giovedì 26 giugno 2014

James Joyce e Sylvia Beach


Seguire le tracce di Joyce a Parigi richiede molto tempo, una discreta conoscenza della sua vita, una buona carta topografica, un carnet di biglietti per i mezzi pubblici, scarpe comode.

Punto di partenza è la fermata Odéon della metrò. Imboccata la rue de l’École de Médecine, subito si prende a destra la rue Dupuytren. Sosta davanti al numero 8: qui, nel 1919, l’emigrata Sylvia Beach realizza il suo sogno di aprire un negozio di libri in lingua inglese a Parigi, che lei chiama Shakespeare and Company - e galeotta fu anche la relazione sentimentale allacciata con Adrienne Monnier, proprietaria della Maison des Amis du Livre al n. 7 di rue de l’Odéon. La notizia della presenza di un locale dove, oltre ai libri, si possono consultare le principali riviste letterarie d’oltreoceano fa subito il giro della città e la clientela non tarda ad arrivare: George Antheil, Ezra Pound, Bob McAlmon, Gertrude Stein e sua “moglie” Alice B. Toklas sono tra i primi ad affacciarsi alla porta.

Un’afosa domenica (11 luglio per i pignoli) del 1920 Adrienne e Sylvia si recano a casa del poeta André Spire per un party tra amici. Tra gli invitati ci sono Nora e James Joyce, persona di cui Sylvia nutre un’autentica venerazione. Scrive: «Tremando per l’emozione chiesi: “Il grande James Joyce?” “James Joyce”, replicò.» Il dado è tratto: il giorno dopo Jim è in rue Dupuytren, dove confessa a Sylvia che al momento ha tre problemi da risolvere: «trovare un tetto per quattro persone; trovare un lavoro che gli permettesse di nutrirle e vestirle; finire Ulysses». Da quel giorno e per alcuni anni a venire Shakesperare and Company diventa il punto d’incontro tra Joyce e gli scrittori residenti a Parigi, o di passaggio, desiderosi di conoscerlo.
Nell’estate del 1921 la libreria trasloca. Proprio di fronte al negozio di Adrienne si è liberato un locale e nel giro di pochi giorni 12 rue de l’Odéon diventa il nuovo indirizzo di Shakespeare and Company. Qui oggi vi sono due lapidi, di cui una ricorda che

EN 1922
DANS CETTE MAISON
M.LLE SYLVIA BEACH PUBLIA
“ULYSSES”
DE JAMES JOYCE.

Questa avventura, ma non solo, è raccontata in ogni dettaglio dalla stessa Beach nel suo libro Shakespeare and Company, Edizioni Sylvestre Bonnard, a cui rimando.

* * * * *

Siamo nel 1907. Insofferente alla situazione politica dell’Irlanda («il vero sovrano dell’Irlanda è il papa» scrive sul Piccolo della Sera del 16 settembre 1907) Joyce torna a Trieste, ospite di suo fratello Stanislaus. Qui gli si riaffaccia una vecchia idea, confermata dal fratello in una lettera: «Jim sta ampliando il racconto Ulysses e lo sta trasformando in un piccolo romanzo [...] e ne farà un Peer Gynt dublinese» che si svolge in un solo giorno, il 16 giugno 1904, il giorno in cui James e Nora si sono conosciuti. L’idea prende forma ma gli appunti diventano stesura solo a partire dal 1.o marzo 1914, quando James, attento al valore simbolico delle date, inizia a scrivere il romanzo. Poi scoppia la guerra e i Joyce, cittadini inglesi in territorio nemico, si spostano a Zurigo.
1919. Il numero di gennaio della Little Review esce con Lestrigoni, il primo episodio di Ulysses ad essere divulgato, seguito a maggio da Scilla e Cariddi. Scatta la denuncia per uso di parole oscene e la censura provvede a sequestrare entrambi i numeri, mandandoli al rogo. Stessa sorte tocca al numero di gennaio 1920, contenente Ciclope, e a quello di luglio-agosto con Nausicaa, entrambi denunciati da John B. Summer, segretario della newyorchese Società per la Prevenzione del Vizio. Preso Joyce sotto la sua ala, Ezra Pound gli suggerisce di trasferirsi “almeno per qualche giorno” a Parigi per prendere degli accordi per la traduzione francese di A Portrait of the Artist as a Young Man e di Dubliners. Pound parte subito per preparargli la via mentre i Joyce da Trieste, dov’erano ritornati, si fermano due giorni a Venezia e poi a Milano per vedere Carlo Linati intento a tradurre Exiles; infine, attraversata la Svizzera e fatta una sosta a Digione, entrano a Parigi l’8 luglio, dove Pound ha loro trovato una sistemazione “momentanea” in una pensione al 9 di rue de l’Université. Venuti per restarci una settimana... se ne andranno vent’anni più tardi.
L’onnipresente Pound propone a Ludmila Bloch-Savitsky, suocera del poeta inglese John Rodker, di tradurre in francese A Portrait: sarà lei a convincere l’autore di dare alla versione francese il titolo Dedalus, più incisivo che non Portrait de l’Artiste. A metà luglio Ludmila e suo marito, il poeta André Fontanas, offrono ai Joyce un alloggio al 5 di rue de l’Assomption e in queste tre stanze (la «scatola di fiammiferi»), prive di mobili confortevoli, la famiglia rimane dal 15 luglio al 1 novembre. Passato il mese di ottobre a caccia di una nuova casa, non avendo trovato nulla i Joyce ritornano al 9 di rue de l’Université. Poco dopo James incappa in un costoso appartamento al 3 di Boulevard Raspail e con aiuti vari all’inizio di dicembre lo prende in affitto per 300 sterline l’anno (Giusto per capire: qualche anno più tardi Nora gli scrive da Londra chiedendo l’invio di 2 sterline la settimana, cifra sufficiente per pagare l’alloggio e mantenere Giorgio e Lucia, i loro figli). In questo appartamento il 20 dicembre Joyce finisce di riscrivere Circe.
L’anno 1921 inizia col processo alla Court of Special Session, nel Greenwich Village. Il 4 febbraio le due direttrici della Little Review, Margaret Anderson e Jean Heap si presentano davanti al giudice (che impedisce loro “perché donne” di ascoltare la lettura di alcuni brani dei testi da loro stampati). Il verdetto, emesso il 21 febbraio, è pesante: entrambe vengono condannate ad una multa di 50 dollari per aver stampato scritti contenenti parole triviali («anche quadriviali» commenta Joyce). Di conseguenza, il 24 marzo l’editore Huebsch scrive a Joyce che senza modifiche al testo lui non pubblicherà Ulysses. Incassata una risposta negativa, il 5 aprile Huebsch rifiuta ufficialmente il manoscritto. Di fronte ad un Joyce affranto (e dolorante per i suoi gravi problemi agli occhi), il giorno dopo, 6 aprile 1921, Sylvia Beach osa: «Non concederebbe a Shakespeare and Company l’onore di pubblicare il suo Ulysses? Il suo consenso fu immediato ed entusiasta [...] ci separammo entrambi molto commossi, con l’accordo che lui tornasse l’indomani a sentire cosa pensava del mio progetto Adrienne Monnier». Adrienne approva e fin da subito 12 rue de l’Odéon diventa il quartier generale della neonata casa editrice. Energica e pratica, già il 10 aprile Sylvia mette in circolazione un volantino - con scheda di sottoscrizione sul retro - annunciante «per “l’autunno 1921” la pubblicazione dell’Ulysses di James Joyce “in edizione integrale” [...] L’edizione sarebbe stata di mille copie: cento su vergé Hollande e firmate dall’autore, in vendita a 350 franchi; 150 su vergé d’Arches, a 250 franchi; le rimanenti 750 su carta comune a 150 franchi». Malgrado il pessimismo di Joyce («lui era convinto che se avessimo fatto un’edizione di dodici copie qualcuna sarebbe rimasta invenduta»), in breve tempo le richieste esauriscono la tiratura («ce ne rimasero nove»). Joyce ritrova il perduto entusiasmo e già a maggio riferisce in una lettera che «sto scrivendo Itaca in forma di catechismo matematico ... L’ultima parola (umana, troppo umana) è lasciata a Penelope».
La pensione dove alloggiano i Joyce («quel dannato bordello») non è il posto migliore per uno scrittore bisognoso di concentrazione ed è quindi una manna la proposta avanzata dal poeta Valery Larbaud: visto che da maggio ai primi d’ottobre sarà in Italia, vorrebbero i Joyce usufruire del suo alloggio al 71 di rue du Cardinal Lemoine? Il 3 giugno i Joyce entrano in casa. Oggi una lapide ricorda che

JAMES JOYCE
(1882-1941)
ÉCRIVAIN BRITANNIQUE
D’ORIGINE IRLANDAISE
ACCUELLI PAR VALERY LARBAUD,
A ACHEVÉ ICI SON ROMAN “ULYSSE”,
OUVRAGE MAJEUR DE LA LITTÉRATURE
DU VINGTIÈME SIÈCLE.

Ma sarà poi vero che Joyce “ha qui completato” il suo romanzo? Vediamo: il 7 agosto scrive alla signorina Harriet Weaver (la londinese che generosamente lo sovvenziona con diverse migliaia di sterline, cifra che Joyce regolarmente esaurisce nel minor tempo possibile) che la maggior parte di Itaca è pronta e che ha scritto le prime 2500 parole di Penelope. Il 16 agosto aggiunge che l’episodio di Penelope è «progettato in tutti particolari». Il 7 settembre le bozze portategli dallo stampatore digionese Darantiére sono riviste fino a Scilla e Cariddi. Quando Larbaud rientra a Parigi - e i Joyce tornano al n. 9 di rue de l’Université - e il libro è ben lungi dall’essere terminato.
Il 7 ottobre Joyce invia Penelope alla tipografia. Il 29 finisce Itaca, dichiarando che il libro è terminato. Momentaneamente, visto che il continuo apporto di inserimenti e ripensamenti al testo portano l’editrice e lo stampatore sull’orlo di una crisi di nervi, ritardando di 7 mesi l’uscita del libro (e alcuni adirati sottoscrittori minacciano querele). Il 2 febbraio 1922, quarantesimo compleanno di Joyce, Darantiére incarica il capotreno del convoglio diretto a Parigi di consegnare (sorpresa!) a Sylvia Beach due copie di Ulysses complete della sovracopertina “azzurro Grecia”, colore preparato dal pittore Nutting e stampato su carta bianca. Salvo che a Joyce, questa copertina non piacerà proprio a nessuno: Hemingway la toglie subito, imitato da gran parte dei sottoscrittori. Ad averla, oggi vale una fortuna: nel 2009 un volume vergé Hollande completo di sovracopertina è stato battuto all’asta per 275.000 £, tre anni dopo una copia imperfetta è stata battuta per 170.500 $. Senza sovracopertina una copia su vergé Hollande è stato valutato 70.000 £, 15.000 su carta comune.
Il libro esce dai torchi nel mese di aprile 1922.

* * * * *

Torno alla geografia joicyana. Il 12 novembre 1922, dopo una vacanza a Nizza, i Joyce si sistemano in un meublé al 26 Avenue Charles Floquet. Agosto 1923: grazie alla sovvenzione della sig.na Weaver, i Joyce, al ritorno da un viaggio in Irlanda, prendono alloggio al Victoria Palace Hôtel, 6 rue Blaise Desgoffes. Ai primi di settembre 1924 si trasferiscono all’ 8 Avenue Charles Floquet. Al principio di giugno 1925 si spostano al 2 Square Robiac, dove prendono in affitto un appartamento che terranno fino all’11 aprile 1931, giorno in cui i Joyce si trasferiscono all’Hôtel Powers, 52 rue Francois Premier. Qualche giorno dopo partono per Londra e qui, il 4 luglio «James Augustine Aloysius, di anni 49, laureato, celibe» sposa per la seconda volta (la prima era stata a Trieste) «Nora Joseph Barnacle, nubile, di anni 47, residenti entrambi in Camden Grove 28 b, London, W. 8.» A fine settembre tornano a Parigi per installarsi nel distintissimo La Résidence, 4 Avenue Pierre Premier de Serbie. A dicembre si spostano in un meublé, 2 Avenue Saint Philibert. 1932: tornati da Nizza, in novembre i Joyce trovano casa al 42 rue Galilée. A dicembre si spostano al 2 Avenue Saint Philibert. Il 12 luglio 1934 Joyce affitta un alloggio di quattro stanze con telefono, riscaldamento e ascensore al quinto piano di 7 rue Edmond-Valentin.
Per Nora e James è un brutto momento, con tanti periodi di lontananza da casa pur di essere vicini alla figlia Lucia, afflitta da gravi problemi di demenza precoce che neppure nella clinica di Jung si è riusciti ad arginare («Il guaio è che sono affamata di sesso» confessa ad un amico del padre). Nel marzo 1936, dopo l’ennesima crisi Lucia viene portata via di casa in camicia di forza. Dichiarata pericolosa per sé e per gli altri, un mese dopo il padre la fa trasferire nella Maison de Santé di Ivry.
1939. James e Nora lasciano l’appartamento di rue Edmond Valentin, ormai troppo grande per loro due (Giorgio si è sposato), e si trasferiscono al 34 rue des Vignes. A novembre la coppia si sposta all’Hôtel Lutétia; è qui che Joyce mostra i primi segni della malattia. 24 dicembre: i tedeschi si avvicinano a Parigi e i Joyce, Giorgio (Helen Fleischmann, la moglie, lo ha lasciato, stabilendosi a New York; divorzieranno) e suo figlio Stephen si trasferiscono all’Hôtel de la Paix di Saint-Gérand-le-Puy, vicino a Vichy. Nel giugno del 1940 occupano la casa di una donna ricoverata in ospedale, poi vanno all’Hôtel du Commerce.
Il 14 dicembre inizia il viaggio dei quattro verso la Svizzera, con soste a Ginevra e Losanna. Il 17 sono a Zurigo, dove prendono due stanze all’Hôtel Pension Delphin, Muhlebachstrasse 69. Sabato 11 gennaio 1941, dopo una cena al ristorante Kronenhalle in compagnia di amici, Joyce è ricoverato al Roten Kreuz Hospital, dove gli diagnosticano un’ulcera duodenale perforata del diametro di tre millimetri, posta anteriormente. Dapprima gli viene somministrata della morfina, poi i medici decidono di operarlo il giorno stesso. La mattina seguente Joyce ha un collasso e nel pomeriggio cade in coma.
La cartella clinica del giorno successivo segnala una manifestata emorragia massiva con relativo shock. Le trasfusioni non modificano il quadro. Il medico di turno diagnostica una complicazione attribuibile ad una o più ulcere duodenali posteriori, oltre a probabile polmonite ipostatica. Somministra medicine di protocollo e sedativi, segnalando la necessità di un secondo intervento chirurgico.
Cartella clinica di lunedì 13 gennaio: Oggi, nelle prime ore della notte è spirato il paziente James Joyce, in decorso post-operatorio da ulcera perforata e peritonite. Era stata rilevata una emorragia massiva trattata con plurime trasfusioni praticate nel pomeriggio e sera di ieri. L’esame costante dei sanitari aveva fatto apparire il soggetto in un neurostatus di sopore che si alternava a veglia, con eloquio a momenti rallentato e a momenti eretistico con permanente incapacità di orientamento temporo-spaziale.
Alla percezione dell’aggravamento è stata telefonicamente informata la famiglia nelle persone della moglie sig.ra Nora Barnacle e del figlio Giorgio Joyce detto George. Purtroppo al loro arrivo in ospedale il decesso era già avvenuto. È stata formulata richiesta di celebrazione di rito funebre con officiante sacerdote della Chiesa cattolica, ma la signora Barnacle ha ringraziato e cortesemente declinato, pronunziando le seguenti parole: “No, non posso fargli questo”.
Con rito civile, il 15 gennaio la salma viene sepolta nel cimitero di Flundern. Un amico, Nino Franck, si prende l’incarico di comunicare la morte del padre a Lucia, ricoverata a Northampton. Lei commenta: «Che sta facendo sottoterra quell’idiota? Quando si deciderà a uscire?»
Il 10 aprile 1951 Nora Barnacle Joyce muore d’intossicazione uremica (un medico le ha curato i reumatismi col cortisone). All’ospedale chiede di vedere un prete; lo ascolta per pochi minuti, poi lo prega di andarsene. Ai funerali, durante il discorso funebre sulla tomba, all’usanza svizzera, il sacerdote si vendica e ignobilmente la definisce «eine grosse Sünderin - una grande peccatrice». La seppelliscono nello stesso cimitero di Joyce, ma lontana dal marito.

* * * * *

L’occupazione nazista di Parigi obbliga Sylvia Beach a chiudere Shakespeare and Company, nascondendo tutti i libri in un appartamento tre piani sopra la libreria. Nel 1943 Sylvia viene internata nel campo di concentramento di Vittel, da cui esce dopo sei mesi di prigionia grazie all’intervento di Jacques Benoist-Méchin. Sarà invece Ernest Hemingway a “liberare” Shakespeare and Company nel 1944. Un gesto d’amore destinato a rimanere tale: Sylvia Beach non riaprirà mai più la “sua” libreria.
Dopo la morte di Adrienne Monnier - poetessa, animatrice culturale, editrice nel 1942 della prima traduzione in francese di Ulysses, suicidatasi coi barbiturici il 19 giugno 1955 - Sylvia si lega a Camilla Steinbrugge, una vecchia amica della coppia, nata a Manhattan. La “folle” editrice di Ulysses (diede a Joyce tutti gli utili ricavati della vendita, lei si dissanguò per coprirne i costi) verrà trovata morta nel suo appartamento sopra la libreria il 6 ottobre 1962.

George Whitman (1913-2011), che nel 1951 aveva aperto a Parigi la libreria Le Mistral, dopo la morte di Sylvia Beach, in suo onore e ricordo, ne cambia il nome. Questa seconda Shakespeare and Company si trova al n. 37 di Rue de la Bûcherie. Ma non è e non sarà mai la vera, originale Shakespeare and Company di Sylvia Beach.

© Testo e foto di Giancarlo Mauri


Rue Dupuytren

8, Rue Dupuytren

12, Rue de l’Odéon

Ulysses, prima edizione, 1922
transition, anno 1, numero 1, aprile 1927, p. 163

71, Rue du Cardinal Lemoine

71, Rue du Cardinal Lemoine

La Shakespeare and Company di G. Whitman
37, Rue de la Bûcherie

La Shakespeare and Company di G. Whitman

La Shakespeare and Company di G. Whitman

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