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giovedì 16 febbraio 2023

Ai bambini buoni la Val Leventina


Fine anni Settanta e primi anni Ottanta: erano quelli i tempi in cui collaboravo, seppur saltuariamente, con la torinese Rivista della Montagna diretta da Giorgio Daidola. Ed erano quelli i tempi in cui la RdM pubblicò uno scritto (purtroppo non ricordo l’autore) dal simpatico titolo Ai bambini buoni la Val Leventina, una località non molto distante da casa mia. L’idea di un itinerario adatto ai bambini riscuote il mio interesse e tempo dopo esco dall’ufficio per il turismo svizzero di Milano con una serie di schede inerenti alcune gite escursionistiche, Val Leventina inclusa. Risultato: in occasione delle festività pasquali, il 21 aprile 1984 posteggio la mia R4 in quel di Biasca, punto di partenza e d’arrivo della familiare gita pedestre in compagnia di Daniella e di Marco, allora “vecchio” di 9 anni età.




Il ruolino di marcia del primo giorno prevede il treno da Biasca ad Ambri-Piotta, 1006 m, poi l’erta risalita fino alla località Altanca, 1391 m, punto dove si incrocia la Strada Alta di Val Leventina, che altro non è se non l’antico tratturo da sempre utilizzato, visto che la sottostante vallata era occupata da un lago le cui acque sono fatte tracimare grazie all’uso degli esplosivi che hanno allargato l’uscita a valle - e il piatto fondale di Ambri-Piotta ne è la conferma.
Ad Altanca seguono i villaggi di Rongio, 1378 m, Deggio, 1208 m, Lurengo, 1324 m, e Catto, 1244 m, dove troviamo alloggio nei vuoti locali del Patriziato.









Iniziamo la seconda tappa con l’attraversamento del Bosco d’Os, dove incontriamo la prima neve. Superato l’abitato di Freggio, 1037 m, eccoci ad Osco (Os in dialetto), 1157 m. Coincidenza vuole che noi si arrivi nel momento in cui fuori dalla chiesa parrocchiale è in corso la distribuzione di coniglietti di cioccolata ai bambini convenuti …e Marco ne trae beneficio.














Si riparte: si supera Ri Bassengo, poi si attraversano Figione, 1040 m, Rossura, 1056 m, Tengia, 1099 m, Sorsello, 1234 m, Cò, 1362. Qui troviamo neve alta e intonsa (io sprofondo fino al ginocchio) e su questa risaliamo ai Monti di Cò, 1388 m, per poi scendere a Ravatoi, 1264 m, dove la neve sparisce. Rongia, 1065 m, e poi Anzonico, 984 m, sono gli ultimi villaggi da attraversare.















Lunedì di pasquetta, terzo giorno. I villaggi da attraversare sono Segno, 1090 m, Cavagnago, 1020 m, Sobrio, 1128 m, Vallone, 1100 m (neve), Bidrè, 1024 m, Bitanengo, 930 m, Diganengo, 964 m, Conzanengo, 952 m, dove inizia la rapida discesa fino a Pollegio, 300 m. Da qui in treno a Biasca e poi il rientro a casa.

























Lo stesso itinerario, sempre spalmato su tre giorni, l’abbiamo ripetuto nel 1985 e nel 1987. Ritornerò una quarta volta nel 1989, stavolta in compagnia di un sedicenne deciso ad andare per monti. Ero in allenamento per l’Himalaya …e questo ha avuto il suo peso: arriviamo ad Ambri-Piotta verso le 23 e subito saliamo gli erti gradini che affiancano la funicolare. Verso mezzanotte siamo ad Altanca, deserta. Un capannone agricolo ha il portone spalancato. Dentro vi è un trattore ed è qui dove noi stendiamo i nostri sacchi-letto sul pavimento di cemento. Sveglia alle 4 e subito si parte. Io cammino come un forsennato, lui arranca per tenere il mio passo. Nel tardo pomeriggio siamo a Biasca (40 km in un giorno) e subito a casa.
Ambrogino non è più venuto in montagna con me.