Parigi, 1936. Ai Deux
Magots Picasso incontra Henriette Theodora Markovitch, in arte Dora Maar, fotografa, ed è (quasi) subito amore. Piccola,
capelli scuri, intellettuale, Dora è l’esatto contrario di Marie-Théresè
Walter, l’alta, bionda e giovanissima donna con cui vive dopo essersi separato da Ol’ga Kholkhova, la madre di Paul. Poi arriva l’estate e Dora Maar lascia
Parigi per Saint-Tropez, dove i suoi hanno una casa, mentre Picasso, con Marie-Thérèse e la loro figlia Maya, prende casa a Mougins.
Parigi 1937. Ol'ga e Picasso si separano ufficialmente ma non possono divorziare: in Francia valgono le leggi in vigore nel Paese del marito e la Spagna non concede il divorzio, quindi i due saranno obbligati ad essere sposati fino al 1955, l’anno
della morte di lei. Ma adesso Picasso ha un nuovo problema: il tribunale ha regalato il castello di Boisgeloup a Ol’ga e lui, privato di uno studio di grandi dimensioni, sui vede costretto ad affittare dal mercante
d’arte Vollard la vecchia casa da lui comperata a Le-Tremblay-sur-Mauldre. Sistemate le questioni logistico-immobiliari, Picasso e la sua nuova fiamma possono scendere al Sud e godersi l’estate a Mougins.
Prevista, ecco arrivare una nuova guerra e ogni vita ne è
sconvolta. Trascorsa l’estate del 1939 ad Antibes nell’appartamento lasciato libero da Man Ray, il 1° settembre Picasso e Dora sfollano a Royan, dove
scendono all’Hôtel du Tigre. Quattro mesi dopo i due cambiano alloggio
spostandosi all’ultimo piano della villa Les Voiliers e qui vi restano fino a
marzo, quando Picasso decide di tornare a Parigi.
1945. La guerra è finita, Dora Maar è già un ricordo. Picasso ha
una nuova compagna, la pittrice Françoise Gilot, ed è con lei che trascorre
l’agosto e la maggior parte dell’anno successivo a Golfe-Juan, Antibes,
Ménerbes. Dalla loro unione nasceranno due figli (Claude nel 1947 e Paloma nel 1949)
e un trauma: nel 1953 la paranoica Gilot lascia Vallauris e ritorna a Parigi, dove Picasso le aveva comperato due piani di un palazzo, portandosi appresso i figli. La sua relazione con un greco conosciuto nella capitale durerà solo tre mesi... poi tornerà per l'estate nel Sud, ospite di Picasso.
A lenire i primi infelici momenti del pittore provvede Geneviève Laporte, ma è un amore di breve durata perché alla Madoura Pottery Picasso ha modo di conoscere Jacqueline
Roque, una donna da poco divorziata da André Hutin - chi lo dice un ingegnere, chi un modesto impiegato statale - sposato nel 1946
e al momento residente in Sud Africa, da cui ha avuto una figlia, Kathy, detta Catherine. I due s’innamorano e lei lo segue nella casa di Vallauris.
Nel 1955 all’ospedale Beau-Soleil di Cannes muore Ol’ga
Kholklova, fatto che libera Picasso dal vincolo matrimoniale. Lo stesso anno,
alla ricerca di un nuovo studio (una costante, questa, di Picasso: una nuova donna, una nuova casa, un nuovo studio) il pittore è sedotto da una brutta villa che include nel prezzo una sua fetta
di storia: agli inizi del Novecento Eugéne Tripet, console di Francia a Mosca, regala
come dono di nozze a sua figlia Alexandra un terreno sulla collina de la Californie, quella che separa
Cannes da Golfe-Juan. Nel 1903 il visconte de Salignac-Fénelon, marito di
Alexandra, incarica l’architetto Piquart d’Epernay di progettare una residenza
invernale per la coppia, ma - anche a causa della Grande guerra - solo nel 1920
e sotto la direzione di Louis Hourlier, architetto di Cannes, sarà innalzata Villa Fénelon, altrimenti nota come Villa de la Californie. Lo stile
eclettico con ricchi ornamenti sulla facciata, opera dello scultore Vidal, le tegole
del tetto verniciate di colore verde e un grande giardino di cactus seducono Picasso,
che l’acquista nel 1955.
L’anno dopo, complice l’intermediazione di Robert Capa,
Picasso accetta di ospitare per alcuni mesi il fotografo David Douglas Duncan, inviato
da Life Magazine per fotografare tutti
i quadri che il pittore ha sempre voluto tenere presso di sé, molti dei quali fino ad allora sconosciuti. La simpatia subito scattata tra Picasso e Duncan ha
fatto sì che il padrone di casa abbia consentito di riprendere alcuni attimi della sua
vita privata, scatti pubblicati nel ricercato volume Picasso’s Picassos edito nel 1961 (coedizione
italiana: I Picasso di Picasso;
stampatori: Imprimerie Centrale, Lousanne, e Officine Grafiche Garzanti,
Milano) e ora anche su internet digitando David Duncan Picasso's Picassos.
La presenza dell'artista attira gli speculatori e in breve
tempo la collina si riempie di nuovi immobili, col risultato che nel 1959 Picasso
e Jacqueline si trasferiscono in un'altra proprietà del pittore, il castello di
Vauvenargues.
Il 1961 è un anno decisivo. A causa della costruzione di un condominio che gli impedisce la vista sul mare Picasso abbandona al suo
destino la Villa de la Californie
(ribattezzato Pavillon de Flore, l’immobile
e tutte le opere e l'arredamento in esso contenute saranno ereditate nel 1980 dalla nipote
Marina). Lo stesso anno Picasso sposa Jacqueline Roque e insieme si
trasferiscono al Mas de Notre-Dame-de-Vie,
un casolare a mezza via tra Mougins e Le Cannet, messo in vendita da Loel, il figlio di Benjamin e Bridget Guinness, industriali della birra. Ed è tra queste mura che l’8
aprile 1973, all’età di 91 anni, Picasso trova finalmente pace. La sua, ovviamente.
* * * * *
“Quando sarò morto sarà il naufragio e molti saranno aspirati
dal vortice” aveva predetto Picasso.
Il primo a cadere nel vortice è suo nipote Pablo Ruiz, figlio
di Paul. Stando a quanto scrive sua sorella Marina in Grand-Père - “un libro che
ripercorre la vita di stenti a cui il pittore più ricco del mondo ha costretto
la sua famiglia” - il giovane, straziato per la decisione di Jacqueline di
estromettere Marie Thérèse Walter, Françoise Gilot e i loro figli Maya, Claude e Paloma dai funerali di Picasso, ingerisce un’intera bottiglia di eau de Javel, più volgarmente nota come candeggina.
Muore dopo tre mesi d’agonia e sepolto al Cimitière du Grand-Jas di Cannes
accanto a sua nonna Ol’ga. Aveva 24 anni.
Due anni dopo suo padre,
Paul Joseph, figlio di Ol’ga, muore all’età di 54 anni in un ospedale di Parigi
distrutto dall’alcol e da un cancro al fegato. Co-erede con Jacqueline della preziosa
collezione dell’artista, “Paulo” esce sconfitto dalla battaglia legale
intentata contro i suoi fratellastri, ora i principali azionisti della Picasso
Spa (e a proposito di una “vita di stenti”: una buona guida per avere un’idea degli immensi guadagni commerciali
realizzati dagli eredi di Picasso è l’articolo Come funziona Picasso Spa, scritto da Michel Guerrin per Le Monde, tradotto in italiano e messo
in rete da Il Giornale dell’Arte numero
323, settembre 2012. Da leggere).
Il 16 luglio 1977, all’età di 90 anni, muore nella sua casa provenzale di Ménerbes, dono di Pablo Picasso, Dora Maar. Nel già citato libro
di ricordi, Marina scrive che Dora è “morta
in miseria in mezzo alle tele di Picasso che si rifiutava di vendere per
conservare tutta per sé la presenza dell’uomo che adorava”. In effetti, che
altro ci si poteva aspettare da una donna che ebbe modo di dichiarare: Dopo Picasso soltanto Dio.
Les Deux Magots |
La collina de La Californie vista da Cannes |
La collina de La Californie vista da Antibes |
Picasso's Picassos, edizione italiana |
Pochi
mesi dopo, 20 ottobre 1977 è la volta di Marie-Thérèse Walter “la musa inconsolabile, impiccata nel suo garage di Juan-les-Pins”.
Picasso aveva sempre sostenuto finanziariamente sia lei che la loro figlia Maya,
ma sempre si rifiutò di sposarla. E lei, Marie-Thérèse, solo un sogno la teneva in vita: diventare la
signora Picasso. Morto lui, morto il sogno…
Finita
la saga? Certo che no. “Suicida anche Jacqueline,
la compagna degli ultimi giorni, con una pallottola nella testa” sparatasi
il 14 ottobre 1986 all’interno del Mas di Notre-Dame-de-Vie. Da allora i suoi
resti riposano accanto a quelli di Pablo,
Diego, José Francisco de Paula, Juán Nepomuceno, Maria de los Remedios,
Cipriano de la Santísima Trinidad (questo il nome completo di Picasso), sepolti nel
parco del castello di Vauvenargues,
30 km a nord di Aix-en-Provence.
Con la morte di sua madre, Catherine Hutin-Blay eredita
sia il Mas de Notre-Dame-de-Vie che la proprietà di Vauvenargues, incluse tutte
le opere di Picasso in esse custodite. Ma dopo quel fatidico giorno d’ottobre la
casa di Mougins è sempre rimasta chiusa (avendo Catherine scelto di abitare a Vauvenargues)
e nel più completo abbandono rimane fino al 2008, quando, nel mese di febbraio,
un gruppo di operai entra nella proprietà dando inizio a sostanziali lavori di ristrutturazione.
Le cronache ci informano che un anonimo “mercante d’arte belga di circa quarant’anni
d’età, innamorato di Picasso e di cui desidera qui conservare l’anima” (come
leggo su Nice matin del 10.02.2008), ha acquistato da Catherine l’intera
proprietà in cambio di una cifra valutata tra i 13 e i 16 milioni di dollari, somma
a cui l’anonimo acquirente dovrà aggiungere una cifra almeno equivalente per riportare
il tutto ai vecchi splendori. Come sempre, nuovo proprietario nuovo nome: adesso
è L’Antre du Minotaure.
E arriviamo al 2013. Finiti i lavori di restauro, costruite
due piscine e un campo da tennis, il “conservatore dell’anima di Picasso”
che a Mougins nessuno ha mai visto in faccia fa scoppiare una nuova bomba: L’Antre
du Minotaure è di nuovo in vendita. Scrive Marion Marten Perolin per Le Nouvel
Observateur del 28.8.2013:
Un mercante d’arte belga molto ottimista mette in vendita
l’ultima dimora della figura emblematica dell’arte cubista. Aveva acquistato la
proprietà di Picasso situata a Mougins presso Cannes tra i 10 e i 12 milioni di
euro nel 2008. Dopo dei lavori di restauro e abbellimento, il prezzo di vendita
è fissato all’attraente somma di 220 milioni di dollari, circa 165,7 milioni di
euro! Un prezzo astronomico per questa dimora di 800 m2 con 35 stanze
distribuite su tre livelli. La proprietà che si estende su 2 ettari comporta tre
case in totale, la principale, la casa degli ospiti e quella del guardiano, per
10 camere e 8 sale da bagno. […] Resta da
trovare un acquirente all’altezza… Scoprite la dimora in immagini sul nostro diaporama.
* * * * *
Al village perché
di Mougins, seduto davanti a un gustoso piatto di formaggi e salumi che
accompagno con del buon rosè, discuto di questo “imperdibile affare” con la
simpatica coppia che gestisce il minuscolo negozio di alimentari dove mi sono
fermato per il pranzo. Lui, dalla vistosa barba che gli scende sul petto, è
originario della Borgogna; lei, bassa e bene in carne, è spagnola; insieme hanno
un sogno da realizzare: seguire a piedi il Camino
francés che porta a Santiago de Compostella. Auguri sinceri (e che si mettano
in tasca l’orario degli autobus).
“È in vendita per soli 167 milioni di euro?” ironizza il mio
ospite. Prontamente aggiunge sua moglie: “Beh, se si pensa che qui nel
villaggio un modestissimo studio non costa mai meno di 400 mila euro…”. “Un
prezzo equo, che ti permette di far morire d’invidia gli amici raccontando di
avere come vicino di casa Hollande…” chioso divertito. E si, anche il
Presidente in carica è proprietario dal 1986 di una lussuosa villa con piscina, La Sapinière, annidata nel
cuore del domaine di Saint-Basile. Argent oblige.
Il rosè è finito ed è tempo di saluti. Alle fotografie della
casa che fu di Picasso pubblicate da Le
Nouvel Observateur preferisco quelle esposte al Musée de la Photographie, istituzione
nata dalla donazione fatta da André Villers alla municipalità di Mougins, la vera
mèta di questa gita. Alle sue pareti sono appese tante immagini che riprendono
Picasso al lavoro, scatti eseguiti da Clergue, Duncan, Doisneau e Lartigue –
oltre che dallo stesso Villers, autore di non banali photo-collages.
Dentro fa caldo e mi affaccio alla finestra: proprio di fronte
a me, sul tetto di una casa, si è fermata una colomba che tiene nel becco un
piccolo legno che voglio immaginare sia d’ulivo. Che sia un messaggio del
reincarnato Picasso per il “mercante
d’arte belga di circa quarant’anni d’età, innamorato di Picasso e di cui
desidera qui conservare l’anima?”
* * * * *
NOTA - Estraggo dal Fatto Quotidiano web del 28.08.2017: Andrà all’asta la maestosa residenza
di Mougins, in Costa Azzurra, dove Pablo Picasso visse i suoi ultimi dodici anni, dal 1961 alla morte nel 1973.
Con una base di partenza di 20,2 milioni di euro, come si legge nell’annuncio
pubblicato su LuxuryEstate.com. Una storia travagliata quella della mastodontica proprietà immersa
nel verde con vista sul mare che solo l’anno scorso la villa era stata venduta per
circa 220 milioni di euro. Chissà a quanto se
l’aggiudicherà il vincitore dell’asta, che si terrà il prossimo
12 ottobre.
Dopo la morte del pittore, la sua ultima moglie, Jacqueline, che non aveva
più toccato nulla - neppure i suoi occhiali, rimasti dove lui li aveva lasciati
- si sparò nella villa, togliendosi la vita, nel 1986. Per oltre 30 anni la casa rimase abbandonata, contenendo opere dell’artista dal valore di circa un miliardo
di euro. Tra il 2007 e il 2008 la villa fu acquistata e ristrutturata a opera dell’architetto
belga Axel Vervoordt. I lavori coinvolsero
oltre cento operai che, sotto la sua guida, trasformarono la dimora in una proprietà
di lusso contemporanea e preziosa. Oggi la villa si presenta con un arredamento
moderno e ricercato, ma la struttura mantiene intatte le caratteristiche di quando
Picasso trovava ispirazione nelle sue stanze.
Fu proprio l’artista a ingrandire la casa padronale con uno studio spazioso in cui lavorare, spesso
di notte, senza distrazioni. Oggi gli interni contano circa 1.800 metri quadri, divisi fra l’edificio
principale, quello per gli ospiti e un altro nel giardino, accanto alla bellissima
piscina, dove sono ospitati un centro benessere, con sale massaggi e bagni turchi,
spogliatoi e palestra. Gli otto acri di terreno che circondano la proprietà sono stati ugualmente restaurati
nel rispetto dell’originale, con ulivi secolari, roseti, gradini in pietra, fontane
e terrazze. La sapiente e lussuosa opera di ristrutturazione, aveva portato il vecchio
proprietario a vendere la villa alla fine del 2016 per circa 220 milioni di euro
a un finanziere del Brunei. Non sono note le cause per cui la proprietà sarà battuta
all’asta.
Notizie più precise le fornisce Elisabetta Rosaspina (La Lettura #303, 17 settembre 2017): All’inizio di quell’anno [2008] però qualcosa di era mosso: erano apparsi degli operai e iniziati i lavori di riabilitazione. Si parlava di un tycoon belga o olandese che aveva acquistato la casa per 10 o 12 milioni di euro. L'architetto Axel Vervoordt ha diretto la ristrutturazione per due anni, ma non si è mai visto insediarsi il padrone della casa, ribattezzata «L’Antro del Minotauro». I costi eccessivi e un divorzio inatteso, si dice, hanno affondato il progetto fra i debiti. Ma all’inizio di quest’anno il sindaco di Mougins annuncia che il finanziere di origini srilankesi Rayo Withanage, socio d’affari del principe Abdul Ali Yil Kabier, della famiglia reale del Brunei, è il nuovo titolare della tenuta, destinata a iniziative benefiche. Nove mesi dopo casa Picasso è ancora in cerca del suo castellano.
Tutte le informazioni per l’asta si trovano su LuxuryEstate.com e Residence365.com, con tante fotografie, interni inclusi. Chi è interessato si faccia avanti, ma in fretta perché ottobre s’avvicina.
Tutte le informazioni per l’asta si trovano su LuxuryEstate.com e Residence365.com, con tante fotografie, interni inclusi. Chi è interessato si faccia avanti, ma in fretta perché ottobre s’avvicina.
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