. Le site, classé Monument historique et fermé au public depuis
16 ans, est au coeur d’une importante nécropole de la ville antique.
Découvert par le père Camille De La Croix en 1878, l’hypogée renferme des
inscriptions et des sculptures qui en font un lieu sans équivalent en Europe. Visites limitées à 18 personnes.
Jouarre |
Il giorno seguente io e Daniella siamo di nuovo
in una stazione ferroviaria, direzione Jouarre. Per le cripte è giorno di
chiusura ma il sindaco, anche qui una signora di nome Dominique, accordatosi in
anticipo con me via posta elettronica, mi ha concesso un’apertura speciale.
All’Ufficio del turismo mi attende una giovane ragazza munita delle chiavi e
autorizzata a lasciarmi campo libero, fotografie incluse (e io dimentico di
farle togliere i vistosi cartelli con la scritta “Vietato fotografare”).
Finito? Certo che no. Il 27 maggio ho inviato
questa mail:
Bonjour M.me Dominique,
après Jouarre et Poitiers, nous sommes retournées en France et Allemagne. Dans
le Musée de Metz j’ai vu, avec une différente prospective, le chancel de
Saint-Pierre-aux-Nonnains : certain plaques semblent quelles de l’Hypogée,
surtout les serpents. Ma a Metz elles sont en vertical, pas en horizontal...
Que le Père de la Croix fait des changements ? Beaucoup difficile de la
trouver, ma très important, est la crypte de Saint-Médard de Soissons,
aujourd’hui en propriété privée. Je l’ai visité “clandestin” et j’ai des bonne
images chez moi. En plus, nous ayons vu la crypte de St-Germain en Auxerre, la
Torhalle de Lorsch, la Chapelle Palatina de Aachen et les sites de Quierzy, Ponthion
et Noyon. J’ai bon matériel pour étudier....
À bientôt, j’espère.
Giancarlo
Bonjour, Je m’aperçois en
triant mes mails que je n’ai pas répondu à votre question sur la situation
originelle des marches sculptées de l’hypogée. Elles ont été découvertes dans
cette position par C. de La Croix, mais la majorité des chercheurs est
convaincue qu’il s’agit de remplois que l’on rapproche en effet des éléments de
chancels découverts à Metz. Il s’agit très vraisemblablement aussi à l’hypogée
d’éléments d’installations liturgiques. Je reste convaincue que le tas de
pierres qui surmontait jusqu’en 1832 le site de l’hypogée, d’une hauteur de 7
m, a pu correspondre à une église supérieure dévastée. Cordialement à tous les deux ... Dominique
Simon-Hiernard
A Metz, dove volevo controllare alcuni dettagli,
sono tornato nel 2013. Purtroppo la parte del Museo che conserva i reperti di
mio specifico interesse - e solo quella! - era chiusa per lavori di restauro.
Ho ritenuto di non disturbare la direzione - già gentile con me nel precedente
viaggio, offrendomi l’ingresso tutte le volte che ho desiderato tornarvi in
quei due giorni di studio. Non mancherò d’organizzare un terzo viaggio, se
necessario…
PS: Non
ho mai reso pubblico nessuno scritto sull’Ipogeo delle dune e sulle
cripte di Jouarre, né ho mai diffuso le fotografie da me scattate - e quando ho
proposto una conferenza su queste esperienze nessun ente culturale (o
politico?) si è mostrato interessato. Chi vivrà vedrà …sempre che le slides,
oggi relegate in cantina, nel frattempo non si siano offese …in ogni senso.
[1] Mail ricevuta il
31.12.2014, 16h24: Alla lettera che ti mandai allora,
faccio solo poche modifiche. È il motivo per cui dal 1963 studio l’ALTO
MEDIOEVO, uno dei momenti gloriosi della storia dell’umanità. Il mio cognome è
merovingico: ha una radice francese ed una tedesca, completamente diverse tra
di loro. Il mondo è fatto di diversità. Antonio.
[Caro Mauri.doc] - Nel lontano 1971, alla fine
di una mia lunga lezione sui Longobardi, all’Accademia Nazionale dei Lincei, il
Grabar, indiscussa autorità nel campo dell’arte paleocristiana, mi disse: ha perfettamente
ragione. Non c’è cosa che io scavi nella Francia merovingica che non sia
mozarabica (intendeva dire: multiculturale), ma non lo scriverò mai! L’invenzione
della storia comincia da qui. Le produzioni iconiche del V-VIII secolo lette
con la cultura del greco-latinicismo sono primitive e grossolane, tozze e
gonfie, ma lette nella chiave della cultura europea dell’epoca permettono di
riconoscere i segni della grande e raffinata cultura dalla Siria, alla Persia,
al Mar Baltico, all’Asia Centrale, all’estremo oriente. Secoli bui, certo a
Roma dove forse si praticava il cannibalismo per sopravvivere alla fame, ma
secoli d’oro in molte parti del mondo. Si commette un grave errore a risolvere
tutto con il greco-latinismo. Certo una grande cultura, ma anche altri popoli
hanno pensato.
IL LIBRO DI B. de MOUNTAULT (1885) SI LEGGE QUI
Le Martyrium de Poitiers
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© Fotografie di Giancarlo Mauri