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sabato 16 settembre 2017

Le date (e gli indirizzi) di James Joyce. #3 L’ultimo periodo triestino


Roma è ormai il passato, il presente è ancora Trieste. In mancanza di una casa loro, i Joyce s’installano in quella di Stannie, trasferitosi al 32 di via San Nicolò, terzo piano, lo stesso stabile dove fino al 1906 vi era la Berlitz School - mentre la casa al numero 30 nel frattempo è stata abbattuta per far posto alla costruzione tuttora esistente.
Per sbarcare il lunario, Joyce contatta alcuni dei suoi vecchi allievi - il conte Sordina, il barone Ralli e Roberto Prezioso - riproponendosi per dar loro lezioni private. Temendo la sua concorrenza, Artifoni decide di riassumere Joyce, offrendogli un salario settimanale di 15 corone per sei ore d’insegnamento. Una cifra modesta, è vero, che lui accetta senza esitare.

1907, marzo. Tramite l’amico Francini Bruni, Joyce viene introdotto nella redazione del Piccolo della sera (allora nel Palazzo Tonello, piazza Goldoni 1, all’inizio di via Silvio Pellico) dove il direttore Roberto Prezioso, a cui James impartisce lezioni d’inglese, gli chiede di scrivere degli articoli sulla situazione politica irlandese, un’idea che viene benedetta da Teodoro Mayer, fondatore del Piccolo e del Piccolo della sera, uomo di cultura a cui non sfugge l’idea di camuffare il fremito irredentista triestino dietro il paravento dell’identico sogno del popolo irlandese. Mayer intende pagar bene questi scritti e per Joyce è manna caduta dal cielo. Già il 22 marzo, due settimane dopo il suo rientro da Roma, esce Il Fenianismo, il primo articolo scritto da Joyce in lingua italiana con la supervisione di Silvio Benco, che trova ben poco da correggere tanto che dopo il terzo articolo - L’Irlanda alla sbarra (16.09.1907) - la sua presenza non è più utile.
L’uscita del primo articolo richiama l’interesse degli ambienti culturali triestini su Joyce e un suo allievo, il dottor Attilio Tamaro, gli propone un ciclo di tre conferenze sull’Irlanda, pagate 20 corone. La prima - Irlanda, isola dei santi e dei savi - si tiene il 27 aprile nel salone della (vecchia) Borsa, piazza della Borsa 17 (oggi 14), davanti ad un folto pubblico e ai clienti della Berlitz.
Alla fine di marzo Joyce riceve dall’editore Elkin Mathews le bozze di Chamber Music, raccolta di poesie arrivate in libreria il 6 maggio con tiratura di 507 copie. Al 24 luglio 1908 se ne erano vendute 127 e nel 1913 il numero delle copie vendute era ancora inferiore a 200.
A metà luglio una febbre reumatica (o uveite?) colpisce Joyce, con ricovero all’ospedale municipale, dove rimane fino ad agosto. Pochi giorni dopo il ricovero di James anche Nora è condotta Ospedale Civico (oggi Maggiore, piazza dell’Ospitale), dove il 26 luglio, nel reparto dei poveri, partorisce Lucia Anna. Malgrado le promesse, Artifoni non paga il sussidio malattia e la municipalità triestina, vista la grave situazione familiare, offre alla puerpera la carità di 20 corone previste per i casi d’indigenza.
8 settembre: ristabilitosi dalla malattia, James dichiara a suo fratello che una volta terminato The Dead avrebbe riscritto per intero Stephen Hero - e il 29 novembre già ne aveva rivisto il primo capitolo.
Ristabilitosi in salute, a partire dal mese di settembre Joyce lascia la Berlitz e si dedica alle lezioni private, avendo per clienti i componenti delle famiglie ricche di Trieste, tra cui Ettore Schmitz e sua moglie Livia Veneziani. I rapporti tra l’insegnante e i due allievi cambiano quando, verso la fine dell’anno, Joyce legge loro, ad alta voce, The Dead. Commossa da quel racconto, la signora Schmitz scende nel giardino della villa, raccoglie un mazzo di fiori e ne fa omaggio al professore. A questo punto, Ettore Schmitz rivela a Joyce d’essere l’autore di due libri, Una vita e Senilità, pubblicati a sue spese coi nom de plume di Ettore Somigli (il primo) e Italo Svevo (il secondo), due romanzi invenduti e totalmente ignorati dalla critica. Joyce torna a casa coi due libri in tasca, li legge e quando torna dai coniugi Schmitz-Veneziani si dichiara entusiasta di quei racconti, recitandone interi brani imparati a memoria.
10 novembre: Stanislaus annota sul suo diario: “Jim mi ha detto che sta ampliando il racconto Ulysses e lo sta trasformando in un piccolo romanzo, e che ne farà un Peer Gynt dublinese”. Lo stesso mese Elkin Mathews respinge il secondo manoscritto di Dubliners.
Dopo aver soggiornato per alcuni giorni in casa dei Francini, dal 1° dicembre Stanislaus, James, Nora e i due figlioletti traslocano in uno squallido locale di fortuna in via Santa Caterina 1, primo piano. Vi resteranno fino al 25 aprile 1909. Per la mancanza di un corridoio, per andare nella loro camera da letto James e Nora devono attraversare la stanza di Stanislaus, una situazione di promiscuità che James userà nell’ultimo capitolo dell’Ulysses, con l’ambiguo triangolo formato da Molly Bloom, Leopold e Stephen. Del resto, l’abitudine di restar fuori la notte a bere e rientrare ubriaco fradicio non agevola un canonico ménage matrimoniale…

1908. A maggio Joyce ha un nuovo, grave attacco di febbre reumatica (o uveite?), mentre Dora è di nuovo incinta. I medici, per preservare il feto dall’affezione venerea contratta dal marito - uso a frequentare bordelli popolari - prescrivono alla donna una medicina a base d’arsenico e il 4 agosto 1908 la gravidanza termina con un aborto spontaneo.
La stretta convivenza dei fratelli con Nora impone un nuovo trasloco. James trova un appartamento più spazioso e fornito di corridoi al secondo piano di via Vincenzo Scussa 8. Ma subito vi è un problema: in attesa del trasloco, previsto in ottobre, il proprietario, Giovanni Scholz, chiede una caparra di 600 corone, una cifra che i fratelli Joyce non possiedono. Viene loro in aiuto il già citato Ettore Schmitz alias Italo Svevo, disposto ad anticiparne 200 ma non oltre. Altre due persone disposte ad aiutare i Joyce sono Nicola Santos, un commerciante di frutta, e un allievo di Stanislaus alla Berlitz School, che si lascia spillare 400 corone. Raggranellata l’intera cifra ecco nascere un ulteriore problema: vantando un discreto credito sull’affitto arretrato, la proprietaria dell’alloggio di via Santa Caterina sequestra i mobili e le suppellettili portate da Joyce. Preso tra due fuochi - se pagano gli arretrati non hanno più i soldi per pagare l’acconto; se non pagano dovranno comperare nuovi mobili e suppellettili, azzerando il prestito ricevuto - i fratelli decidono di rimanere al vecchio indirizzo, decisione che introduce un ennesimo problema famigliare: James vorrebbe tenersi le 400 corone avute in prestito dall’allievo di Stanislaus, questi è invece risoluto a renderle al suo legittimo proprietario. Conclusione: esasperato e furibondo Stannie decide di separarsi da James e fatta la valigia si trasferisce in una stanza al quarto piano di via Nuova 27 (ora via Mazzini).

1909. Bando alle indecisioni, nel mese di marzo la famiglia si trasferisce nell’appartamento al primo piano di via Vincenzo Scussa 8, tra via Giulia e via dell’Acquedotto (oggi viale XX Settembre). Vi resteranno fino al dicembre 1910. Tra i luoghi frequentati da Joyce c’è la birreria Dreher in fondo a via Giulia, oggi trasformata in una discoteca, e il caffè San Marco di corsia Stadion (oggi via Cesare Battisti), tipico ritrovo degli irredentisti e degli intellettuali triestini, frequentato a lungo da Stanislaus. Nella vicina piazza San Francesco d’Assisi vi è la sinagoga, inaugurata il 27 giugno 1912, il più grande tempio israelitico allora esistente.
Ripresosi dallo sconforto procuratogli dal rifiuto di Dubliners, Joyce chiede all’editore Matheuws di inviare il manoscritto a un altro editore, Maunsel & Co. e subito dopo, fattosi anticipare il costo di un anno di lezioni da un suo allievo, il 26 o 27 luglio parte per Dublino portandosi appresso suo figlio Giorgio. I due restano in Irlanda fino al 9 settembre.
Questo viaggio in Irlanda inizia male: a Dublino, un vecchio amico, Vincent Cosgrave, parlando con Joyce trova il modo d’insinuare che prima di lui Nora avesse avuto un altro uomo. James si scopre geloso e lancia accuse farneticanti, via lettera: “La prima notte che dormii con te a Zurigo era l’11 ottobre e lui è nato il 27 luglio. Ciò significa nove mesi e sedici giorni. Ricordo che c’era troppo poco sangue quella notte…” Nora si chiude in un silenzio, senza fugare i dubbi. Un tragico momento, questo, inserito più volte sia nell’Ulysses che nel dramma Exiles.
Il 6 agosto Joyce firma il contratto con l’editore Maunsel & Co., che promette l’uscita di Dubliners per il marzo 1910.
13 settembre: Joyce, sua sorella Eva e Giorgino arrivano a Trieste.
21 ottobre: Joyce è a Londra
25 ottobre: scrive da 44 Fontenoy Street, Dublino
Il 24 dicembre è ancora al 44 Fontenoy Street, Dublino

1910. Il 12 febbraio Joyce è di nuovo a Trieste.
Agosto (dicembre in Lettere). La famiglia Joyce si sposta in via Barriera Vecchia 32 (ora via Oriani 2), al terzo piano dello stabile che ingloba la Farmacia Picciola (proprietario di casa dei Joyce). Vi resteranno fino al 1° settembre 1912. In seguito, questo quartiere è stato abbattuto, creando l’attuale largo Barriera Vecchia. Quasi di fronte all’appartamento dei Joyce si apre la raffinata pasticceria fondata nel 1900 da Alberto Pirona, frequentato ogni giorno da James sia per degustare i «vini scelti» che per «sbocconcellare dolci, annaffiandoli di rosoli per corroborare l’ispirazione».
A pochi passi, in via del Solitario 11 (ora via Foschiatti 7) vi è il bordello chiamato La chiave d’oro, quasi certamente frequentato da James, e tutt’intorno tante osterie, ambienti dove di notte è possibile assistere a risse col loro contorno di epiteti che nell’episodio di Eumeo dell’Ulysses Joyce trascriverà, mantenendo il dialogo in lingua italiana.
In via della Barriera Vecchia 2 (oggi corso Saba 6) abita il conte Francesco Sordina, uno degli allievi di Joyce alla Berlitz School. Nel 1915 saranno lui e il barone Ralli a far avere ai Joyce un salvacondotto per la Svizzera.

1911: gennaio. Gli impegni presi dall’editore Maunsel & Co. prevedono l’uscita di Dubliners entro il 20 gennaio, ma così non è. L’editore pretende nuovi tagli al testo, censurando ogni riferimento al re Edoardo VII. A luglio, infuriato, Joyce apre un’azione legale contro l’editore.
Nel suo dramma Exiles, scritto tra il 1911 e il 1914, Joyce s’interroga sulla complessità dei rapporti di coppia ed è attratto dalle implicazioni psicologiche del ménage à trois, complice la corte pressante che Roberto Prezioso, pro-direttore del Piccolo della sera, riserva a Nora, finito con un alterco all’interno del caffe Stella Polare di via Sant’Antonio (ora all’angolo tra via Dante e piazza Sant’Antonio nuovo).

1912. Il farmacista Picciola reclama i soldi dell’affitto. Joyce racimola dei soldi tenendo due conferenze su Defoe e Blake per l’Università Popolare e tenute presso la Scuola civica cittadina di via Giotto, con ingresso in via Gatteri 3. Il tema scelto dallo scrittore fu Verismo ed idealismo nella letteratura inglese (Daniel De Foe - William Blake).
Joyce tenta anche d’inserirsi come docente nella scuola italiana (Trieste è austro-ungarica) e dal 24 al 30 aprile 1912 è a Padova, dove supera le prove scritte e orali (421 punti su 450), ma la laurea irlandese non è valida in Italia, quindi tutto è inutile. Nel frattempo Nora e Lucia sono in Irlanda e siccome tardano a rientrare James si fa anticipare i soldi di 12 lezioni da Svevo e il 14 o 15 luglio arriva a Dublino, di sorpresa, con Giorgino. Approfitta del viaggio per cercare di sbloccare la situazione con la Maunsel & Co.
Ad agosto, sapendo che i Joyce sono in Irlanda, il padrone di casa li sfratta dando loro tempo fino al 24 agosto per fare il trasloco avendo Picciola un nuovo inquilino pronto a subentrare. Il 20 di agosto James scrive a sua sorella Eileen, di far portare i mobili più importanti in casa della signora Borsieri, dirimpettaia, e di affidare i manoscritti alla moglie di Francini.
15 settembre: come sempre tocca a Stanislaus risolvere i problemi del fratello, trovandogli un appartamento in via Donato Bramante 4 (costruito nel 1911, proprietà di Giovanni Widmer), trasferendovi i mobili.
In Irlanda Gente di Dublino trova l’ostracismo del tipografo e tutto viene annullato. Il 15 settembre i Joyce arrivano a Trieste e raggiungono Eileen nel nuovo appartamento di via Bramante, al secondo piano. Oggi la breve scalinata accanto al palazzo porta il nome di Scala James Joyce.
Novembre: Joyce accetta di effettuare un ciclo di 12 conferenze serali in lingua inglese sull’Amleto presso la sala della Società di Minerva in via Carducci 28 (oggi 24), secondo piano. Si conoscono le date della prima (11 novembre), della seconda (2 dicembre) e della dodicesima e ultima (10 febbraio 1913).

1913, gennaio. Sponsorizzato da Svevo, Veneziani e Vidacovich, Joyce viene assunto alla Scuola Superiore di Commercio Pasquale Revoltella, in via Carducci 12; 8 ore d’insegnamento alla settimana in cambio 1500 corone. Ha il pomeriggio libero, che usa per dare lezioni private (pur restando in famiglia l’innata abitudine a scialare, a prendere tutto a credito ed evitando qualsiasi pagamento, pigione inclusa).
Novembre. Si riaccende la speranza di vedere pubblicato Dubliners, ormai tagliato, censurato, riscritto. Grant Richards, l’editore che l’aveva rifiutato sette anni prima, ha cambiato idea. Il volume uscirà il 15 giugno 1914.
In via Bramante Exiles, concepito dal novembre 1913, trova la sua forma definitiva. Sarà stampato nel 1918 da Grant Richards.
In dicembre, Ezra Pound inizia una serie di contatti internazionali utili a dare visibilità al compatriota, condannato dal provincialismo editoriale anglosassone. Joyce sta lavorando agli ultimi due capitoli di Dedalus, termina il dramma Exiles e medita una prima impostazione dell’Ulysses sulla base di un suo progetto del 1906.

1914. A partire dal 2 febbraio comincia la pubblicazione a puntate di Dedalus su The Egoist, la rivista di Harriet Shaw Weaver, allora quindicinale. Il volume uscirà nel 1916.
15 giugno: esce Dubliners, Grant Richards, London
Il 4 agosto la Gran Bretagna aderisce al conflitto contro l’Austria.

1915, 9 gennaio; Stanislaus, che non mai nascosto le sue amicizie irredentiste, viene internato nello Schloss Kirchberg in Bassa Austria. Resterà internato 4 anni. James eredita gli allievi del fratello e inizia a collaborare per la corrispondenza della ditta Gioacchino Veneziani, su richiesta di Svevo.
23 marzo; scrive: Presso Gioacchino Veneziani, Murano, Venezia.
12 aprile. Eileen Joyce sposa Frantisek Schaureck, un giovane di Praga impiegato alla Zivnostenska Banka, allievo di James. Joyce, testimone per lo sposo, indossa un abito prestatogli da tale Marckwardt, insegnante di tedesco alla Berlitz.
22 maggio. L’Italia decreta la mobilitazione generale dell’esercito. Alle 2:30 del giorno dopo la Luogotenza di Trieste impone il blocco dei confini e all’alba iniziano i disordini anti-italiani, con l’incendio del Piccolo e la devastazione del caffè San Carlo. La Scuola Superiore Revoltella viene chiusa. James scrive a suo fratello, internato, che “Il primo episodio del mio nuovo romanzo Ulysses è scritto. La prima parte, la Telemachia, si compone di quattro episodi; la seconda di quindici, cioè le peregrinazioni di Ulisse; e la terza, il ritorno di Ulisse, di altri tre episodi”.
Le restrizioni agli stranieri si fanno pesanti e Joyce medita di trasferire la famiglia nella Confederazione Elvetica, anche perché il visto del Console americano (che fa le funzioni di quello britannico) non basta per evitare l’internamento. Grazie ai buoni uffici del conte Sordina e del barone Ralli il lasciapassare arriva, insieme ad un prestito di 300 corone da parte del barone a cui Gioacchino Veneziani, suocero di Svevo, ne aggiunge altre 250.
28 giugno; i Joyce lasciano Trieste diretti a Zurigo, via Innsbruck.
7 luglio; scrive da Reinhardstrasse 7, Zurigo VIII.
7 luglio; scrive da Kreuzstrasse 19, Zurigo VIII.

1916. 15 marzo; scrive da Seefeldstrasse 73, III piano, Zurigo VIII.
29 dicembre: esce A Portrait of the Artist as a Young Man, B. H. Huebsch, New York

1917, 22 ottobre; scrive da Pension Villa Rossa, Locarno
10 novembre; scrive da Pension Daheim, Locarno

1918, 26 gennaio; scrive da Universitätsrasse 38, I piano, Zurigo
30 gennaio; scrive da Universitätsrasse 29, III piano, Zurigo
Esce Exiles, Grant Richards, London

1919, 17 ottobre. Dopo la Grande Guerra la famiglia Joyce lascia Zurigo e rientra a Trieste, ora non più austriaca. In cerca di alloggi a buon mercato e padroni di casa disponibili, James, Nora, Lucia e Giorgio invadono l’alloggio di Eileen e di Frantisek “Frank” Schaurek, che già coabitano con due figliolette, Eleonora e Bozena Berta, la cuoca Ivanka e la bambinaia Loiska. A loro si unisce anche Stanislaus, rientrato dopo 4 anni di internamento.
29 ottobre: James scrive da Via Sanità 2, III piano, Trieste, Italia. Nella zona dietro via della Sanità, la città vecchia ospita molti bordelli e uno di questi, noto come “il metro cubo” per l’angustia delle sue camere, in via della Pescheria 7 (o via del Pane 2? o via del Fortino?), è descritto nel capitolo Circe dell’Ulysses, sebbene ambientato nei bassifondi dublinesi. La sera frequenta l’osteria Ai due Dalmati (via dei Capitelli) e l’osteria Al Pappagallo, dove trovava l’Opollo, il suo vino preferito, proveniente dall’isola dalmata di Lissa. Malgrado il sovraffollamento e gli inevitabili litigi col fratello, la sorella e il cognato, in via della Sanità riesce a scrivere gli episodi di Nausicaa e delle Mandrie del sole e dare inizio al quindicesimo capitolo dell’Ulysses.
Il lavoro all’ormai Regio Istituto Superiore Revoltella “quella scuola che il governo stesso a portato a livello universitario” non lo soddisfa e l’esiguo stipendio (insegna un’ora al giorno per sei giorni la settimana) gli viene pagato dall’amministrazione sempre in ritardo - e in famiglia James è chiamato el professore della Berlitz Cul.
Con l’ex allievo Oscar Schwarz e il pittore Tullio Silvestri - con atelier in via Tor San Lorenzo 4, poi trasferito in Androna del Pozzo, dietro il Municipio - frequenta il ristorante Antica Bonavia di via della Procureria 4 e il Grande Restaurant Dreher in piazza della Borsa (attuale nuova Borsa; il ristorante era all’ultimo piano).

L’8 giugno 1920 James e Giorgio arrivano a Sirmione, ospiti di Ezra Pound. Joyce, che sta meditando di portare la famiglia a Londra o a Dublino, si lascia convincere di fare una tappa a Parigi durante il tragitto. Prima di partire, James si preoccupa di lasciare il suo posto di professore alla revolver university (un suo gioco di parole) a Stanislaus, che manterrà l’impiego fino a poco prima della morte.
Luglio: quasi nove mesi dopo il suo secondo arrivo a Trieste, James carica la famiglia sul treno per Venezia. Il 4 luglio scrive dal Dorissa, Ramo Secondo Barozzi 2153, San Moisè, Venezia. Dopo una sosta di due giorni come turisti, i quattro ripartono per Milano, dove Joyce incontra Carlo Linati, che sta traducendo Exiles in italiano. Attraversata la Svizzera, il 7 luglio sono a Digione e il giorno dopo alla Gare de Lyon di Parigi.
A Trieste James Joyce non tornerà mai più.

lunedì 2 marzo 2015

Le date (e gli indirizzi) di James Joyce. #2 a Trieste e a Roma


1905, primi giorni di marzo: la polizia austriaca ha deciso di espellere tutti gli stranieri da Pola e i Joyce, costretti a partire immediatamente, prendono la strada per la triste Trieste, gioco di parole che unito al termine noia riporta alla memoria quanto scritto da Stendhal, vissuto in questa città nel 1831. Ma le opinioni sulla noia sono a loro volta noiose: mi divertono di più le fulminanti sentenze alla Jean Cocteau, tipo: “Goethe? Se fosse stato un genio lo si sarebbe saputo.”



Rientro in carreggiata e riprendo a raccontare delle date e degli indirizzi joyciani, di fondamentale importanza per capire i suoi scritti. Sì, perché Joyce ama raccontare fatti reali, camei di vita vissuta, ritratti di persone da lui conosciute, frasi da lui ascoltate. Nessun ricorso alla fantasia del romanziere, ma un’attenzione alla verità dei fatti degna della miglior scuola di pignoleria. Un esempio? Il suo libro sui Dubliners - suggerisce all’editore Grant Richards - è stato scritto “per la maggior parte in uno stile di ricercata bassezza” e intriso dello “speciale odore di corruzione, che, spero, aleggia nei miei racconti”, un ricordo, questo, degli anni “di angoscia e collera” passati vagando dall’una all’altra delle squallide case affittate da suo padre nei quartieri più infimi popolati dai sub-cittadini “esclusi dalla festa della vita”.
Scrive Ellmann in James Joyce, op. cit., p. 253: «Non era affatto cosa sicura che i suoi racconti avrebbero trovato un editore, e questa incertezza durò per altri nove anni. “Non riesco a scrivere se non offendo qualcuno,” constatò. Tuttavia era soprattutto al verismo che egli attribuiva il particolare pregio dei racconti. Prima d’inviarli in esame a Grant Richards il 3 dicembre verificò scrupolosamente tutti i particolari. Chiese a Stanislaus di accertarsi se un prete può essere sepolto con l’abito talare, come padre Flynn in The Sisters; se le vie Aungier e Wicklow si trovano nella Royal Exchange Ward e se un’elezione municipale può aver luogo in ottobre (per Ivy Day in the Committee Room); se i poliziotti di Sydney Parade appartengono alla divisione D, se l’ambulanza della città può accorrere a Sydney Parade per un incidente e se una persona rimasta ferita là può essere trasportata e ricoverata al Vincent’s Hospital (per A Painful Case); e infine (per After the Race) se i poliziotti ricevono le provvigioni dal governo anziché per contratti particolari.»

1905, 5 marzo: pochi giorni dopo il loro arrivo a Trieste, dove Almidano Artifoni ha offerto a James un posto di insegnante alla Berlitz miseramente retribuito, i Joyce si sistemano in una camera al n. 3 di piazza del Ponterosso, terzo piano, con vista sul Canal Grande, dove rimangono un mese in quanto la padrona di casa, la moglie del fruttivendolo con negozio al piano terra, li informa che non gradisce avere tra i piedi dei piccoli urlanti. A pochi passi, in riva Carciotti (oggi riva III Novembre) c’è la chiesa greco-ortodossa di San Nicolò e Joyce, sensibile agli aspetti esteriori della recita ecclesiastica, inserirà questa esperienza in The Sisters, il racconto che apre Dubliners (Dublinesi, malamente tradotto in Gente di Dublino), ma anche in Dedalus.
Nora è visibilmente incinta e trovare una nuova stanza non è cosa facile. Ai Joyce viene in aiuto la signora Canarutto - moglie del tappezziere Moisé, con bottega in piazza Scuole Israelitiche 2 -, che affitta loro una stanza del suo appartamento di via San Nicolò 30, secondo piano, a due passi dalla Berlitz School, che è al primo piano del n. 32 (ma nel 1906 si trasferirà in un palazzetto liberty di fronte, al n. 33, e poi, nel 1908, in via della Cassa di Risparmio 1). Nora non apprezza la cucina di casa Canarutto e James le offre pranzo e cena nei ristoranti socialisti della zona, un aggravio di spesa così da lui commentato: “Non faccio che farmi prestare soldi”. In effetti la Berlitz paga poco e Almidano Artifoni usa terrorizzare i docenti con continue minacce di licenziamento qualora questi avessero dato lezioni private. Malgrado il diktat del direttore, i buoni auspici di un allievo, il conte Francesco Sordina - un facoltoso commerciante d’origine greca, domiciliato al n. 2 di via della Barriera Vecchia, oggi corso Saba 6 - forniscono a Joyce un certo numero di clienti importanti.
L’obbligata convivenza in una stanza d’affitto, la palese infelicità di Nora e il frustrante lavoro alla Berlitz spingono Joyce a cercare sollievo fuori casa e il caffè Stella Polare - in via Sant’Antonio, all’incrocio con via Bellini - è tra i suoi preferiti. Altre volte lo si incontra nelle osterie All’Alpino di via Rittmeyer 20, Ai due dalmati o Al pappagallo - entrambi in via Capitelli -, Ai due leoni in via dell’Arcata 16, non dimenticando il quartiere dei bordelli dell’area di Cavana «una città vecchia dalle decrepite stamberghe, con i muri marciti, le quali si stringono insieme le une alle altre sulle luride viuzze sospette, sotto cui una moltitudine di fetidi canali primitivi inquinano il sottosuolo e infettano l’aria con le loro esalazioni. Chi passa per la città vecchia durante lo scirocco è colpito da un puzzo, e cerca di trattenere il respiro: sono le esalazioni di gas mefitici, i quali provengono dal sottosuolo attraverso le connessure e le aperture del lastrico, e dalle casupole. Ognuno raccapriccia quando, passando per via, vede aperto, per necessità di restauro, uno di quei rigagnoli melmosi, dalle pareti sconquassate e permeabilissime […] I canali sono coperti dalle sole pietre del lastrico, dalle connessure delle quali e dalle altre aperture ad ogni pioggia forte rampolla, scorrendo per le vie, l’acqua infettata delle materie fecali, la quale dove il lastrico si avalla, forma delle pozzanghere i cui sedimenti, dopo asciutti, diventano polvere respirata dai polmoni». [Itinerari Triestini. James Joyce, di Renzo S. Crivelli, MGS Press, Trieste, 2008, pp. 47 e 49]. Questi bassifondi, insieme a quelli ancor più fetidi dell’area dei bordelli di Dublino, si ritrovano nel XV episodio di Ulysses (Circe).
1905, 27 luglio; fa caldo e Joyce vorrebbe passare il pomeriggio al mare, ma dopo una sosta al bar decide di rientrare a casa, dove trova Nora in preda a forti dolori che i due interpretano come il frutto di una indigestione. In realtà Joyce aveva sbagliato a contare i mesi della gravidanza: i coniugi erano convinti di essere all’ottavo ...anziché al nono. Infatti, è la più esperta padrona di casa a parlare di doglie e a chiamare una ostetrica, mentre James corre da un suo allievo, il dottor Sinigaglia, chiedendogli la cortesia di essere lui ad assistere la partoriente. Alle nove di sera nasce Giorgio. Il giorno dopo James manda un cablogramma a Stanislaus: “Figlio nato Jim”, seguito da una lettera in cui chiede al fratello di farsi prestare dall’amico Vincent Cosgrave una sterlina per pagare le spese del parto.

Tra un trasloco e l’altro James non ha smesso di scrivere il suo Stephen Hero. Si legge in Ellmann, op. cit., p. 250: «Il 15 marzo aveva terminato diciotto capitoli, venti il 4 aprile, ventuno a maggio, ventiquattro il 7 giugno. […] Gli mancavano ancora trentanove capitoli da scrivere per Stephen Hero; ma intanto, con rapidità molto maggiore, riuscì a dare una buona spinta a Dubliners. L’8 maggio aveva già scritto A Painful Case; The Boarding House fu pronto per il 13 luglio e Counterparts per il 16; Ivi Day in the Committe Room fu terminato il 1 settembre, An Encounter il 18, A Mother alla fine dello stesso mese; Araby e Grace durante ottobre. A luglio, comunicando che presto avrebbe finito il libro, annunziò che ne sarebbe seguito un altro, intitolato Provincials. Al principio dell’autunno studiò la disposizione del materiale di Dubliners. Nel saggio A Portrait of the Artist e in Stephen Hero, aveva insistito sulla necessità di rappresentare il proprio io sia nella fase della puerizia che in quella della maturità. In Dubliners volle vedere anche la città come un individuo la cui vita poteva essere distinta in quattro fasi, la prima rappresentata da bambini, l’ultima da personaggi ormai maturi.»


1905, autunno: James insiste perché suo fratello Stanislaus lo raggiunga a Trieste dove c’è una cattedra vacante alla Berlitz e Artifoni non avrebbe problemi ad assumerlo. Stanislaus, che ha ventun anni, deve decidere tra un nero futuro da impiegato sottopagato a Dublino, oppure riunirsi al fratello e condividere con lui gioie e debiti. Alla fine decide per questa seconda opzione e il 20 ottobre lascia Dublino. Dopo un viaggio “monacale” sui vagoni ferroviari di quarta classe per mancanza di denaro, appena installatosi in casa Canarutto, in una stanza accanto a quella del fratello, Stanislaus viene informato che James è rimasto con un solo centesimo in tasca, con immediata richiesta di un prestito. Il giorno dopo Stanislaus inizia a lavorare alla Berlitz in cambio di 40 corone alla settimana, soldi che James fin da subito ritira per lui, aggiungendoli ai suoi quarantadue. Una cifra discreta, tutto sommato, ma ben poca cosa se affidata a James: pranzi e cene in trattoria, serate passate a bere nei bar o frequentando bordelli contribuiscono a tenere la famiglia nella continua povertà.

1906, gennaio: i Francini propongono ai Joyce di tornare a vivere tutti insieme in un solo appartamento, come ai tempi di Pola, suddividendo le spese. Detto fatto, il 24 febbraio i Joyce e i Francini si installano nella casa al n. 1 di via Giovanni Boccaccio, secondo piano. Nora continua a non voler cucinare e quindi i Joyce riprendono a frequentare ristoranti e trattorie, quali l’Antica Bonavia al n. 4 di via Procureria. James, terrorizzato dall’idea che Nora potesse restare di nuovo incinta, pratica un suo personale metodo di controllo delle nascite: quando non lo trovano ubriaco in qualche bettola è facile trovarlo in qualche bordello. Francini, nella sua conferenza Joyce intimo spogliato in piazza pubblicata come opuscolo nel 1922, ci rende partecipi di alcune frasi ascoltate in quel periodo di convivenza: «Mia moglie ha imparato l’italiano, il che basti a far debiti comodamente. Io non li pago. Li pagherà Berlicche? [Berlitz] ciò non mi riguarda. I creditori mi dicono di mettermi in giudizio. Mi no go giudizio. Se se trataria de scoder tanto, tanto… ma pagar? Mi no mi. E go mastruzà la petizion. […] L’agente delle tasse è un ignorante che mi secca continuamente mi ha empito il tavolo di foglietti a mano dove c’è scritto: Monitorio, monitorio, monitorio. Io gli ho detto che se non la smette lo mando a farsi fo…raggiare da quel tagliaborse del suo padrone. Il tagliaborse è il governo di Vienna. Potrà esser domani quello di Roma. Ma o Vienna o Roma o Londra, per me i governi son tutti a un modo, filibustieri. […] Questa mattina - cosa strana perché non mi càpita mai - ero senza il becco di un quattrino. Sono andato dal mio Diretor e ghe go dito come che se; gli ho chiesto un anticipo sullo stipendio. La chiave della cassaforte non la jera inruginida; ma el Diretor mi ha rifiutato l’anticipo dicendomi che sono un pozzo. Gli ho risposto che ci si affoghi e me ne sono venuto”. “Ostrega, ma come fazzo mi povaro! […] Mia moglie non sapesse far altro, sa far figlioli e bolle di sapone. Bene, così non moriremo mai di fame. I figliuoli portan ricchezza, dice un proverbio italiano. Infatti Giorgio ha le scarpe rotte. Ma mia moglie se ne frega e seguita a far bolle di sapone. Cogliomberi! Se non ho giudizio, dopo Giorgio primo, essa è capace di scaricarmi il secondo del ramo maschile della dinastia. […] No, no, Nora mia, questo scherzo mi capacita poco. Perciò, finché a Trieste ci saranno petesseri, credo che al tuo uomo convenga passar la notte fuori a ciondolar come una pannuzza.»
Agli affanni economico-famigliari si uniscono le delusioni letterarie: Chamber Music non trova un editore. Dubliners si scontra col tipografo che chiede continue modifiche al testo, da lui ritenuto immorale: in un racconto James parla di “un uomo con due case da mantenere”; in un altro il tipografo arrossisce all’idea che un uomo possa “avere” una ragazza; il terzo punto è più indigesto: in un racconto una donna cambia continuamente le posizioni delle gambe. Non può essere accettato dalla morale corrente, dice lui, il tipografo censore. Ancora: a Richards, l’editore, non piace che Joyce inserisca più volte in un racconto la parola bloody (maledettamente), termine usatissimo in inglese come rafforzativo nelle imprecazioni. L’editore la recepisce come una parola sporca, da eliminare. Intanto il tempo passa e il libro non esce. Ora l’editore ha trovato da ridire su An Encounter, poi comunica che il racconto Two Gallants sarà da lui omesso dal libro. Esasperato, Joyce risponde che “cancellare questi punti avrebbe significato ridurre Dubliners ad un uovo senza sale”. A giugno Richards chiede nuove concessioni e il 9 luglio Joyce gli spedisce l’intero manoscritto fortemente rimaneggiato. Queste incertezze pesano anche su Stephen Hero, arenatosi al XXV capitolo. Joyce si sente intrappolato e riversa tutta la sua frustrazione su Trieste, odiando questa città: deve andarsene …e non deve aspettare tanto a farlo: Giuseppe Bertelli, il vice direttore della Berlitz triestina, è scappato con la cassa dell’istituto e Artifoni, complice il calo estivo dei clienti, si vede costretto a rinunciare ad uno dei fratelli Joyce. James prende a consultare le pagine degli annunci economici della Tribuna di Roma dove scopre che la Banca Nast, Kolb & Schumacher cerca un impiegato con buona conoscenza della lingua inglese. James risponde all’inserzione, passa il colloquio e alla fine di luglio - lasciandosi alle spalle una serie di debiti, saldati da suo fratello - arriva a Roma con moglie e figlio.
1906, 31 luglio, martedì, ore 21,30: la famiglia Joyce entra nella casa della signora Dufour, via Frattina 52, terzo piano, dove hanno affittato una stanza. Scrive Ellmann, op. cit., pp. 272-3: «Il 1 agosto si recò, per un colloquio decisivo, alla sede della banca, che sorgeva quasi all’angolo fra piazza Colonna e via s. Claudio. Schumacher, che, a quanto risultò, era non soltanto banchiere, ma anche console dell’impero austro-ungarico, lo ricevette con discreta cordialità. Assomigliava a un “Ben Jonson col pancione”, e camminava sbilenco, con un berretto sul capo. Chiese a Joyce che età avesse, chi fosse suo padre e in quali rapporti d’amicizia la sua famiglia fosse con il Lord Mayor di Dublino. Soddisfatto delle risposte, gli versò 65 lire come rimborso delle spese di viaggio, e gli concesse un acconto di 100 lire sulla prima mensilità, che era di 250 lire. […] Quanto ai colleghi, questi infastidirono Joyce fin dall’inizio. Soffrivano sempre di disturbi ai testicoli (“rotti, gonfi, ecc.”) o al sedere - raccontò Joyce a Stanislaus - e non facevano altro che descrivere minuziosamente i loro malanni. […] Per un mese e mezzo Joyce rimase nel reparto corrispondenza. Era un lavoro insipido, gravoso. Doveva scrivere dalle duecento alle duecentocinquanta lettere al giorno, cominciando alle 8,30 di mattina e terminando alle 19,30 e spesso anche più tardi, con due ore di libertà per il pranzo. La conseguenza immediata fu che consumò presto l’unico paio di pantaloni che aveva. Vi fece applicare due grosse toppe, e per nasconderle fu costretto a indossare il cappotto anche col caldo d’agosto. A Stanislaus, che glieli aveva prestati, comunicò afflitto che erano stati fatti con una stoffa troppo delicata per un lavoro continuo al tavolino. A settembre la sua bravura ricevette un piccolo riconoscimento, giacché - forse a causa del soprabito - fu trasferito al banco degli incassi, dove il lavoro era più facile e di maggior responsabilità. Ma qui, dovendo scontare assegni a importanti clienti, dovette comprarsi un paio di pantaloni. Nei rapporti con quell’insolito impiegato la banca commise il grosso errore di corrispondergli lo stipendio una volta al mese, invece che ogni settimana o magari giorno per giorno come aveva fatto la scuola Berlitz. Joyce era incapace di conservare il denaro, r inevitabilmente ricominciò a chiedere aiuto a Stanislaus. Il 16 agosto aveva già dato fondo a tutta la somma che la banca gli aveva anticipato. […] Stanislaus era furibondo. Stava ancora saldando i debiti contratti dal fratello a Trieste e ora doveva addossarsene altri.»
Causa il suo dispendioso tenore di vita, ben presto Joyce è costretto a cercarsi un secondo lavoro, dando lezioni private ad un certo Terzini ma è solo dopo aver risposto ad una inserzione della Tribuna, che il 20 di novembre Joyce inizia a dare lezioni d’inglese all’École des Languages. Nonostante questi nuovi introiti niente cambiava in famiglia e Stanislaus viene sommerso di richieste di denaro “in prestito”. Si aggiunga: il 12 novembre, non sopportando di avere in giro per casa quell’uomo sempre ubriaco, la signora Dufour lo invita a sloggiare alla fine del mese. Joyce pensa che come sempre tutto si accomoderà ma stavolta ha fatto male i suoi conti e alle 23 e 30 del 3 dicembre lui e la sua famiglia si trovano in mezzo alla strada. Presi alla sprovvista, sotto la pioggia, i Joyce affittano una carrozza e prendono a girare in cerca di un albergo, dove restano quattro notti. Dopo aver passato due giorni in cerca di camere d’affitto, il 7 dicembre trovano due stanzette al quinto (o quarto?) piano di via Monte Brianzo 51, prendendone possesso il giorno dopo. Il letto è piccolo e i due devono coricarsi testa-piedi, come Bloom e Molly in Ulysses.
Un passo indietro nei mesi. Verso la fine di settembre Richards scrive a Joyce che non può pubblicare Dubliners. A questo punto l’autore intende sciogliere il contratto con l’editore e si rivolge ad un ad un avvocato. Questi gli consiglia di scrivere all’editore per tentare di convincerlo, ma il 19 ottobre Richard risponde confermando la sua decisione. Il 20 novembre Joyce offre Dubliners ad un altro editore, John Long. In mezzo a tutto questo trambusto il 30 settembre 1906 James aveva trovato modo di accennare a Stanislaus la sua intenzione di dedicarsi alla stesura di un romanzo che avrebbe chiamato Ulysses, imperniato sulla figura di un ebreo di Dublino, bruno e cornuto, prendendo a seguire le cronache del divorzio di una coppia di ebrei di Dublino e occupandosi delle teorie antisemitiche di Guglielmo Ferrero. Il 9 ottobre il suo amico Symon, a cui aveva inviata una lettera con richiesta d’aiuto, chiede all’editore Elkin Mathews se lo interessava un libro di poesie scritto “da un giovane irlandese che si chiama J. A. Joyce. Non appartiene al Movimento celtico, e Yeats, benché ne riconosca la bravura, ce l’ha un po’ con lui perché ha attaccato il Movimento”. A dirla tutta, Joyce non solo ha attaccato il Movimento celtico, ma ha anche scritto che Yeats è “un idiota noioso, completamente staccato da quel popolo irlandese al quale si appella come autore della Countess Cathleen.” Mathews accetta di visionare il manoscritto di Chamber Music e il 17 gennaio 1907 Joyce riceve un contratto di pubblicazione, seguito a febbraio dalle prime bozze.
1907, 6 febbraio: James scrive a suo fratello che Ulysses non è andato più avanti del titolo. In crisi depressiva per le ingenti bevute e stressato da Nora che vuol cambiar casa, ai primi di febbraio James disdetta l’appartamento e versa la caparra per una stanza non molto lontana. Il periodo è frenetico e tutto felicemente precipita: illudendosi di aver trovato un altro alunno privato Joyce lascia l’Ècole des Languages e sperperato già l’11 febbraio l’intero stipendio percepito dieci giorni prima nell’acquisto di abiti e cappelli (con richiesta a Stanislaus di dieci corone), Joyce decide che deve scappare da Roma, informando la banca che lascerà l’impiego alla fine del mese (ma rimane fino al 5 marzo). In cerca di una nuova città pensa di trasferirsi a Marsiglia ma poi il 15 febbraio James informa suo fratello del suo imminente rientro a Trieste, ammettendo che “il viaggio a Roma era stato una coglionieria”. Stanislaus ne parla con Artifoni e questo rifiuta di riprenderlo alle sue dipendenze. Si aggiunga: il 21 febbraio John Long rifiuta di pubblicare Dubliners e Nora è di nuovo incinta.
Il 7 marzo 1907 Joyce scrive a suo fratello “arrivo otto trova stanza”. Tanto per non cambiare arriva a Trieste senza il becco di un quattrino in tasca, anche perché la notte prima della partenza, pieno di alcol, ha la bella idea di mostrare a due avventori di un bar l’ultimo stipendio ricevuto dalla banca. Uscito in strada, i due lo buttano e terra e gli rubano il portafogli con le duecento corone (e nella confusione che ne segue rischia anche di essere arrestato).
Al beato martire Stanislaus non resta che procurare a suo fratello una stanza presso la sua stessa affittacamere.

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mercoledì 25 febbraio 2015

Le date (e gli indirizzi) di James Joyce. #1 dalla nascita a Pola


© Per il testo e le immagini di Giancarlo Mauri

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In vita sua James Joyce deve aver cambiato più appartamenti che scarpe.
Seguirlo casa dopo casa non è un’impresa facile, ma James Joyce A to Z: the essential reference to the life and work, di A. Nicholas Fargnoli e Michael Patrick Gillespie, Oxford University Press, 1995, e James Joyce, la biografia scritta da Richard Ellmann e pubblicata nel 1959 dalla Oxford University Press Inc., New York (revised edition in 1982); traduzione dall’inglese di Piero Bernardini per Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1964 - sono stati i due fari che hanno illuminato le mie ricerche. Già alle pp. 32-33 e 90-91 del lavoro di Ellmann si incappa in due chiavi di lettura, a mio avviso fondamentali per comprendere il modo di vivere di James Joyce:

[pp. 32-33]. John Joyce si dedicava con pari impegno a procreare figli e a contrarre ipoteche sulle proprietà ereditate. Il primo figlio nacque nel 1881 ma non sopravvisse; John disse disperato: “Con lui è stata seppellita la mia vita,” ma presto si consolò con la nascita di un altro figlio. Fu durante la seconda gravidanza della moglie - Mary Jane (“May”) Murray - che, il 2 dicembre 1881, ipotecò la prima delle proprietà di Cork. Il secondo figlio, James Augusta (così fu erroneamente registrato nell’atto di nascita), nacque il 2 febbraio 1882, quando i Joyce si erano trasferiti da Kingstown a Rathmines, in Brighton Square West 41. Seguirono tre ipoteche, l’8 marzo, il 18 ottobre e il 27 novembre 1883; quindi nacque Margaret Alice (“Poppie”), il 18 gennaio 1884. Il 5 agosto 1884 fu ipotecata un’altra proprietà; John Stanislaus (“Stannie”) nacque il 17 dicembre dello stesso anno, e Charles Patrick il 24 luglio 1886. Ci furono altre due ipoteche, il 21 aprile e il 6 maggio 1887, e poi nacque George Alfred, nel giorno del compleanno del padre, cioè il 4 luglio 1887. Il 22 gennaio 1889 nacque Eileen Isabel Mary Xavier Brigit, il 18 gennaio 1890 Mary Kathleen, e il 26 ottobre 1891 Eva Mary. Poi, l’8 novembre 1892, venne Florence Elizabeth, cui seguirono nuove ipoteche il 24 dicembre 1892 e il 13 gennaio 1893. Mabel Josephine Anne (“Baby”) nacque il 27 novembre 1893; anche la sua nascita fu seguita a breve scadenza da due ipoteche, l’8 e il 16 febbraio 1894. Complessivamente, senza tener conto di tre aborti, erano nati quattro maschi e sei femmine. Non ci furono altri figli, né, dopo undici ipoteche, ci furono più proprietà. John Joyce riempiva la casa di figli e di debiti.

[pp. 90-91] La famiglia viveva del credito dei negozianti, i quali a loro volta vivevano nella speranza di vedersi pagare i debiti che sconsideratamente le avevano permesso di accumulare. Un giorno che John Joyce aveva riscosso la sua pensione mensile da David Drimmie & Son, la figlia Mabel lo convinse a saldare il debito col droghiere, rinunziare a bere e ricominciare da zero. Il droghiere accettò ben volentieri il denaro, ma non dette più nulla a credito. John Joyce giurò che non avrebbe mai più saldato un conto, e sicuramente mantenne la parola.

Vien facile la battuta: James diede sempre il meglio di sé per non sfigurare di fronte a suo padre.




  1884: pur rimanendo a Rathmines, sobborgo meridionale di Dublino, i Joyce lasciano l’indirizzo di Brighton Square West 41 e si trasferiscono al n. 23 di Castlewood Avenue
1887: ai primi di maggio John Joyce trasferisce la famiglia in una grande casa alla periferia di Bray, al n. 1 di Martello Terrace
1888, 1 settembre: James viene iscritto al Clongowes Wood College di Sallis, nella contea di Kildare, a 40 miglia da Bray, una scuola retta dai gesuiti. Ci resta fino al 1891, quando in seguito all’aggravata situazione finanziaria del padre, James viene ritirato.
1892: all’inizio dell’anno la famiglia Joyce si trasferisce al n. 23 di Carusfort Avenue di Blackrock, uno dei bassifondi di Dublino.
Verso la fine del 1892 o all’inizio del 1893 i Joyce si trasferiscono a Dublino. Alloggiano dapprima in camere ammobiliate, poi prendono in affitto una grande casa al n. 14 di Fitzgibbon Street, all’altezza di Mountjoy Square, il loro ultimo indirizzo decoroso.
 1894: dall’8 al 14 febbraio James accompagna il padre a Cork per vendere gli ultimi beni rimasti. Rientrano per un nuovo trasloco: stavolta trovano casa a Millbourne Lane, nel sobborgo di Drumcondra - ed è solo grazie alla borsa di studio di 20 scellini vinta da James se la famiglia può riprendere a vivere decorosamente e permettere a James e a suo padre una gita estiva a Glasgow.
1894: verso la fine dell’anno i Joyce ritornano a Dublino, stavolta al n. 17 di North Richmond Street
1897: James riceve una borsa di studio di 30 sterline all’anno per due anni: una manna per la famiglia.
1898: James prende a frequentare l’University College di Dublino …e la sua famiglia accelera il ritmo dei traslochi. Già nel 1898 si è trasferita al n. 29 di Windsor Avenue di Fairview, dove rimane fino al maggio del 1899, quando assieme ad una certa famiglia Hughes, i Joyce si trasferiscono in Convent Avenue. Verso la fine del 1899 li ritroviamo al n. 13 di Richmond Avenue, Fairview. Col trasloco successivo, maggio 1900, si spostano al n. 8 di Royal Terrace di Fairview e qui restano fino al 1901, anno in cui la famiglia si trasferisce al n. 32 di Glengariff Parade, all’altezza della North Circular Road.


Un passo indietro: sul numero del 1° aprile 1900 della Fortnightly Review (n.s. LXVII, n. 400, pp. 575-590) esce Ibsen’s New Drama di James Joyce, un articolo remunerato con 12 ghinee (lavoro poi inserito in Henrik Hibsen di Michael Egan, Routledge, London, 1972, p. 385 sgg). Dalla sua casa di Christiania, il 16 aprile Ibsen scrive al suo traduttore in inglese, William Archer: Ho letto, o meglio decifrato con difficoltà, un saggio del signor James Joyce sulla Fortnightly Review, un saggio che è molto benevolo e di cui avrei gran piacere di ringraziare l’autore sol che conoscessi un po’ meglio la sua lingua”. Il 23 aprile Archer inoltra il messaggio a Joyce e questi gli risponde:

Richmond Avenue 13 Fairview, Dublino
28 aprile 1900
Caro signore,
desidero ringraziarla per la sua gentilissima lettera. Io sono un giovane irlandese, ho diciotto anni, e le parole di Ibsen le serberò nel mio cuore per tutta la vita.
Devotamente, suo
Jas Joyce

Il ghiaccio è rotto. James prende a studiare il danese (ma anche il francese e litaliano) e in breve tempo sarà in grado di mantenere un continuo, proficuo e diretto contatto epistolare con Ibsen.

da internet


Una lettera datata 28 aprile 1900 conferma che i Joyce risiedono ancora al n. 13 di Richmond Avenue, Fairview, Dublino.
1900, maggio. James decide di investire parte delle 12 ghinee ricevute dalla Fortnightly Review in un viaggio col padre a Londra. Quasi tutte le sere i due vanno a teatro o in qualche music hall. Cercando di sondare il campo del giornalismo, James dapprima incontra T. P. O’Connor del T.P.’s Weekly, col risultato di sentirsi dire che è ancora troppo giovane per quel lavoro. James non demorde e fissa un incontro con W.L. Courtney, il direttore della Forthnight Review, che rimane sorpreso dalla giovane età di James. Il terzo tentativo è col letterato William Archer e questi, memore della lettera di Ibsen, invita il giovane a pranzo al Royal Service Club. La gita (e i soldi) è finita e ai Joyce non resta che tornarsene in Irlanda.
Estate del 1900: ricevuto l’incarico di formare le liste elettorali di Mullingar, nel cuore dell’Irlanda, John Joyce si porta appresso il figlio James. Questi, non avendo niente da fare, passa il tempo scrivendo un dramma teatrale: A Brilliant Career.
1900, 30 agosto: dal n. 8 della Royal Terrace, Fairview, Dublino, James invia A Brilliant Career a William Archer e questi, il 15 settembre, gli risponde “[…] Mi sembra che lei abbia del talento - forse anche qualcosa di più - e tuttavia non posso dire di ritenere che sia un dramma riuscito. […]”
1901, marzo: James scrive una prima lettera a Ibsen dando l’indirizzo di 8, Royal Terrace, Fairview, Dublino.
1901: dopo A Brilliant Career James cambia genere. Lascia il dramma teatrale e scrive The Day of the Rabblement, proponendolo per la pubblicazione a Hugh Kennedy, il direttore di St. Stephen, neonato periodico della scuola dei gesuiti. Consultato il suo superiore, padre Henry Browne, Kennedy è costretto a rifiutare lo scritto per via della libertà di pensiero e di parola ravvisabili in quel testo sul “Nolano”, alias Giordano Bruno. Irritato, Joyce propone al suo amico Francis Sheehy-Skeffington, autore a sua volta di A Forgotten Aspect of the University Question, uno scritto a favore della parità delle donne nell’università, tema indigesto ai gesuiti, di pubblicare a loro spese i due articoli. Detto fatto, attraversano la strada ed entrano nella cartoleria Gerrard Brothers, dove si fanno stampare 85 copie di Two Essays, poi distribuito grazie all’aiuto di Stanislaus Joyce. Fatta arrivare nelle mani giuste, questa pubblicazione suscita un discreto scalpore e St. Stephen non può esimersi dal pubblicare alcuni articoli che parlano benevolmente del lavoro letterario di Joyce. - Oggi quel che rimane dei primi lavori joyciani si possono leggere in The Critical Writings of James Joyce, Edited by Ellsworth Mason and Richard Ellmann. The Wiking Press, New York, 1959.
 1901, 1 febbraio: alla Literary and Historical Society James legge un suo discorso sul poeta irlandese James Clarence Mangan, di cui aveva già musicato due poesie, secondo l’usanza irlandese.
1902, 9 marzo: George Joyce, un fratello di James, muore di peritonite; tre anni dopo James chiamerà George il suo primogenito.
1902, aprile: in cerca di nuove entrate monetarie, John insiste perché suo figlio James s’impieghi al birrificio Guinness; al contrario, James s’inscrive alla S. Cecilia Medical School.
1902, maggio: il discorso James Clarence Mangan viene pubblicato sul St. Stephen’s, the University College Dublin magazine; sarà poi ripreso da Ulysses Bookshop, Dublin, 1930.
1902, giugno: superato gli ultimi esami, James lascia l’University College.
1902, ottobre: Joyce realizza uno dei suoi desideri incontrando un mostro sacro della poesia: W.B. Yeats.
1902, 31 ottobre: James ritira il diploma della Royal University.
1902, 24 ottobre: altra geniale pensata di John Joyce: rinunciando a metà della pensione, questi realizza 900 sterline, una somma sufficiente a comperare una casa al n. 7 di St. Peter’s Terrace, Phibsborough (Cabra). Contando adesso su sole 5 sterline, 10 scellini e 1½ pence al mese, John Joyce riprende fin da subito ad indebitarsi, contraendo una prima ipoteca di 100 sterline sulla casa, seguita il 18 dicembre da un’altra di 50 sterline; il 24 aprile 1903 un’altra ancora di 50 sterline e il 3 novembre 1903 l’ultima di 65 sterline. Il 26 maggio 1905 John è costretto a vendere quel poco che gli rimane di quella casa …e la famiglia trasloca ancora una volta.

Bloomsday a Dublino - da internet

1902, 18 novembre: rimasto coinvolto dagli affari del padre, trovandosi senza soldi e sovente senza pasti, in cerca di un suo posto al sole James scrive una lettera alla Faculté de Medicine di Parigi chiedendo di essere ammesso ai loro corsi. Con l’aiuto di un’amica, Lady Augusta Gregory, e dopo una visita a E.V. Longwort, il direttore del Daily Express - che acconsente ad inviargli libri da recensire, aiutandolo a mantenersi - James Joyce parte per Parigi dove, ai primi di dicembre, s’installa all’Hôtel Corneille, nel Quartiere Latino, tradizionale punto di riferimento dei viaggiatori inglesi squattrinati.
1902, 4 dicembre: James scrive le prime recensioni per il Daily Express, ma “ci va giù pesante” con le critiche sui libri altrui; Longwort gli rammenta che il recensore cubico medio “deve parlar bene” dei libri ricevuti, ma Joyce deve avere le orecchie tappate (e Lady Gregory gli fa sapere di sentirsi offesa).
1902, 5 dicembre: James va ad informarsi sui corsi di medicina; trova tanti problemi ma il ragazzo è sveglio, ha studiato il francese, e già il 7 dicembre può assistere alle prime lezioni universitarie. Per vivere di suo, Joyce pensa di mettersi ad insegnare l’inglese e, volendolo, un posto a orario completo è disponibile alla Berltiz School, pagato 150 franchi al mese (7 sterline e 10 scellini), una soluzione che non gli permetterebbe di seguire le lezioni universitarie. Batte altre strade e per il momento accetta di dare lezioni private a Joseph Douce, commerciante di champagne.
1902, 22 dicembre: lamentandosi malato, il padre - che ha appena incassato 50 sterline da un’ipoteca sulla casa - gli invia i soldi per rientrare a Dublino, dove arriva il 23
1903, 23 gennaio: ripresosi, grazie ai pasti cucinati dalla mamma, Joyce torna all’Hôtel Corneille di Parigi; qui riprende a seguire i corsi universitari e a dare lezioni d’inglese a Douce.
1903, 11 aprile: a mezzanotte James batte alla porta di casa del suo allievo portandogli da leggere un telegramma appena ricevuto: “Mamma morente vieni papà”. Douce gli anticipa 375 franchi e il mattino del 12 Joyce lascia Parigi per Dublino.
La mamma è malata di cancro, ma pare riprendersi. James non ha un lavoro né altre occupazione e sotto l’abile tutela di Olivier Gogarty, un amico conosciuto frequentando la Biblioteca Nazionale, James segue le orme paterne dedicandosi a grandi bevute di alcol, con disastrose sbornie.
1903, 13 agosto: a soli 44 anni muore May Joyce
1903: fra il 3 e il 19 novembre, quattordici recensioni di Joyce (non firmate) compaiono sul Daily Express.
1904, 7 gennaio: saputo che due scrittori, John Eglinton e Fred Ryan, hanno l’intenzione di dar vita ad una nuova rivista di cultura intitolata Diana, in un sol giorno e di getto James scrive il racconto A Portrait of the Artist, titolo suggeritogli da Stanislaus, e lo invia ai direttori del periodico. Trovando da ridire sulle gesta sessuali descritte nel testo, Eglinton rifiuta lo scritto, un gesto che permetterà, nei dieci anni a venire, di dar modo a Joyce di ricavare da quel primo embrione Stephen Hero e poi A Portrait of the Artist as a Young Man.


James Joyce e Nora Barnacle (da internet)

1904: con la scusa che suo padre, sempre in cerca di soldi, ha venduto il pianoforte che serviva a James per dar sfogo alla sua vocazione canora, nel periodo tra aprile e maggio James decide di lasciare la casa famigliare, affittando una grande stanza che occupa tutto il primo piano di una casa al n. 60 di Shelbourne Street, Dublino, dove viveva la famiglia McKernan. Qui installatosi, James affitta un pianoforte, che il negozio Piggott ben presto si riporterà via per i mancati pagamenti; per lo stesso motivo, alla fine di agosto dovrà lasciare l’appartamento dei McKernan.
1904, 10 giugno: a Dublino, passeggiando per Nassau Street, James è colpito da una ragazza alta, capelli castani, passo sicuro. Nora Barnacle, figlia di un panettiere di Galway - forte bevitore, sempre indebitato: una costante che si ripete -, allevata da una nonna e poi dagli zii materni, da sei mesi lavora al Finn’s Hotel. Lui le chiede un appuntamento per il 14, davanti alla casa di Sir William Wilde, all’angolo di Merrion Square, ma quel giorno Nora non si fa vedere.
1904: 15 giugno; invitato dai McKernan a lasciare la stanza finché non avesse avuto i soldi per pagare l’affitto, James chiede aiuto ai suoi amici James e Gretta Cousins, che gli mettono a disposizione una sala della loro piccola casa al mare, a Ballsbridge, dove James può restare per alcune notti.
1904, 16 giugno: finalmente James può incontrare Nora: i due si vedono di sera e fanno una passeggiata fino a Ringsend. Da allora cominciano a vedersi regolarmente …e il 16 giugno entra nella storia della letteratura come il Bloomsday dell’Ulysses.


da internet


1904, 23 giugno: rientrato a Shelbourne Road, James termina un capitolo di 102 pagine di Stephen Hero e l’invia in lettura a George Russell e a Constantine Curran; questi elogia il manoscritto.
1904, luglio: dopo aver letto e ammirato Stephen Hero Russell suggerisce a Joyce di scrivere articoli facili e leggibili per l’Irish Homestead, pagati una sterlina cadauno. James accetta e scrive The Sisters. Pubblicato il 13 agosto, questo scritto inaugura la serie dei Dubliners, continuata con Eveline (pubblicato il 10 settembre) e After the Race (17 dicembre). Allontanandosi dall’amabile, rassicurante, caldo mondo borghese (celtico) celebrato da Yeats con la realtà quotidiana degli “scrocconi irlandesi”, dopo questo racconto H. F. Norman, il direttore dell’Irish Homestead, chiede a Joyce di non inviargli altri racconti perché “gli arrivavano troppe lettere di protesta dai lettori”.
1904, 8 agosto: Costance Curran, il nuovo editor del St. Stephen’s, si rifiuta di pubblicare The Holy Office - quell’ “empia cosa” scrive nella lettera d’accompagnamento - breve racconto sul movimento letterario irlandese, che agli occhi di Joyce “appariva una truffa esattamente come le virtù irlandesi, fra le quali si annidavano la crudeltà mascherata da nobile moralismo e la paura onanistica mascherata da purezza. […] Con vivaci battute egli sistema, in materia più o meno definitiva, i suoi contemporanei. Yeats si è lasciato guidare dalle donne; Synge scrive di bevute ma non beve mai; Gogarty è uno snob, Colum un camaleonte, Roberts un idolatra di Russell, Starkey un topo, Russell un asino mistico.” Merce poco adatta per finire sulle pagine del periodico dei gesuiti.
1904, agosto: il più intimo amico di James, Vincent Cosgrave, fa di tutto per conquistare Nora, dicendole che James è un pazzo, ma Nora non gli dà ascolto. Questo affaire avrà anni dopo un suo spiacevole seguito.
1904, 9 settembre: sempre alla ricerca di un luogo dove vivere lontano dalle sbronze del padre (adesso ha le sue proprie da gestire), James si accorda con Gogarty per condividere le spese dell’affitto della torre Martello di Sandycove, una proprietà del ministero della Guerra, costruita un secolo prima per difendersi dall’invasione napoleonica. In preda all’alcol, la notte tra il 14 e il 15 settembre, Samuel Trench, coinquilino di Gogarty nella Torre, si mette a sparare colpi di pistola, subito imitato da Gogarty. Il mattino seguente James lascia i due e bussa alla porta di zia Josephine, tappa intermedia al rientro nella casa del padre. A lui comunica la decisione di lasciare l’Irlanda e John Joyce si dice d’accordo.
1904, 16 settembre: James, che ha già chiesto a Nora se è disposta a lasciar tutto e partire con lui, ricevendo come risposta un deciso “Sì”, le scrive una lettera: “Mi sembra di star combattendo per te una battaglia contro ogni forza religiosa e sociale dell’Irlanda, e di non avere nulla su cui contare tranne me stesso. Non c’è vita qui, né naturalezza né onestà. La gente vive insieme nella stessa casa tutta quanta la vita e alla fine ognuno si ritrova più isolato di prima… Il fatto che tu possa scegliere di stare al mio fianco nella mia vita azzardosa mi riempie di grande orgoglio e di gioia… Permettimi, carissima Nora, di dirti quanto desidero che tu condivida ogni felicità che io possa avere, e di ripeterti quanto rispetto questo nostro amore che è mio desiderio meritare e contraccambiare.”
1904, 18 settembre: James, che aveva risposto ad un’inserzione della Midland Scholastic Agency di Market Rase, Inghilterra, scrive a Nora - segnalando l’indirizzo di n. 103 di North Strand Road, Fairview - d’aver appena ricevuto una nota positiva.
1904, 29 settembre: in cambio di due ghinee, E. Gilford, la titolare della Midland Scholastic Agency, comunica a Joyce di aver trovato un posto di lavoro per lui alla Berlitz School di Amsterdam, un lavoro a Londra per Nora. Per la coppia è una bella notizia: avrebbero potuto restare entrambi un po’ di tempo a Londra, mettere da parte del denaro e poi cercare fortuna a Parigi, la vera meta di James.
1904: il 4 ottobre la signorina Gilford manda un telegramma a Joyce con istruzioni per raggiungere entro la fine della settimana la Berlitz School di Zurigo, il nuovo posto di lavoro che lei afferma di avergli trovato. James comincia ad organizzare una colletta per finanziare il suo viaggio all’estero: Lady Gregory gli invia 5 sterline, George Russel ne invia una. La stessa cifra arriva da George Roberts e da Fred Ryan. A Seumas O’Sullivan chiede un paio di pantaloni e un paio di scarpe. Anche Stanislaus fa il giro della città raccogliendo del denaro per aiutare il fratello. Alla fine, James e Nora riescono a salire sul battello e raggiungere Londra, dove James lascia la compagna da sola per un paio d’ore in un parco mentre lui va in cerca di Arthur Symons per discutere con lui la sistemazione di Chamber Music. In verità, James intende farsi prestare del denaro da lui, desiderio frustrato dal non aver trovata Symons in casa.
1904, 9 ottobre: James e Nora arrivano a Parigi, dove spendono gli ultimi spiccioli che hanno in tasca per la carrozza che li trasporta dalla Gare Saint Lazare alla Gare de l’Est. Ancora una volta James lascia Nora ad attenderlo seduta su di una panchina di un parco, mentre lui va in cerca di soldi. Douce è in vacanza in Spagna, il medico Rivière gli presta 60 franchi. Dopo un altro paio di visite, la sera stessa i due salgono sul treno e l’11 ottobre arrivano a Zurigo, dove prendono alloggio al Gasthaus Hoffnung, al n. 16 di Lagerstrasse. Qui James scrive una lettera a suo fratello Stanislaus confidandogli che Nora “Finalement, elle n’est pas encore vierge; elle est touchée”. Ora lo sappiamo anche noi e segniamo la data sul calendario.
1904, 12 ottobre: James scrive a Stannie che “sono andato ieri alla Berlitz School” ma non c’è nessun posto disponibile. Capito di essere stato truffato dalla signora Gilford, Joyce trova un appoggio nel signor Malacrida, direttore della Berlitz School di Zurigo, il quale si dà da fare per trovargli un posto d’insegnante in Svizzera o in Italia. Segue un periodo di sconforto che Joyce tenta di vincere scrivendo l’undicesimo capitolo di Stephen Hero. Dopo una settimana Malacrida può annunciare a James di aver saputo dellesistenza di un posto vacante a Trieste.
1904, 20 ottobre; nella città austriaca di Trieste, con una sola valigia e con undici capitoli delle Gesta di Stephen in tasca, James Joyce e Nora Barnacle arrivano alla Stazione di Ferrovia Meridionale, ora Stazione Centrale. Dopo le note traversie con la polizia - lui, partito da solo per cercare un posto dove dormire, si lascia coinvolgere in un litigio tra marinai inglesi e la polizia lo arresta; il tutto mentre l’ignara fidanzata, tanto per non cambiare, lo aspetta seduta su di una panchina dei giardini della stazione - i due varcano la soglia della Berlitz School in via San Nicolò 32. Qui Almidano Artifoni, il proprietario, gli dice che non ha bisogno di lui. La coppia si sistema all’Hôtel Central di I. S. Haberleitner in via San Nicolò 15 e poi, nei giorni seguenti, trova alloggio presso quattro diversi affittacamere, mentre James si ingegna a trovare studenti a cui impartire lezioni private. I soldi così guadagnati sono pochi e lui inizia a chiedere prestiti “a destra, a manca e al centro” in una città dove non conosceva nessuno. Per evitare i creditori James mette in pratica quello che ha imparato dal padre, cambiando indirizzo ogni giorno. Tra una questua e l’altra, il nostro scrive il dodicesimo capitolo del suo libro e incomincia una novella, Christmas Eve.  Dopo pochi giorni Artifoni - socialista, che ha preso in simpatia James - gli trova un posto di lavoro alla neonata Berlitz School di Pola, facendo pubblicare sul Giornaletto di Pola del 31 ottobre un primo articolo annunciante l’arrivo in quella città di mister James Joyce, bachelor of arts. James e Nora salgono sul vaporetto, trovando Artifoni ad attenderli sul molo.
Nora trova Pola “un posto stranamente vecchio”, James definisce la città “una Siberia marittima”, l’intera penisola “una noiosa regione incuneata nell’Adriatico, popolata da slavi ignoranti con piccoli berretti rossi e brache enormi”. E dell’Austria che pensa? “Odio questo paese cattolico con le sue cento razze e le sue mille lingue, governato da un parlamento che non può concludere niente e che siede al massimo per una settimana, e dalla casa reale più corrotta d’Europa”. Per il suo lavoro d’insegnante Joyce riceve 2 sterline alla settimana, cifra che permette ai due di vivere in una stanza ammobiliata e una cucina al terzo piano di una casa al n. 2 di via Giulia, a due passi dalla scuola.
Il sostituto locale di Artifoni è un giovane fiorentino, Alessandro Francini, che aveva aggiunto al suo cognome quello della moglie, Bruni. Educato dagli scolopi, trova fin da subito delle affinità con l’irlandese uscito dall’università dei gesuiti e le coppie prendono a frequentarsi anche fuori dalla scuola, dandosi reciproche lezioni di dublinese e di toscano. Lo stesso fa col collega Marckwardt, che gli dà lezioni di tedesco in cambio di lezioni d’inglese.
Anche Amalija Globocnik, assistente amministrativo di Francini, prende in simpatia i Joyce e prende a far loro visita nella stanzetta di via Giulia, dove ha modo di notare l’indigenza della coppia - che arriva a chiederle in prestito un po’ di acetilene per la lampada - e siccome non vi è una stufa in quella stanza, d’inverno vi si gela.
Nora, che trova difficile adattarsi a questa vita, incita James a finire il suo libro e diventare finalmente ricco, così che entrambi possano andarsene a vivere a Parigi - e per dimostrare che crede davvero a questa possibilità lei si mette a studiare il francese. Lui a novembre riprende il racconto Christmas Eve e lo rielabora trasformandolo in Hallow Eve, racconto finito il 19 gennaio 1905 e subito spedito a Stanislaus con l’incarico di venderlo all’Irish Homestead, che però lo rifiuta. Nel frattempo, il 12 dicembre Joyce considera finiti i capitoli XII e XIII di Stephen Hero e nei mesi di gennaio e febbraio 1905 si dedica ai capitoli XVII e XVIII del romanzo, che adesso s’intitola A Portrait of the Artist. Tra una scrittura e l’altra continua le letture cristologiche che tanto l’appassionano, quali i Souvenirs e la Vie de Jésus di Renan, la Vita di Gesù di David Friedrich Strauss, The Madonna of the Future di Henry James e tanti altri.
1904, novembre: James inizia a sobillare il fratello Stanislaus, che pure lui naviga in cattive acque, invitandolo a raggiungerlo a Trieste.
1904: alla fine di dicembre Nora, che è incinta, non può resistere al gelo della stanza non riscaldata e Francini mette generosamente a disposizione dei Joyce il secondo piano della sua casa di via Medolino 7 (oggi 1), dove vi è una stufa e una scrivania. Nora e James si trasferiscono a questo nuovo indirizzo il 13 gennaio 1905. Resteranno coi Francini fino al loro rientro a Trieste.
1905, febbraio: gli austriaci scoprono una rete di spie attive a Pola e per rappresaglia espellono dalla città tutti gli stranieri. Artifoni gli chiede di rientrare a Trieste e nei primi giorni di marzo, una domenica mattina, James e Nora abbandonano la mai amata Pola.