L’annuale blitz a Parigi è ormai alle spalle.
Sono rientrato con tante fotografie e un nuovo piacevole ricordo: lo scorso 6 novembre, attraversato il giardino del Lussemburgo, ho preso in direzione di rue de Fleurus, dove al civico 27 vi era la residenza dei fratelli Leo e Gertrude Stein, poi diventava la casa matrimoniale (Leo se n’era andato nel 1913) di Gertrude e di sua “moglie” Alice Babette Toklas.
Un’attrazione
fatale, la mia, verso questo portone, con la lapide che ricorda il tempo che
fu. Un portone varcato
da tutta l’intellighenzia dei primi decenni del secolo scorso e dove, in una dependance isolata, separata dalle
stanze da letto, i fratelli Stein prima, Gertrude e la Toklas dopo, tenevano appesi al
muro i loro Cézanne, Matisse, Renoir, Picasso e altre future ricchezze economiche portate a casa per pochi soldi e …che mai nessuno pensò di rubare, tanto erano incompresi.
E poi le serate con
Hemingway e tutti gli scrittori della sua generazione, che non era di certo “perduta”,
frase della Stein sempre raccontata in maniera equivoca dai troppi che scrivono
senza saper leggere e dai taglia-incolla di mestiere.
Ma ogni volta,
arrivato davanti al portone non potevo far altro che scattare l’immancabile “nuova”
fotografia e andarmene in cerca di altri ricordi.
La mattina del 6
tutto cambia: mentre sono pronto all’ennesimo scatto ecco arrivare un’auto
che si ferma in mezzo alla strada e davanti
al portone. Ne scendono due donne in tenuta da imbianchino e rapide
prendono a scaricare i pesanti recipienti del colore, appoggiandoli al muro.
Mentre una delle due continua a scaricare il veicolo, l’altra pigia un tasto del citofono, si presenta, le
aprono.
Rapido m’infilo nell’apertura
del cancello, ritrovandomi nell’androne d’ingresso e davanti ad un armadio muscoloso con tanto di distintivo “da sceriffo” sul petto.
Profilo basso e
subito provo a chiedergli il permesso di poter guardare dalla vetrata di fondo il giardino agognato,
ma proprio in quel preciso istante il muscoloso guardiano ha cose più importanti da fare: si porta all’orecchio
il cellulare e inizia a parlare.
Nello stesso istante vedo uscire da una porta laterale una giovane donna: punto su di lei, le dico
che sono uno scrittore (ehm ehm) e che intendo scrivere della Stein e dei suoi
amici artisti.
La ragazza sorride e mi risponde: lei parla inglese?
La ragazza sorride e mi risponde: lei parla inglese?
Ripeto la richiesta nella lingua voluta,
chiedendo la cortesia di poter accedere al mitico giardino.
“Perché no?” risponde lei, aprendomi la porta del desiderio.
Ed eccomi li, tutto solo, davanti alla casa e al salone a suo tempo preso in affitto dagli Stein - però i quadri adesso sono ben custoditi in un museo di New York.
Scatto un po’ di foto, poi mi decido a lasciare quel luogo a lungo sognato.
Un breve momento di gioia che è valso tutto il viaggio.
Ripresomi, ho deciso che quello doveva continuare ad essere un giorno speciale, in cui potevo strafare, ed ho subito ripreso a camminare sulle orme di Camille Claudel, di Picasso, di Joyce e (irrinunciabile) di Hemingway, regalandomi un meritato riposo al tavolino de L’Époque, una piccola ed economica trattoria dirimpettaia al 74 di rue du Cardinal Lemoine, la prima casa parigina di Ernest.
“Perché no?” risponde lei, aprendomi la porta del desiderio.
Ed eccomi li, tutto solo, davanti alla casa e al salone a suo tempo preso in affitto dagli Stein - però i quadri adesso sono ben custoditi in un museo di New York.
Scatto un po’ di foto, poi mi decido a lasciare quel luogo a lungo sognato.
Un breve momento di gioia che è valso tutto il viaggio.
Ripresomi, ho deciso che quello doveva continuare ad essere un giorno speciale, in cui potevo strafare, ed ho subito ripreso a camminare sulle orme di Camille Claudel, di Picasso, di Joyce e (irrinunciabile) di Hemingway, regalandomi un meritato riposo al tavolino de L’Époque, una piccola ed economica trattoria dirimpettaia al 74 di rue du Cardinal Lemoine, la prima casa parigina di Ernest.
E poi via, verso la
stanza dove morì Paul Verlaine, locale in seguito affittato da Hemingway per farne il suo
studio di lavoro.
Di certo non poteva mancare il consueto giro tra i
librai di strada, dove ho trovato alcune biografie su Picasso, prime edizioni da
me inutilmente cercate su internet, portate a casa per pochi euro ciascuna.
Una giornata piena, vissuta
con gioia, come dovrebbero essere tutte. Sempre.
PS: qui sotto ho inserito alcune fotografie d’epoca, riprese da internet o da libri di mia proprietà, utili a ricostruire l'avvicendarsi (o il diminuire, dopo la partenza di Léo) delle tele appese alle pareti.
© Testo e fotografie di Giancarlo Mauri
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Alice B Toklas e Gertrude Stein, by Man Ray, 1922 |
Alice B Toklas e Gertrude Stein, by Man Ray, 1922 |
Place de la Contrescarpe |
74, rue du cardinal Lemoine |
La prima casa di Hemingway a Parigi vista dal numero 81 di rue du cardinal Lemoine |
Paul Verlaine ed Ernest Hemingway hanno coabitato, in tempi diversi, la stessa stanza |
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