Seguire
le tracce di Joyce a Parigi richiede molto tempo, una discreta conoscenza della
sua vita, una buona carta topografica, un carnet di biglietti per i mezzi
pubblici, scarpe comode.
Punto
di partenza è la fermata Odéon della metrò. Imboccata la rue de l’École de
Médecine, subito si prende a destra la rue Dupuytren. Sosta davanti al numero
8: qui, nel 1919, l’emigrata Sylvia Beach realizza il suo sogno di aprire un
negozio di libri in lingua inglese a Parigi, che lei chiama Shakespeare and Company - e galeotta fu anche
la relazione sentimentale allacciata con Adrienne Monnier, proprietaria della Maison
des Amis du Livre al n. 7 di rue de l’Odéon. La notizia della
presenza di un locale dove, oltre ai libri, si possono consultare le principali
riviste letterarie d’oltreoceano fa subito il giro della città e la clientela
non tarda ad arrivare: George Antheil, Ezra Pound, Bob McAlmon, Gertrude Stein
e sua “moglie” Alice B. Toklas sono tra i primi ad affacciarsi alla porta.
Un’afosa
domenica (11 luglio per i pignoli) del 1920 Adrienne e Sylvia si recano a casa
del poeta André Spire per un party tra amici. Tra gli invitati ci sono Nora e
James Joyce, persona di cui Sylvia nutre un’autentica venerazione. Scrive: «Tremando
per l’emozione chiesi: “Il grande James Joyce?” “James Joyce”, replicò.» Il
dado è tratto: il giorno dopo Jim è
in rue Dupuytren, dove confessa a Sylvia che al momento ha tre problemi da
risolvere: «trovare
un tetto per quattro persone; trovare un lavoro che gli permettesse di nutrirle
e vestirle; finire Ulysses». Da quel giorno e per alcuni anni
a venire Shakesperare and Company diventa il punto d’incontro tra Joyce e gli scrittori
residenti a Parigi, o di passaggio, desiderosi di conoscerlo.
Nell’estate
del 1921 la libreria trasloca. Proprio di fronte al negozio di Adrienne si è
liberato un locale e nel giro di pochi giorni 12 rue de l’Odéon diventa il
nuovo indirizzo di Shakespeare and Company. Qui oggi vi sono due lapidi, di cui
una ricorda che
EN 1922
DANS CETTE MAISON
M.LLE SYLVIA BEACH PUBLIA
“ULYSSES”
DE JAMES JOYCE.
Questa
avventura, ma non solo, è raccontata in ogni dettaglio dalla stessa Beach nel
suo libro Shakespeare and Company, Edizioni
Sylvestre Bonnard, a cui rimando.
* * *
* *
Siamo
nel 1907. Insofferente alla situazione politica dell’Irlanda («il
vero sovrano dell’Irlanda è il papa» scrive sul Piccolo della Sera del 16 settembre 1907) Joyce torna a
Trieste, ospite di suo fratello Stanislaus. Qui gli si riaffaccia una vecchia
idea, confermata dal fratello in una lettera: «Jim sta ampliando il racconto
Ulysses e lo sta trasformando in un piccolo romanzo [...] e ne farà un Peer
Gynt dublinese» che
si svolge in un solo giorno, il 16 giugno 1904, il giorno in cui James e Nora
si sono conosciuti. L’idea prende forma ma gli appunti diventano stesura solo a
partire dal 1.o marzo 1914, quando James, attento al valore
simbolico delle date, inizia a scrivere il romanzo. Poi scoppia la guerra e i
Joyce, cittadini inglesi in territorio nemico, si spostano a Zurigo.
1919.
Il numero di gennaio della Little Review
esce con Lestrigoni, il primo episodio
di Ulysses ad essere divulgato, seguito
a maggio da Scilla e Cariddi. Scatta
la denuncia per uso di parole oscene e la censura provvede a sequestrare
entrambi i numeri, mandandoli al rogo. Stessa sorte tocca al numero di gennaio 1920,
contenente Ciclope, e a quello di
luglio-agosto con Nausicaa, entrambi denunciati
da John B. Summer, segretario della newyorchese Società per la Prevenzione del
Vizio. Preso Joyce sotto la sua ala, Ezra Pound gli suggerisce di trasferirsi
“almeno per qualche giorno” a Parigi per prendere degli accordi per la
traduzione francese di A Portrait of the
Artist as a Young Man e di Dubliners.
Pound parte subito per preparargli la via mentre i Joyce da Trieste, dov’erano
ritornati, si fermano due giorni a Venezia e poi a Milano per vedere Carlo
Linati intento a tradurre Exiles;
infine, attraversata la Svizzera e fatta una sosta a Digione, entrano a Parigi
l’8 luglio, dove Pound ha loro trovato una sistemazione “momentanea” in una pensione
al 9 di rue de l’Université. Venuti per restarci una settimana... se ne
andranno vent’anni più tardi.
L’onnipresente
Pound propone a Ludmila Bloch-Savitsky, suocera del poeta inglese John Rodker,
di tradurre in francese A Portrait: sarà
lei a convincere l’autore di dare alla versione francese il titolo Dedalus, più incisivo che non Portrait de l’Artiste. A metà luglio
Ludmila e suo marito, il poeta André Fontanas, offrono ai Joyce un alloggio al
5 di rue de l’Assomption e in queste tre stanze
(la «scatola di fiammiferi»), prive di mobili confortevoli, la famiglia rimane dal 15
luglio al 1 novembre. Passato il mese di ottobre a caccia di una nuova casa, non
avendo trovato nulla i Joyce ritornano al 9 di rue de l’Université. Poco dopo James
incappa in un costoso appartamento al 3 di Boulevard Raspail e con aiuti vari
all’inizio di dicembre lo prende in affitto per 300 sterline l’anno (Giusto per
capire: qualche anno più tardi Nora gli scrive da Londra chiedendo l’invio di 2
sterline la settimana, cifra sufficiente per pagare l’alloggio e mantenere Giorgio
e Lucia, i loro figli). In questo appartamento il 20 dicembre Joyce finisce di
riscrivere Circe.
L’anno
1921 inizia col processo alla Court of Special Session, nel Greenwich Village.
Il 4 febbraio le due direttrici della Little
Review, Margaret Anderson e Jean Heap si presentano davanti al giudice (che
impedisce loro “perché donne” di ascoltare la lettura di alcuni brani dei testi
da loro stampati). Il verdetto, emesso il 21 febbraio, è pesante: entrambe vengono
condannate ad una multa di 50 dollari per aver stampato scritti contenenti
parole triviali («anche quadriviali»
commenta Joyce). Di conseguenza, il 24 marzo l’editore Huebsch scrive a Joyce che
senza modifiche al testo lui non pubblicherà Ulysses. Incassata una risposta negativa, il 5 aprile Huebsch
rifiuta ufficialmente il manoscritto. Di fronte ad un Joyce affranto (e dolorante
per i suoi gravi problemi agli occhi), il giorno dopo, 6 aprile 1921, Sylvia
Beach osa: «Non
concederebbe a Shakespeare and Company l’onore di pubblicare il suo Ulysses? Il suo consenso fu immediato ed
entusiasta [...] ci separammo entrambi molto commossi, con l’accordo che lui
tornasse l’indomani a sentire cosa pensava del mio progetto Adrienne Monnier».
Adrienne approva e fin da subito 12 rue de l’Odéon diventa
il quartier generale della neonata casa editrice. Energica e pratica, già il 10
aprile Sylvia mette in circolazione un volantino - con scheda di sottoscrizione
sul retro - annunciante «per “l’autunno 1921” la
pubblicazione dell’Ulysses di James
Joyce “in edizione integrale” [...] L’edizione sarebbe stata di mille copie: cento
su vergé Hollande e firmate
dall’autore, in vendita a 350 franchi; 150 su vergé d’Arches, a 250 franchi; le rimanenti 750 su carta comune a
150 franchi».
Malgrado il pessimismo di Joyce («lui era convinto che se avessimo
fatto un’edizione di dodici copie qualcuna sarebbe rimasta invenduta»), in
breve tempo le richieste esauriscono la tiratura («ce ne rimasero nove»). Joyce
ritrova il perduto entusiasmo e già a maggio riferisce in una lettera che «sto
scrivendo Itaca in forma di catechismo matematico ... L’ultima parola (umana,
troppo umana) è lasciata a Penelope».
La
pensione dove alloggiano i Joyce («quel dannato bordello») non
è il posto migliore per uno scrittore bisognoso di concentrazione ed è quindi una
manna la proposta avanzata dal poeta Valery Larbaud: visto che da maggio ai
primi d’ottobre sarà in Italia, vorrebbero i Joyce usufruire del suo alloggio
al 71 di rue du Cardinal Lemoine? Il 3 giugno i Joyce entrano in casa. Oggi una lapide ricorda che
JAMES JOYCE
(1882-1941)
ÉCRIVAIN BRITANNIQUE
D’ORIGINE IRLANDAISE
ACCUELLI PAR VALERY LARBAUD,
A ACHEVÉ ICI SON ROMAN “ULYSSE”,
OUVRAGE MAJEUR DE LA LITTÉRATURE
DU VINGTIÈME SIÈCLE.
Ma
sarà poi vero che Joyce “ha qui completato” il suo romanzo? Vediamo: il 7
agosto scrive alla signorina Harriet Weaver (la londinese che generosamente lo
sovvenziona con diverse migliaia di sterline, cifra che Joyce regolarmente
esaurisce nel minor tempo possibile) che la maggior parte di Itaca è pronta e che ha scritto le prime
2500 parole di Penelope. Il 16 agosto
aggiunge che l’episodio di Penelope è
«progettato
in tutti particolari». Il 7 settembre le bozze portategli dallo
stampatore digionese Darantiére sono riviste fino a Scilla e Cariddi. Quando Larbaud rientra a Parigi - e i Joyce tornano
al n. 9 di rue de l’Université - e il libro è ben lungi dall’essere terminato.
Il
7 ottobre Joyce invia Penelope alla
tipografia. Il 29 finisce Itaca,
dichiarando che il libro è terminato. Momentaneamente, visto che il continuo
apporto di inserimenti e ripensamenti al testo portano l’editrice e lo
stampatore sull’orlo di una crisi di nervi, ritardando di 7 mesi l’uscita del
libro (e alcuni adirati sottoscrittori minacciano querele). Il 2 febbraio 1922,
quarantesimo compleanno di Joyce, Darantiére incarica il capotreno del
convoglio diretto a Parigi di consegnare (sorpresa!) a Sylvia Beach due copie
di Ulysses complete della sovracopertina
“azzurro Grecia”, colore preparato dal pittore Nutting e stampato su carta
bianca. Salvo che a Joyce, questa copertina non piacerà proprio a nessuno: Hemingway
la toglie subito, imitato da gran parte dei sottoscrittori. Ad averla, oggi
vale una fortuna: nel 2009 un volume vergé
Hollande
completo di sovracopertina è stato battuto all’asta per 275.000 £, tre anni
dopo una copia imperfetta è stata battuta per 170.500 $. Senza sovracopertina
una copia su vergé
Hollande
è stato valutato 70.000 £, 15.000 su carta comune.
Il
libro esce dai torchi nel mese di aprile 1922.
* * *
* *
Torno
alla geografia joicyana. Il 12 novembre 1922, dopo una vacanza a Nizza, i Joyce
si sistemano in un meublé al 26 Avenue Charles Floquet. Agosto 1923: grazie
alla sovvenzione della sig.na Weaver, i Joyce, al ritorno da un viaggio in
Irlanda, prendono alloggio al Victoria Palace Hôtel, 6 rue Blaise Desgoffes. Ai
primi di settembre 1924 si trasferiscono all’ 8 Avenue Charles Floquet. Al
principio di giugno 1925 si spostano al 2 Square Robiac, dove prendono in
affitto un appartamento che terranno fino all’11 aprile 1931, giorno in cui i
Joyce si trasferiscono all’Hôtel Powers, 52 rue Francois Premier. Qualche
giorno dopo partono per Londra e qui, il 4 luglio «James
Augustine Aloysius, di anni 49, laureato, celibe» sposa per la seconda volta (la
prima era stata a Trieste) «Nora Joseph Barnacle, nubile,
di anni 47, residenti entrambi in Camden Grove 28 b, London, W. 8.» A fine
settembre tornano a Parigi per installarsi nel distintissimo La Résidence, 4 Avenue Pierre Premier de
Serbie. A dicembre si spostano in un meublé, 2 Avenue Saint Philibert. 1932: tornati
da Nizza, in novembre i Joyce trovano casa al 42 rue Galilée. A dicembre si
spostano al 2 Avenue Saint Philibert. Il 12 luglio 1934 Joyce affitta un
alloggio di quattro stanze con telefono, riscaldamento e ascensore al quinto
piano di 7 rue Edmond-Valentin.
Per
Nora e James è un brutto momento, con tanti periodi di lontananza da casa pur
di essere vicini alla figlia Lucia, afflitta da gravi problemi di demenza
precoce che neppure nella clinica di Jung si è riusciti ad arginare («Il guaio è che sono
affamata di sesso» confessa ad un amico del padre). Nel
marzo 1936, dopo l’ennesima crisi Lucia viene portata via di casa in camicia di
forza. Dichiarata pericolosa per sé e per gli altri, un mese dopo il padre la
fa trasferire nella Maison de Santé di Ivry.
1939.
James e Nora lasciano l’appartamento di rue Edmond Valentin, ormai troppo
grande per loro due (Giorgio si è sposato), e si trasferiscono al 34 rue des
Vignes. A novembre la coppia si sposta all’Hôtel Lutétia; è qui che Joyce
mostra i primi segni della malattia. 24 dicembre: i tedeschi si avvicinano a
Parigi e i Joyce, Giorgio (Helen Fleischmann, la moglie, lo ha lasciato, stabilendosi a New York;
divorzieranno) e suo figlio Stephen si trasferiscono all’Hôtel de la Paix di
Saint-Gérand-le-Puy, vicino a Vichy. Nel giugno del 1940 occupano la casa di
una donna ricoverata in ospedale, poi vanno all’Hôtel du Commerce.
Il 14 dicembre inizia il viaggio dei quattro verso la Svizzera, con
soste a Ginevra e Losanna. Il 17 sono a Zurigo, dove prendono due stanze all’Hôtel
Pension Delphin, Muhlebachstrasse 69. Sabato 11 gennaio 1941, dopo una cena al
ristorante Kronenhalle in compagnia di amici, Joyce è ricoverato al Roten Kreuz
Hospital, dove gli diagnosticano un’ulcera duodenale perforata del diametro di
tre millimetri, posta anteriormente. Dapprima gli viene somministrata della
morfina, poi i medici decidono di operarlo il giorno stesso. La mattina seguente
Joyce ha un collasso e nel pomeriggio cade in coma.
La cartella clinica del giorno successivo segnala una manifestata
emorragia massiva con relativo shock. Le trasfusioni non modificano il quadro.
Il medico di turno diagnostica una complicazione attribuibile ad una o più
ulcere duodenali posteriori, oltre a probabile polmonite ipostatica.
Somministra medicine di protocollo e sedativi, segnalando la necessità di un
secondo intervento chirurgico.
Cartella clinica di lunedì 13 gennaio: Oggi, nelle prime ore della notte è spirato il paziente James Joyce, in
decorso post-operatorio da ulcera perforata e peritonite. Era stata rilevata
una emorragia massiva trattata con plurime trasfusioni praticate nel pomeriggio
e sera di ieri. L’esame costante dei sanitari aveva fatto apparire il soggetto
in un neurostatus di sopore che si alternava a veglia, con eloquio a momenti
rallentato e a momenti eretistico con permanente incapacità di orientamento
temporo-spaziale.
Alla
percezione dell’aggravamento è stata telefonicamente informata la famiglia
nelle persone della moglie sig.ra Nora Barnacle e del figlio Giorgio Joyce
detto George. Purtroppo al loro arrivo in ospedale il decesso era già avvenuto.
È stata formulata richiesta di celebrazione di rito funebre con officiante
sacerdote della Chiesa cattolica, ma la signora Barnacle ha ringraziato e
cortesemente declinato, pronunziando le seguenti parole: “No, non posso fargli
questo”.
Con rito civile, il 15 gennaio la salma viene sepolta nel cimitero
di Flundern. Un amico, Nino Franck, si prende l’incarico di comunicare la morte
del padre a Lucia, ricoverata a Northampton. Lei commenta: «Che sta
facendo sottoterra quell’idiota? Quando si deciderà a uscire?»
Il 10 aprile 1951 Nora Barnacle Joyce muore d’intossicazione uremica
(un medico le ha curato i reumatismi col cortisone). All’ospedale chiede di vedere
un prete; lo ascolta per pochi minuti, poi lo prega di andarsene. Ai funerali, durante
il discorso funebre sulla tomba, all’usanza svizzera, il sacerdote si vendica e
ignobilmente la definisce «eine grosse
Sünderin - una grande peccatrice». La seppelliscono
nello stesso cimitero di Joyce, ma lontana dal marito.
* * *
* *
L’occupazione
nazista di Parigi obbliga Sylvia Beach a chiudere Shakespeare and Company, nascondendo
tutti i libri in un appartamento tre piani sopra la libreria. Nel 1943 Sylvia viene internata nel campo di concentramento di Vittel, da cui esce dopo sei mesi di prigionia grazie all’intervento di Jacques Benoist-Méchin. Sarà invece Ernest Hemingway a “liberare” Shakespeare and Company nel 1944.
Un gesto d’amore destinato a rimanere tale: Sylvia Beach non riaprirà mai più
la “sua” libreria.
Dopo
la morte di Adrienne Monnier - poetessa, animatrice culturale, editrice nel
1942 della prima traduzione in francese di Ulysses,
suicidatasi coi barbiturici il 19 giugno 1955 - Sylvia si lega a Camilla
Steinbrugge, una vecchia amica della coppia, nata a Manhattan. La “folle”
editrice di Ulysses (diede a Joyce tutti
gli utili ricavati della vendita, lei si dissanguò per coprirne i costi) verrà trovata morta nel suo appartamento sopra la libreria il 6 ottobre 1962.
George Whitman (1913-2011), che
nel 1951 aveva aperto a Parigi la libreria Le
Mistral, dopo la morte di Sylvia Beach, in suo onore e ricordo, ne cambia
il nome. Questa seconda Shakespeare and Company si trova al n. 37 di Rue de la Bûcherie.
Ma non è e non sarà mai la vera, originale Shakespeare
and Company di Sylvia Beach.
© Testo e foto di Giancarlo Mauri
Rue Dupuytren |
8, Rue Dupuytren |
12, Rue de l’Odéon |
Ulysses, prima edizione, 1922 |
transition, anno 1, numero 1, aprile 1927, p. 163 |
71, Rue du Cardinal Lemoine |
71, Rue du Cardinal Lemoine |
La Shakespeare and Company di G. Whitman 37, Rue de la Bûcherie |
La Shakespeare and Company di G. Whitman |
La Shakespeare and Company di G. Whitman |
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE