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il 10 giugno 2017
il 10 giugno 2017
Avendolo già scritto più volte, vi è nota la mia
recente visita al Musée Camille Claudel di Nogent-sur-Seine, cittadella a
propulsione nucleare non molto lontana da Parigi.
Spiego: alla sua periferia vi è una obsoleta centrale
nucleare, di quelle che dovevano essere spente dopo vent’anni d’uso e che
invece sono lì da circa 40 per la gioia e il sollazzo della popolazione.
Aggiungo: qualcuno si ricorda del felice annuncio di “Berluskàz,
il mafioso di Arcore” - così amava chiamarlo tra il 1994 e il 1998 il suo amico Bossi -,
quando annunciò sia agli urbi che agli orbi che “l’Italia avrà il nucleare:
oggi ho firmato il contratto per installare le centrali a tecnologia francese”.
Lo ricordate? Tutto il mondo inorridì: le centrali francesi? vecchie e tecnologicamente obsolete, una mina vagante? Io lo ricordo, ma il mio commento fu: se sono un pericolo per l’intero mondo, perché la Comunità Europea - sempre pronta a contare i chili d’immondizia italiana e trasformare il surplus in multe salatissime - non obbliga la Francia a chiuderle e sostituirle con le nuove tecnologie?
Lo ricordate? Tutto il mondo inorridì: le centrali francesi? vecchie e tecnologicamente obsolete, una mina vagante? Io lo ricordo, ma il mio commento fu: se sono un pericolo per l’intero mondo, perché la Comunità Europea - sempre pronta a contare i chili d’immondizia italiana e trasformare il surplus in multe salatissime - non obbliga la Francia a chiuderle e sostituirle con le nuove tecnologie?
Ah saperlo... o almeno: la Francia non è l’Italia, il
culo flaccido europeo...
Torno a Camille Claudel, che è meglio.
L’apertura di un museo a lei dedicato era stato
annunciato con squilli e strombazzi per l’inizio del 2015. Io, interessato e trombato, seguivo la vicenda su
internet, leggendo i racconti delle concitate sedute cittadine: i sì contro i
no, i fautori dello sviluppo turistico contro i fautori del risparmio dei soldi
pubblici, da utilizzare per altri usi e consumi.
Trombato ho scritto e spiego il perché: nel 2014 sono
a Parigi in cerca di nuove informazioni su Camille Claudel. Al Musée Rodin ho l’occasione di vedere alcuni suoi
calchi in gesso, ma anche una fusione in bronzo, scala 1:1, della stupenda
opera “L’Age mûr” (l’età matura), con l’implorante giovane
donna (Camille?) che disperata allunga le braccia verso la sfuggente mano di un
vecchio (Rodin?) che da lei si allontana in compagnia di una figura femminile
di mezza età (Rose Beuret, che Rodin sposerà poco prima di morire?). In questa occasione, alcuni custodi - sì, perché io
parlo coi custodi... - mi erudiscono: molte opere di Camille Claudel presto
traslocheranno a Nogent, imparando che è imminente l’apertura del già sopra
citato museo.
Già che sono a Parigi, torno al Musée d’Orsay, dove
ricordo d’aver visto altri bronzi della Claudel.
Ma adesso ho un dubbio: al Rodin i custodi mi hanno
detto che gran parte dei bronzi sono già stati imballati per essere spediti a
Nogent. Ergo, prima di acquistare il biglietto d’ingresso al d’Orsay
faccio una capatina al banco delle informazioni, chiedendo: le opere di Camille
Claudel sono ancora visibili oppure sono state tolte e spedite?
“Nessuna statua è stata rimossa, monsieur”
mi sento rispondere, “tutto è ancora al suo posto”.
Bene. Passo alla biglietteria, pago, entro. Sono pratico del posto, quindi vado diritto alla meta:
piano superiore e poi in fondo a destra. Arrivo .... e trovo il deserto, nessuna statua in
loco. Mi fiondo su di un custode e chiedo spiegazioni. Serafico lui mi risponde: “le statue sono state
rimosse per essere spedite a Nogent, monsieur”. Anche i santi qui imparano a tirare porchi... ma mi
limito alla tradizionale espressione francese: “merde !”.
Esco, torno all’ufficio informazioni e informo l’informatore
di non essere informato, ergo prima di dare informazioni che si informi - e
nessuna restituzione dei soldi è prevista...
Tutto questo per dire che una volta a Nogent non ho
trovato nessuna statua proveniente dai due musei di Parigi, riportate alle loro
sedi originarie - e lì resteranno. Questo a causa delle diatribe di cui sopra, polemiche
che hanno fatto ritardare di due anni il giorno dell’inaugurazione, avvenuta
nel marzo 2017.
Nogent: il museo è sorto sull’area della casa abitata
dalla famiglia Claudel, abbattendo una vecchia struttura alle sue spalle. Se andate su Google maps potete vedere com’era il
tutto fino a pochi anni fa (sì, perché Google maps smercia vecchie fotografie). La casa dei Claudel è stata rinnovata all’esterno,
sventrata all’interno per essere congiunta alla nuova struttura a vetri. La visita del museo inizia dalla parte nuova e termina
in quella che fu la casa dei Claudel, con sala per la proiezione dei filmati a
piano terra.
Ingresso a 4 euro, tante le persone trovate - e nessun
gruppo “organizzato” penzolante dalle labbra di un ombrellino parlante. Claudel non è nel giro dell’arte commercializzata
(vendita dei tegami inclusa) - almeno per il momento.
Su Camille Claudel e su Gustave Rodin ho non pochi
libri in casa, incluso il carteggio relativo al processo subito da Rodin,
accusato di non aver mai scolpito un’opera in vita sua; “è vero” disse lui, “io
mi limito a fare i bozzetti e seguire i miei aiutanti nel lavoro di scultura”;
vinse la causa: dov’è scritto che uno scultore deve scolpire, che un pittore
deve dipingere? dissero i giudici; Leonardo e Michelangelo in materia
insegnano: loro creavano i cartoni, i loro schiavetti stavano sulle impalcature
a dipingere... a creare il mito dell’artista disteso sulle assi intento a
dipingere giorno e notte ci ha pensato Hollywood e i filmati per la TV, roba da
spacciare ai fruitori ignoranti che tutto credono purché non sia la verità;
questa no, questa i furbi non la bevono mai...
Tra tutte le pubblicazioni in mio possesso, il testo
migliore - a mio avviso - è il lungo scritto di Mathias Morhardt pubblicato sul
Mercure de France di gennaio-marzo
1898 - e tutti i libri da me letti lo utilizzano come pilastro portante. Visto che ne ho una copia in casa, ho pensato bene di
passare le pagine allo scanner e ricomporre il tutto in formato word. Da oggi, questa mia monografia (n. 51) è in rete su academia e liberamente scaricabile in formato pdf. Ovviamente è in lingua francese...
Se poi mi scatterà la voglia, magari un giorno metterò
in rete sia gli scatti al museo Rodin, sia le immagini del museo Claudel:
decisione nuclearizzata, quindi instabile.
Statemi bene, che è sempre meglio.
Giancarlo Mauri
Ecco fatto...
LE FOTOGRAFIE DI
GIANCARLO MAURI
Musée Camille Claudel
Nogent-sur-Seine
26 maggio 2017
Le Valse