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lunedì 10 agosto 2015

Il Puerto de Ibañeta e la Chanson de Roland


Lo spagnolo Puerto de Ibañeta - detto Col de Roncevaux dai francesi e Colle di Roncisvalle dagli italiano – è il nome dato al valico pirenaico le cui due opposte vallate terminano (o iniziano: una salita altro non è che una discesa vista dal basso) a Pamplona e a Sant-Jean-Pied-de-Port. Quante volte ho valicato questo colle? tante, in tutte le stagioni, col sole, con la pioggia (sovente) e con la neve - e quante diapositive vi ho scattato? tante, ora sepolte in cantina.


Ovunque lo sguardo si posi appaiono cippi di pietra che intendono commemorare il ben noto falso storico reso “fatto di cronaca vera” dalla fortunata leggenda medievale che vuole sia questo il luogo del martirio del prode/beato Orlando, compagno d’armi di Carlomagno, gran massacratore di popoli, quindi vicino ad essere proclamato santo dai gestori di Santa romana chiesa.


Il mio ultimo passaggio è datato 16 maggio 2015: quel giorno a Pamplona splendeva il sole, a Sant-Jean-Pied-de-Port pure, ma non al Puerto de Ibañeta, avvolto nelle nebbie e bagnato da una fitta pioggia, di quella a gocce sottili sottili che subito arrivano alle mutande (sempre che uno le indossi, ovviamente). Ci spaventiamo per così poco? no di certo. Posteggiata l’auto, per me è un must risalire i dolci pendii e da qui scattare nuove fotografie (in digitale, stavolta), immagini qui sotto inserite in sequenza temporale di scatto.

Riparato sotto una rossa mantella vedo passare un homo viator diretto all’ormai prossima sosta di Roncisvalle e la mia memoria subito attiva il tasto rewind fermandosi sugli anni Ottanta, periodo in cui io, Daniella e nostro figlio Marco - non dimenticando Zorba e Felix, due asini presi a nolo per il trasporto dei bagagli – giravamo per le terre di Francia e di Spagna alla ricerca delle antiche strade per Santiago de Compostela. Quelle vere, però, non le iper-segnalate piste di oggi che fanno dire agli spagnoli: un tempo le strade portavano ai corpi santi, oggi portano ai ristoranti.

Bibliografia. Volendo stare su di un terreno facile, per una breve storia di questo valico rinvio a Carlo Magno. Il signore dell’Occidente, Giulio Einaudi editore 2004 (cfr: le pp. 73-80), mentre per la turpinea leggenda propongo un indirizzo internet dove è possibile consultare e/o scaricare la riproduzione fotografica di una manoscritta Chanson de Roland del XII secolo.



In lingua moderna, Il Liber IV sancti Jacobi apostoli e la Historia Karoli Magni et Rotholandi o Historia Turpini - in origine rispettivamente libro V e libro IV del Codex Calixtinus conservato nell’archivio della cattedrale di San Giacomo di Compostella - sono stati riadattati e pubblicati col titolo Compostella. Guida del pellegrino di San Giacomo. Storia di Carlo Magno e di Orlando. Introduzioni di Raymond Oursel e Franco Cardini. Edizioni Paoline 1989.


Aggiungo: chi è interessato alla recente evoluzione del commercializzato pellegrinaggio a Santiago, l’Università di Bergamo ha messo in rete dei dati statistici leggibili all’indirizzo


Se strada facendo decidete per una sosta a Burguete, villaggio poco lontano da Roncisvalle, non dimenticate E il sole sorge ancora, il romanzo di Ernest Hemingway poi ribattezzato per il mercato inglese Fiesta e così rimasto anche in Italia per Einaudi e Mondadori - ma non per Jandi Sapi, il suo primo editore.

prima edizione in lingua italiana: gennaio 1944

prima edizione Einaudi: 23 aprile 1946

Restando in tema di pellegrinaggio, mi piace ricordare sia l’aforisma di Ambrose Gwynnette Bierce: Pellegrino, viaggiatore che si prende sul serio - sia quanto scritto nel 1941 da Yogmaya, prima poetessa “ufficiale” nepalese:

Vanno in pellegrinaggio per lavare i peccati
tiranni e imbroglioni corrono incontro al loro destino.
Prima saccheggiano i miseri averi dei disgraziati
poi si pagano le spese con quel bottino.

LE FOTOGRAFIE DI
GIANCARLO MAURI
16 maggio 2015