«Le sparatorie continuarono per parecchio tempo in rue de l’Odéon, e cominciavamo a esserne proprio stufe quando un bel giorno una fila di jeep venne su per la strada e si fermò di fronte alla mia casa. Udii una vociona profonda gridare “Sylvia!” e tutti nella strada ripresero il grido.
“È Hemingway! È Hemingway!” gridò Adrienne. Volai giù per le scale, e finii addosso a Hemingway che mi tirò su prendendomi sotto le ascelle, mi fece girare in aria e mi baciò fra gli applausi della gente per strada e alle finestre.
Salimmo
in casa di Adrienne e facemmo sedere Hemingway: aveva addosso la divisa con cui
aveva combattuto, sporca e insanguinata. Chiese a Adrienne un pezzo di sapone,
e lei gli diede il suo ultimo dolce.
Domandò
se poteva fare qualcosa per noi, e noi lo pregammo di liberarci dai franchi
tiratori nazisti che si nascondevano sui tetti delle case della nostra strada,
specialmente sul tetto di Adrienne. Hemingway fece scendere i suoi uomini dalle
jeep e li guidò sul tetto; udimmo dei colpi, per l’ultima volta in rue de
l’Odéon. Poi Hemingway e i suoi uomini ridiscesero e si allontanarono sulle
loro jeep, “per liberare”, così disse Hemingway, “la cantina del Ritz”.»
Con queste parole Sylvia Beach mette la parola fine al suo libro Shakespeare and Company, consolidando
(consciamente) il mito pubblico di Ernest Hemingway, ampiamente utilizzato - vero o falso che sia - per
far cassa dai signori dell’informazione.
* * * * *
Anno 1920. Dopo aver accudito per tre mesi la madre morente, Hadley Richardson lascia St. Louis per una vacanza a Chicago, invitata da una
vecchia compagna di scuola che le trova alloggio in una casa-pensione. Qui
conosce Ernest, un giovane ufficiale in congedo, gravemente ferito sul fronte
italiano e due volte decorato al valor militare. Tre settimane dopo lo invita a
visitare St. Louis. Invito raccolto.
Al liceo Ernest se l’è cavata bene scrivendo per il giornale
scolastico e il giornalismo è nel suo mirino. Quando a dicembre è assunto dal
Cooperative Commonwealth di Chicago, il giovane cronista si precipita a St.
Louis e festeggia con Hadley il suo primo stipendio. Lei gli rende la visita
nel marzo 1921, un mese fortunato per Ernest: dopo aver vissuto a Parigi,
Sherwood Anderson, un mostro sacro della letteratura americana di quei tempi,
proprio in quel mese ha preso casa a due passi dall’appartamento che Hemingway
condivide con altri aspiranti scrittori e i colloqui tra i due s’infittiscono.
Nel frattempo il ragazzo ha dell’altro a cui pensare: sabato 3
settembre 1921, alle ore 16, nella First Presbyterian Church di Horton Bay,
Ernest Miller Hemingway, di anni 22, sposa Elizabeth Hadley Richardson, di anni
30. Oltre ai lunghi capelli ramati[1] lei porta in dote delle
obbligazioni che le rendono fra i due e i tremila dollari l’anno, cifra su cui
gli sposi contano per “andare nel paese dei mangiaspaghetti in novembre”.
A cambiare le carte in tavola sono i racconti di Anderson, che
convince gli Hemingway ad accantonare il loro viaggio in Italia per migrare a
Parigi, dove l’ambiente artistico è più vivo che mai e il cambio libero del
franco favorisce il dollaro. Il 28 novembre Anderson scrive al suo amico Lewis
Galantière di trovare una stanza agli Hemingway, prossimi a salpare per
l’Europa. Il 3 dicembre lo stesso scrive altre tre lettere di presentazione
indirizzate a Gertrude Stein, Ezra Pound e Sylvia Beach. Con questo viatico - e
in tasca un contratto del The Toronto
Star Weekly - l’8 dicembre i coniugi Hemingway salpano da New York e già il
23 dicembre Ernest può informare Sherwood che lui e Hadley alloggiano all’Hôtel
Jacob e d’Angleterre, 44 rue Jacob (camera 14) e che il Restaurant Pré aux Clercs all’angolo di rue Bonaparte è la loro mensa.
Il 9 gennaio 1922 gli Hemingway si trasferiscono nella loro prima
casa parigina, un piccolo appartamento al 74 di rue du cardinal Lemoine, quarto piano (e non terzo, come malamente scritto sulla lapide), latrina sulle scale. Il quartiere è povero e malfamato, la strada
lastricata di sassi, ma per i due innamorati “un cuore e una capanna” è già più
che sufficiente, come lo stesso Hemingway (in veste di Harry) “fotograferà” in
una vignetta inserita in The Snows of Kilimanjaro, pubblicato su Esquire nel 1936:
«non potresti mai dettare qualcosa su
Place Contrescarpe, dove i fiorai coloravano i loro fiori per la strada e il
colore scorreva sul selciato fino al capolinea dell’autobus; e i vecchi e le
donne erano sempre ubriachi di vino e di liquori cattivi; e i bambini con la
goccia al naso per il freddo; l’odore di sporcizia e di sudore, di miseria e
d’ubriachezza al Café des Amateurs e le puttane del Bal Musette che abitavano
al piano di sopra. La portinaia che nella guardiola intratteneva il soldato
della Garde Républicaine, con l’elmo con la coda di cavallo sulla sedia. La
locataire nella stanza di fronte, col marito corridore ciclista, e la sua gioia
quel mattino alla Crémerie quando aveva aperto «L’Auto» e visto che lui si era piazzato terzo nella Paris-Tours,
la sua prima corsa importante. Era diventata rossa e ridendo e gridando aveva
salito le scale agitando i fogli gialli del giornale sportivo. Il marito della
tenitrice del Bal Musette faceva il tassista e quando lui, Harry, doveva
partire in aereo la mattina presto, il tassista bussava alla porta per
svegliarlo e prima di partire bevevano insieme un bicchiere di vino bianco al
banco di zinco del bar. A quel tempo Harry conosceva tutti i suoi vicini,
perché erano tutti poveri.
Nella zona della
piazza ce n’erano di due tipi: gli ubriaconi e gli sportivi. Gli ubriaconi
ammazzavano così la miseria; gli sportivi se ne liberavano con l’esercizio
fisico. Erano i discendenti dei comunardi e non si faceva fatica a capire le
loro idee politiche. Sapevano chi aveva fucilato i loro padri, i loro parenti, i loro fratelli e i loro amici,
quando le truppe di Versailles occuparono la città dopo la Comune e avevano giustiziato
chiunque aveva le mani callose, o portava il berretto, o mostrava da altri
segni di essere un
lavoratore. E tra quella miseria, in quel quartiere, tra una boucherie
chevaline e una cooperativa vinicola, lui aveva cominciato a scrivere. Nessun’altra parte di Parigi lui aveva mai
amato così, gli alberi dall’ampia chioma, le vecchie case intonacate di bianco con
la striscia marrone in basso, il verde allungato degli autobus nella piazza rotonda,
la tintura rossa dei fiori sul selciato, la ripida discesa della rue
Cardinal Lemoine fino al fiume, e dall’altra parte il piccolo mondo
affollato di rue Mouffetard. La strada che saliva al Panthéon e l’altra che lui
faceva sempre in
bicicletta, l’unica strada asfaltata di tutto il quartiere, liscia sotto le
gomme, con le case alte e strette e il misero albergo dov’era morto Verlaine.
L’appartamento dove abitavano aveva solo due stanze e all’ultimo piano di quell’albergo lui aveva
una stanza, che pagava sessanta franchi al mese, dove scriveva, e di là poteva vedere
i tetti e i comignoli e tutte le colline di Parigi.
Dall’appartamento
si vedeva solo la bottega del rivenditore di legna e di carbone. Vendeva anche
vino, vino cattivo. La testa di cavallo dorata davanti alla boucherie
chevaline dove le carcasse rosse e giallicce erano appese nella
vetrina senza vetri, e la cooperativa dipinta di verde dove compravano il
vino: vino
buono e a poco prezzo. Il resto erano muri intonati e le finestre dei vicini. I
vicini che di notte, quando qualcuno giaceva in strada ubriaco,
lamentandosi e borbottando in quella tipica ivresse[2] francese che a dar retta alla
propaganda non esisteva, aprivano le finestre e allora si udiva il brusio delle loro conversazioni.»
A dire il vero, Ernest abiterà poco questa casa, sia per i
frequenti viaggi richiesti dal Toronto
Star, sia per le lunghe vacanze estive e invernali; e poi, a ben vedere,
non è che gli ambienti “artistici” parigini più in auge piacciano così tanto
allo “scrittore” Hemingway: basti leggere American
Bohemians in Paris a Weird Lot, l’articolo pubblicato sul Toronto Star del 25 marzo per capire il
suo punto di vista sui “falsi artisti” che frequentano il Café de la Rotonde.
Le opinioni di Hemingway sono chiare: ovunque ci sono luoghi chiassosi utili
per apparire e luoghi tranquilli utili per lavorare. Lui preferisce questi
ultimi, e di giorno la Brasserie Lipp o la Closerie des Lilas meglio si
adattano alle sue esigenze.
Ho scritto che Hemingway ha poco goduto il suo primo appartamento.
L’8 aprile 1922 John Bone, il direttore del giornale, gli chiede di lasciare
Parigi per andare in Russia quale corrispondente del Toronto Star; Ernest rifiuta. Rimasto in Francia, già il 13 aprile
il Toronto Star pubblica Picked Sharpshooters Patrol Genoa Streets,
il primo articolo scritto da Hemingway in veste di inviato alla Conferenza di
Genova. Seguono altre corrispondenze dalla Svizzera, dalla Germania, dalla
Grecia e dalla Turchia (ricordo che tutti gli scritti giornalistici di EH sono
riuniti in By-line, uscito in Italia
col titolo Dal nostro inviato Ernest
Hemingway).
Profetico è un suo articolo inviato da Losanna, pubblicato il 27
gennaio 1923 col titolo Mussolini,
Europe’s Prize Bluffer, More Like Bottomley Than Napoleon, scritto che è
all’origine del futuro ostracismo del Duce verso i libri di Hemingway. Per la
cronaca, i suoi primi racconti pubblicati in Italia si trovano in Americana, una Raccolta di narratori dalle origini ai nostri giorni curata dal
censurato Elio Vittorini (Bompiani 1943 anno XXI; riedizione 1968). Uno
spiraglio, questo, che dà coraggio alla Jandi Sapi, l’Editrice che nel 1944
mette in vendita L’invincibile,
seguito l’anno dopo dal proibitissimo Un
addio alle armi e da Chi ha e chi non
ha (E il sole sorge ancora e Verdi colline d’Africa seguiranno nel
1946). Perché Einaudi e Mondadori non sono stati i suoi primi editori...
L’albero dell’amore produce i suoi frutti. Il 17 agosto 1923 i
coniugi Hemingway disdettano l’appartamento di Parigi e s’imbarcano per
Toronto, dove il 10 ottobre Hadley dà alla luce John Hadley Nicanor (Bumby).
Rispetto a Parigi la vita in Canada è molto costosa; si aggiunga che il nuovo
direttore del Toronto Star - che vede
in Hemingway un possibile rivale, ora non più all’estero e con un libro già
messo nel carniere: Three Stories and Ten
Poems, edito in 300 copie da Contact Publishing Company, Paris - gli toglie
la firma. Inevitabile conseguenza, il 6 novembre Hemingway chiede a Silvya
Beach di trovar loro un nuovo appartamento a Parigi.
Il 27 dicembre Hemingway si licenzia dal Toronto Star e il 29 gennaio 1924 la famiglia rimette piede in
Europa; pochi giorni in albergo e il 10 febbraio Hemingway può scrivere ad Ezra
Pound d’aver trovato un semi ammobiliato al 113 di rue Notre Dame des Champs,
proprio sopra la segheria di Pierre Chautard, il padrone di casa. Pound non è
lontano, abitando al 70bis.
Ernest ha lasciato il giornalismo e adesso per vivere la famiglia
può contare solo sulla rendita prodotta dalle obbligazioni di Hadley. Hemingway
si mette d’impegno e già lo stesso anno esce in our time (iniziali minuscole, 170 copie), una serie di racconti
pubblicati dalla Three Mountains Press di Parigi. Il passo successivo è la
firma del contratto con la Boni and Liveright di New York per la pubblicazione
di In Our Time (iniziali maiuscole)
in cambio di 200 dollari. Il contratto prevede la pubblicazione di tre libri ma
con una clausola precisa: se l’editore dovesse rifiutare il secondo libro,
l’autore si può ritenere libero da ogni impegno assunto.
Il 20 agosto 1925 Hemingway scrive al padre: «Ho
lavorato giorno e notte e completato circa 60.000 parole di un romanzo [The Sun Also Rises]. Devo farne ancora
15.000». Ernest ha ben chiaro in mente che “diventare scrittore” non è
la stessa cosa che scrivere articoli per un giornale e che per crearsi un
futuro redditizio deve liberarsi del suo editore di New York, troppo
provinciale. Il piano da lui messo in atto è chirurgico: deve fare in modo che
sia Liveright a rifiutare il suo secondo libro, sciogliendo il contratto. Accantona
The Sun Also Rises e in poco tempo
scrive un libretto in cui ridicolizza l’ultimo lavoro di Sherwood Anderson, lo
scrittore di punta della Boni and Liveright. Il 7 dicembre Hemingway scrive a
Liveright: «le spedisco sul Mauretania di domani il manoscritto del mio nuovo
libro The Torrents of Springs» e
chiede un anticipo di 500$. Come previsto, Liveright si rifiuta di pubblicare
un libro in cui si canzona il suo asso vincente e già il 31 dicembre Hemingway
può comunicare a Scott Fitzgerald di essersi liberato dalla Boni and Liveright.
L’inedito The Sun Also Rises può
adesso ambire a un mercato internazionale.
Nel frattempo, per riposarsi e per fuggire dall’umido inverno
parigino, Hemingway disdetta l’affitto dell’appartamento sopra la segheria e
porta la famiglia a sciare in Austria, a Schruns, qui raggiunti da Pauline
Pfeiffer, una ereditiera che a Parigi si è fatta amica di Hadley.[3] Quando tornano, in
primavera, gli Hemingway prendono alloggio all’Hôtel Vénétia in boulevard de
Montparnasse; Pauline ha un suo appartamento in rue Picot.
Il 9 febbraio 1926 Ernest sbarca dal Mauretania e a New York
prende una stanza all’Hotel Brevoort. Subito dopo va negli uffici della Boni
& Liveright, 61 West 48th Street, per formalizzare la scissione del
contratto. Il giorno seguente l’editore Scribner, con uffici sulla Fifth
Avenue, gli offre 1.500$ d’anticipo per Torrents
e The Sun Also Rises. Il 25 febbraio
Hemingway sale sul Roosevelt e torna a Parigi, mentre la moglie e il figlio
sono in vacanza a Schruns. Ma Pauline non è con loro. Lei è rimasta a Parigi...
Il 14 maggio Hemingway si reca a Madrid, Pensione Anguilar e dopo
tre settimane raggiunge Hadley, ospite dei Fitzgerald a Villa Paquita di
Juan-les-Pins. La tempesta ha già prodotto i suoi danni: il 21 maggio Hemingway
scrive a Sherwood Anderson: «veniamo negli States in autunno per stare a
Piggott, Ark.»: è l’indirizzo della casa di famiglia di Pauline Pfeiffer.
In agosto, tornati dal mare, Hemingway e Hadley decidono di
separarsi; lui va a vivere in uno studio offerto da Gerald Murphy al quinto
piano di 69 rue Froidevaux, Hadley prende una camera all’Hôtel Beauvoir, di
fronte alla Closerie des Lilas - ma dopo il 22 novembre Hadley e Bumby si
trasferiscono al 35 di rue de Fleurus. Nel frattempo, in ottobre, è uscito The Sun Also Rises. Hemingway scrive una
lettera al suo editore, dichiarando Hadley “erede” di tutti i proventi attuali
e futuri di questo libro. L’annuncio del divorzio (27 gennaio 1927) raggiunge
Ernest a Gstaad, dov’è andato a sciare con Pauline.
Il 16 aprile Hadley e Bumby lasciano Parigi per gli USA. Il 10
maggio, con rito cattolico come richiesto dalla sposa, nella chiesa di Passy
Ernest porta all’altare Pauline Pfeiffer. Lei è 4 anni più vecchia dello sposo
e porta in dote una grossa cifra in denaro (più tardi il milionario zio Gustav
Pfeiffer le regalerà una casa a Key West, comperata per 8.000$, e sborserà
l’enorme cifra di 23.000$ necessaria per il loro safari in Africa, cifra
comprensiva dell’acquisto dei fucili fabbricati su misura). La nuova coppia si
trasferisce al 6 di rue Férou, vicino alla chiesa di Saint-Sulpice; sarà il
lucernario del bagno di quest’appartamento a precipitare in testa ad Ernest
(marzo 1928), danno provvisoriamente risolto con alcuni punti di sutura.
Il 14 ottobre 1927 esce Man
Without Women, raccolta di racconti pubblicati sullo Scribner’s Magazine e sull’Atlantic
Montly; a questa data The Sun Also
Rises (ribattezzato Fiesta in
Inghilterra) ha già venduto oltre 23.000 copie. A fine ottobre Hadley e Bumby
tornano a Parigi.
Marzo 1928. Ernest e Pauline s’imbarcano a La Rochelle per
l’Avana, un viaggio di 18 giorni. Da qui con un battello a vapore i due
proseguono per Key West dove prendono alloggio nel condominio Trevor and
Morris, in Simonton Street. A fine maggio la coppia si trasferisce a Piggott,
Arkansas e il 28 giugno, a Kansas City, nasce il loro figlio Patrick.
Di fatto, il divorzio da Hadley - peraltro rimasta sempre in
affettuoso rapporto con Ernest, anche dopo essersi risposata (luglio 1933) con
Paul Scott Mowrer - e le nozze con Pauline hanno messo la parola fine al
periodo “povero e felice” del giovane Ernest. Negli anni a venire Hemingway
tornerà molte altre volte a Parigi, albergando al Ritz. Ma questa è un altro
capitolo della sua storia - e poi, come recita il motto di Ernest Hemingway, «Dans la vie il faut (d’abord) durer», nella vita bisogna (soprattutto) resistere.
[1] Tra le carte di Hemingway vi
sono alcune pagine dedicate alla “massa setosa rosso-dorata” di Hadley,
annotazioni che Seán Hemingway - il curatore di Festa mobile. Edizione
restaurata (Oscar Mondadori 2009) - ha inserito tra gli
“otto capitoli inediti” col titolo Piaceri
segreti.
[2] In argot, il dialetto dei parigini, ivresse sta per euforia.
[3] Dopo la morte di Hemingway,
frugando tra i suoi manoscritti inediti e inconclusi, un nipote ha pensato di
rendere pubbliche le pagine sull’avvento di Pauline Pfeiffer nella vita del
nonno, introducendole nell’edizione “restaurata” di Festa mobile. Titolo originale
dell’inserto: The Pilot Fish and the Rich, manoscritto conservato presso la Hemingway Collection, item 123, edito per la prima volta in A Moveable Feast. The Restored Edition. @ by
Hemingway Foreign Right Trust. - Edizione italiana: Festa mobile. Edizione restaurata. A cura e con introduzione di
Seán Hemingway. Traduzione di Luigi Lunari. Prima edizione
Oscar scrittori moderni giugno 2011. Arnoldo Mondadori Editore, pp. 170-176.
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74, rue du cardinal Lemoine |
74, rue du cardinal Lemoine |
Rue du cardinal Lemoine dalla finestra della cucina di Hemingway, 1923 circa |
Place de la Contrescarpe |
Place de la Contrescarpe |
La boucherie |
Rue Mouffetard |
Rue Mouffetard |
Rue Mouffetard |
La Closerie des Lilas |
Rue Notre Dame des Champs |
Rue Notre Dame des Champs |
113, rue Notre Dame des Champs |
113, rue Notre Dame des Champs |
113, rue Notre Dame des Champs |
Americana, prima edizione, 1943 |
L'Invincibile, 1944 |
Un addio alle armi, prima edizione italiana, 1945 |
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