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venerdì 29 agosto 2014

Prurito da confessionale


da Internet


Nell’anno domini 1824 il teologo Jean-Baptiste Bouvier licenzia la sua Dissertatio in sextum decalogi præceptum, un testo voluto e impostato per essere diffuso soltanto tra i confessori, aiutandoli nell’indagare sui reati (ooops: peccati) legati alla “debolezza” della carne altrui.
Ho in casa la successiva ristampa: dopo il Monitum iniziale, il libro inizia col capitolo Dissertatio in sextum decalogi præceptum e a pagina 215, dopo INDICIS FINIS si legge: APPROBATIO. Imprimatur. Mechlinæ 16 Augusti 1837. J. P. Pawles, Vic. Gen. e da queste note evinco che Santa Romana Chiesa sia d’accordo sul come il pruriginoso tema sia stato manipolato dall’autore.
Alla fine del trattato vero e proprio inizia un Abrégé d’Embryologie, dove sotto forma di domanda e risposta (modello dottrinetta di giovanile memoria) si discetta su quesiti quali: “A che età si comincia ad avere l’anima?” - e qui il recensore ricorda che San Tommaso e “folle” di teologi a lui succeduti insegnano che l’anima si unisce al corpo maschile 40 giorni dopo la nascita, periodo che raddoppia “verso 80 o 90 giorni” per le femmine – e altre questioni inerenti gli aborti, il taglio cesareo, la morte della partoriente e altre dotte amenità.

Nato nel 1773 a Saint-Charles-de-la-Forêt - e vescovo di Le Mans dal 1834 - J. B. Bouvier si era fatto un nome grazie alle polemiche che avevano accompagnato le sue Institutiones theologicae, sei volumi (editi a partire dal 1817) largamente diffusi sebbene (o forse per questo?) ferocemente attaccati dai critici che in essi ritrovavano troppi spunti “cartesiani” caratteristici della Chiesa gallicana. In seguito, il vescovo Bouvier accetterà che una commissione episcopale ne rivedesse il testo, riportandolo nell’alveo “cattolico romano”.
Tra le altre sue controverse opere teologiche ricordo le Institutiones Philosophicae (1824), Dissertatio in sextum decalogi praeceptum (1824) e il Cathéchisme à l’usage du diocèse du Mans (1838). Malgrado tutto ciò, nel 1854 il papa, impegnato nella definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, lo convoca a Roma. Lui arriva …e muore.
In seguito, tradotta dal latino originario, la Dissertatio in sextun decalogi præceptum uscirà dal ristretto mondo del confessionale e con titolazioni differenti vivrà (e vive ancora) un discreto successo editoriale per l’attrazione esercitata dalle argomentazioni “pruriginose”, tanto da finire – udite udite - nelle collezioni dei libri “erotici”, come conferma una vendita all’asta effettuata di Christie’s a Parigi, 14-15 dicembre 2006: Les mystères du confessionnal par monseigneur Bouvier évêque du Mans. Bruxelles: E. J. Carlier [circa 1875?]. Copia proveniente dalla Bibliothéque erotique Gérard Nordmann. Prezzo stimato: € 300-400 - Prezzo realizzato: € 264.
Oggidì la premiata ditta Charbonnel di Bar-le-Duc ne propone una copia intitolata Les mystères du confessionnal, La clé d’or, le livre des confesseurs, Traité de chasteté, J. E. Carlier imprimeur éditeur Bruxelles sans date (1875), attraendo il collezionista con questa immaginifica presentazione:

Très rare ouvrage, à l’époque vendu “sous bande discrète”. Il s’agit là d’un ouvrage culte! dont on ne trouve généralement que la réédition des années 1960, présenté par son premier éditeur comme “le livre classique du Clergé catholique tenu secret jusqu’à ce jour. En raison de sa nature, cet ouvrage sulfureux qui détaille, à l’usage des confesseurs, toutes les pratiques sexuelles possibles et imaginables, ne doit pas être remis entre toutes les mains” prévenait alors l’éditeur, spécialisé dans les publications anticléricales et spirites! Un ouvrage mis à l’index dès sa parution. Le manuel des confesseurs ou Les Diaconales qui ouvre cet ouvrage est également appelé “Dissertations sur le sixième commandement”, avec son supplément au traité du mariage. Il est signé de JB Bouvier, évêque du Mans, “savant théologien” et fut à l’origine écrit en latin. L’ouvrage qui est ici traduit pour la première fois en français, propose également le texte latin. Voici ce qu’en disait à l’époque l’éditeur, dans une magnifique envolée propre à susciter l’envie de lecture! “par respect pour le lecteur, et pour les bonnes moeurs, longtemps nous avons reculé devant la vulgarisation de l’ouvrage le plus froidement obscène que nous connaissons. Les abominations étalées dans ce livre dépassent les obscénités des soupers de la Régence sous le Duc d’Orléans, à faire rougir les plus éhontées messalines, à faire bouillir le sang du plus austère des anachorètes.” L’ouvrage, destiné uniquement aux prêtres et aux diacres, s’appuie sur certains passages des livres saints. L’avertissement du Clergé est clair: “Nous avons essayé de recueillir ce que les prêtres ne peuvent ignorer, sans danger, au confessionnal et ce qui ne peut être ni développé dans les cours publics des séminaires ni confié décemment et indistinctement aux jeunes élèves”. Un cours des plus explicites relatif à la “lubrique matière” et qui plonge le lecteur au coeur de la luxure vue par l’Eglise du XIXème siècle. On y trouve à la suite le supplément au traité du mariage, un “abrégé d’embryologie ou solution de quelques difficultés touchant le baptême des enfants nés avant le terme ou qui ne peuvent naître naturellement”, Les origines de la confession, les Confesseurs et congréganistes devant la justice (où l’on retrouvera quelques faits divers de l’époque), mais aussi un chapitre intitulé Abesses Confesseuses, les colombes de Lesbos, un “Catéchisme à l’usage des Jésuites”, “Le guide des âmes” ou taxe de la chancellerie romaine pour tous les péchés, “Le sceau de la confession”, les drames du confessionnal et quelques autres textes anti-cléricaux. Un document et une curiosité bibliophilique!

È probabile che a Bar-le-Duc la quantità di punti esclamativi indichi una plusvalenza a me sconosciuta (oppure che lo zolfo sia più caro che nel resto d’Europa), fatto sta che il venditore librario chiede per questa copia la bellezza di 520 Euro. - Chiedere è da furbi, pagare è da pirla - è uno dei motti da me “cogniati” (ed esenti da ogni diritto d’autore).
Se proprio il “prurito” si manifesta in tutta la sua virulenza, sempre in Francia, a Saint Etienne de Boulogne, la Librairie Ancienne du Vivarais offre per “soli” 100 euro una copia de Les Mystères du confessionel. Manuel des confesseurs ou les Diaconales. Dissertation sur le sixième commandement (luxure) & supplément au traité du mariage. Bruxelles, Carlier, s.d. (vers 1864). - Curiosamente, lo stesso titolo appare sulle copie uscite nel 1877 per i tipi dell’editore Satanas (un nome, un programma).




La prima traduzione integrale in lingua italiana porta il titolo I misteri del confessionale. Manuale segreto dei confessori. Casa Editrice Il Crogiulo, Roma 1969.




Tutta questa manfrina per arrivare al punto dove volevo arrivare: qui sotto propongo la lettura di Pericolo di polluzione, la recensione di Max Ernst al libro di monsignor Bouvier, pubblicata su «Le Surréalisme au service de la révolution» (n. 3, Parigi, dicembre 1931), qui nella traduzione ripresa da Max Ernst. Scritture, con centoventi illustrazioni ricavate dall’opera dell’autore. Traduzione di Ippolito Simonis e Gian Renzo Morteo. Rizzoli Editore 1972, pp. 174-185 - scritto che si legge anche in Max Ernst sculture, Edizioni Charta 1996, pp. 17-22.
Max Ernst è lo stesso che nel 1959 avrà modo di scrivere: “Vi è più saggezza nella nudità della donna che nell’insegnamento del filosofo”. Temo abbia ragione (e, en passant, ve la immaginate oggi – in tempi di servili marchette - una recensione come questa?).

PERICOLO DI POLLUZIONE

La lussuria naturale consumata, la lussuria naturale non consumata, la fornicazione semplice, la fornicazione qualificata, lo stupro, il ratto, la prostituzione, il dovere coniugale richiesto e reso, l’impedimento per impotenza, i baci su parti del corpo inusitate, i baci su parti del corpo decenti, i baci alla maniera delle colombe, i baci scambiati senza cattive intenzioni, i baci in segno di urbanità, l’effusione di materia seminale, la masturbazione semplice e qualificata, la dilettazione morosa, la castità, la polluzione volontaria o la polluzione volontaria dal punto di vista casuale, la polluzione notturna, il pericolo di polluzione, la sodomia, la bestialità, i contatti impudichi, le carezze tra sposi, il vaso naturale della donna, il vaso davanti, il vaso di dietro, i vasi consacrati, gli spettacoli, le danze, i movimenti disordinati, l’equitazione, la distillazione, il seme imperfetto, gli spiriti genitali, il demone, l’incontinenza, lo sprone della carne, la procreazione della specie, l’embriologia sacra e tutta la merda dei dottori della Chiesa.
Conosciamo il valore delle parole e il pericolo di polluzione è per noi una così vecchia abitudine, che vi indulgiamo con fierezza «in segno di urbanità». I dottori della Chiesa si sono preoccupati di tracciare sul corpo delle donne, con precisione abominevole, delle frontiere che dividono le parti decenti da quelle vergognose. Queste frontiere possono scomparire di tanto in tanto per effetto di una passione grandiosa, per fare poi la loro ricomparsa con nauseante esattezza, fino al giorno benedetto in cui uno stupendo massacro libererà per sempre la terra dalla crapula clericale.
L’amore è il grande nemico della morale cristiana.
Introducendosi nella coscienza e nel subconscio degli uomini attraverso l’effrazione chiamata sacramento della penitenza, o confessione, la Chiesa ha trovato lo strumento più sicuro per distruggere sul posto e senza difficoltà tutto ciò che tende verso l’amore. Per rendere più efficace il suo sabotaggio, approfitta in modo scandaloso di tutti gli strumenti della giustizia: le condanne temporanee o eterne ai supplizi della coscienza, al fuoco perpetuo, il beneficio della condizionale, i casi riservati, l’assoluzione nella sua misericordiosa indulgenza.

I casisti hanno tracciato, con nauseabonda precisione, i limiti che separano le zone erotiche proibite, semi-proibite, tollerate e meritorie. I casi sono innumerevoli e i Padri se la godono un mondo. Si può ridurre la casistica a certi casi tipo, per esempio: l’effusione della materia seminale nel vaso davanti (linguaggio ecclesiastico!) della donna può comportare un peccato mortale o un peccato veniale: può essere esente da peccato o meritoria, secondo le circostanze. Peccato mortale in caso di fornicazione o di adulterio; peccato veniale se il vaso davanti appartiene alla sposa del paziente, ma il coito è praticato per passione; esente da peccato il coito coniugale destinato alla procreazione; peccato mortale quando gli sposi cominciano il coito nel vaso «che non gli è proprio» per terminarlo poi nel «vaso naturale». Gli sposi commettono un peccato veniale e sono severamente da disapprovare se l’uomo, per aumentare il suo piacere, prende la sua donna da dietro «a guisa dei cani» oppure giace sotto di essa. Ma quando è assolutamente impossibile praticare il coito in altra maniera, per esempio durante la gravidanza, non vi è peccato. L’effusione della materia seminale nel «vaso di dietro» (linguaggio clericale!) implica sempre un peccato mortale. L’effusione della stessa materia in un vaso consacrato dalla Chiesa e destinato agli uffici religiosi, è considerata delitto orrendo e rappresenta un «caso riservato» in ogni diocesi. L’atto coniugale tra sposi può diventare meritorio, quando è eseguito per mantenere la fede promessa davanti a Dio al proprio sposo, oppure a scopo religioso per avere dei figli che servano Dio fedelmente o per simboleggiare l’unione di Cristo con la Chiesa. (I dottori della Chiesa evitano, evidentemente per decenza, di precisare che cosa nella pratica del coito coniugale, simboleggia Cristo e che cosa la Chiesa, e di ragguagliarci se la fornicazione, la sodomia, la bestialità, la polluzione notturna ecc. ecc., possono anche esse diventare meritorie attraverso un analogo simboleggiare!)
La Chiesa ha innalzato, davanti al peccato Amore, servendosene come strumenti di potere, un meschino sacramento e una virtù altrettanto meschina: il matrimonio e la castità (il dovere coniugale e la lussuria non consumata allo stato cronico!).
La lussuria! la lussuria naturale consumata, la lussuria non consumata, la fornica... ecc. ecc. (vedi sopra la merda dei dottori della Chiesa).

LE DIACONALI O MANUALE SEGRETO DEL CONFESSORE, di Mons. Bouvier, vescovo di Mans, è un libro spesso e di grande formato. L’amore, che non compare mai nelle sue pagine, vi è condannato a morte in contumacia. Questo libro tratta dapprima del sesto comandamento, in seguito dei doveri coniugali e quindi dell’embriologia sacra.
Come una donna deve celare le sue «parti vergognose», così la Chiesa deve nascondere la sua letteratura oscena. L’opera è scritta in latino e riservata ai preti e ai diaconi. La Libreria Anticlericale ha avuto il merito di pubblicare in francese, cinquant’anni fa, questa inqualificabile salsa teologica, rigurgitante di tutta la cafonaggine, di tutto l’abominio della morale cristiana.
Mons. Bouvier, vescovo di Mans, per aver partorito questo letamaio, è stato nominato conte romano da Sua Santità Pio IX e addetto alla persona del papa come prelato intimo, assistente al trono pontificio.

Eccone alcuni esempi:

... così chi è tanto debole da non sapersi trattenere dal masturbarsi per aver guardato amorosamente le parti decenti di una donna, oppure toccandole le mani o giocherellando con le sue dita o baciandola in modo decente benché senza motivo, deve astenersi da queste cose per evitare un peccato mortale...
... non mortale ci parrebbe il peccato se ci si accontentasse di toccare leggermente gli abiti di una donna, perché tale atto non è di tale natura che possa portare ad atti erotici in maniera diretta.
Le carezze tra sposi che hanno lo scopo di giungere all’atto carnale legittimo sono indubbiamente lecite, a condizione che non comportino pericolo di polluzione; esse sono, infatti, accessorie all’atto. Se però avessero lo scopo di produrre maggior piacere si avrebbe un peccato veniale, sebbene si riferisca all’atto carnale. Mortale invece sarebbe il peccato, se le carezze, pur in vista dell’atto carnale, ripugnassero gravemente al buon senso, come l’avvicinare le parti genitali ad altro vaso che non quello naturale, per esempio se i coniugi accostassero reciprocamente la bocca alle parti sessuali per leccarle come fanno i cani.
I discorsi osceni tra marito e moglie non sono peccati mortali, salvo se producono grave rischio di polluzione, cosa rara: non occorre che i confessori se ne preoccupino troppo...
... non è permesso rifiutare di rendere il dovere coniugale per timore di avere un numero eccessivo di figli: gli sposi cristiani devono confidare in Dio che dà la pastura agli animali e ai loro piccoli quando l’invocano; nel benedire la fecondità spesso benedice pure i beni temporali e spirituali, permettendo che tra i figli ne nasca uno che porti in casa il benessere e faccia la felicità di tutta la famiglia...
... Ma peccato mortale è servirsi del belletto per piacere agli uomini, senza un legittimo scopo di matrimonio...
Si domanda. - È valido il matrimonio quando la donna afflitta da strettezza è stata allargata da commercio con altro uomo?
R. - L’opinione più comune è che il matrimonio sia valido, perché... ecc.
Gli sposi peccano mortalmente se mentre compiono l’atto coniugale provano desideri adulteri, per esempio se si figurano che la persona presente sia un’altra e volontariamente si compiacciono pensando che il commercio abbia luogo con quella persona... Nel caso che l’uomo richieda o renda il dovere coniugale col desiderio che la moglie perisca durante le doglie del parto.
L’atto carnale è un peccato mortale quando viene compiuto in un luogo santo, sia pure in tempo di guerra... (sic).
Si domanda. - È giusto tollerare le meretrici?
R. - A questo proposito i teologi si sono espressi in due modi differenti. La maggior parte sostiene che la cosa è permessa al fine di evitare peccati molto più gravi come: sodomia, bestialità, masturbazione e seduzione delle donne oneste: «Fate scomparire le cortigiane e tutto sarà invaso dalla torbida dissolutezza» dice Sant’Agostino... ecc.
Ecco il modo di scoprire senza pericolo se il penitente pratica abitualmente la masturbazione: interrogare anzitutto il penitente sui suoi pensieri, parole indecenti, nudità davanti ad altri, palpeggiamenti su di sé o su altri o che abbia permesso ad altri di fargli. Se non ha ancora raggiunto l’età pubere, non lo si deve interrogare sulla masturbazione perché è probabile che alla sua età non l’abbia ancora praticata, a meno che non appaia molto corrotto. Ma se è pubere, e che abbia praticato palpeggiamenti impudichi con altre persone e soprattutto se è andato a letto con ragazzi più anziani di lui, è praticamente certo che vi è stata emissione di seme e che la masturbazione ha avuto luogo. Tuttavia il confessore dovrà agire prudentemente. Domanderà: hai provato impulsi del corpo, brividi della carne? Hai provato un gradevole diletto nelle parti segrete, dopodiché quegli impulsi si sono calmati? Il penitente risponde sì: è ragionevole pensare che la masturbazione abbia avuto luogo, perché gli impulsi violenti seguiti dal piacere indicano chiaramente che lo sperma è colato; poco importa che si tratti di un ragazzo o di una ragazza, il risultato è lo stesso...
... Poco importa in quale vaso, i maschi tra loro e le femmine pure, praticano il coito; che sia quello davanti o quello di dietro o un’altra parte del corpo, la malizia della sodomia resta la stessa, ecc.
... La natura è ancora più oltraggiata quando la donna diventa agente e l’uomo paziente... ecc.
... Non dimentichiamo, soprattutto, quell’altra specie di sodomia che consiste nell’unione carnale tra persone di sesso differente, ma fuori dal vaso naturale. Per esempio, mettere il membro virile nella bocca, tra i seni, le gambe o le cosce ecc., del paziente o della paziente.
Si domanda. - È permesso alle persone sposate o vedove di compiacersi al pensiero dell’atto carnale futuro o passato?
R. - È probabile che pecchino mortalmente le persone fidanzate o vedove che acconsentono alla dilettazione carnale che produce in loro la previsione del coito futuro o il ricordo del coito passato.
Lo sposo che, durante l’assenza della moglie, si compiace al pensiero dell’atto carnale come se lo stesse compiendo nel momento stesso in cui lo pensa, commette un peccato mortale, soprattutto se gli spiriti genitali vengono fortemente agitati, e questo peraltro non perché si compiace di gioire in modo fittizio di qualcosa che gli è proibito, ma perché normalmente si espone a un grave pericolo di polluzione.
...il prete che, mentre somministra i sacramenti o celebra la messa, o rivestito dai paramenti sacri per celebrarla o anche nello scendere dall’altare, si abbandona volontariamente alla masturbazione, non ha scuse al suo doppio sacrilegio.

Prego, un attimo di silenzio e di raccoglimento!
Chiudo, con quest’ultima, le citazioni dalle Diaconali, e godo volontariamente al pensiero che il simpatico lettore o la gentile lettrice si concedano qualche minuto di «dilettazione morosa», nell’immagine grandiosa del prete che, rivestito dai paramenti sacerdotali e dopo aver tenuto in mano l’agnello immacolato, si masturbi maestosamente scendendo i gradini dell’altare. In quanto a bellezza, quest’immagine può essere seconda soltanto a quella di due preti che, rivestiti dei paramenti sacerdotali e dopo aver tenuto in mano l’agnello immacolato, si abbandonino a una reciproca masturbazione scendendo maestosamente i gradini dell’altare e che, arrivati all’ultimo gradino (in tutti i sensi), si diano reciprocamente l’assoluzione del loro quadruplo sacrilegio.
È strano constatare come nessun cane abbia mai alzato la voce in segno di protesta contro gli insulti fatti alla sua razza da quella dei preti, e contro il significato peggiorativo che, nell’argomentare ecclesiastico, si dà generalmente alla parola cane, soprattutto nell’espressione: a guisa dei cani. A queste offese, i cani han sempre risposto con il più completo disprezzo e con l’arma del silenzio. Difatti, non si è mai visto un cane entrare in un confessionale per asserire, nell’intento di umiliare il prete, di aver praticato il coito a guisa dei cristiani (per avere dei figli che servano Dio fedelmente). Non si è nemmeno mai visto un cane sforzarsi di placare la giustizia divina con lacrime, elemosine, preghiere e digiuni, dopo essersi intrattenuto in argomentazioni voluttuose con una cagnetta di sua conoscenza, in qualche posticino appartato, e dopo averle parlato del coito e delle delizie di far l’amore in differenti maniere. E mai si son visti due cani dello stesso sesso o di sesso diverso darsi reciprocamente l’assoluzione dal loro comune peccato a guisa dei preti, dopo essersi abbandonati insieme ad azioni vergognose, a contatti impudichi o a baci libidinosi. (D’altronde appare molto probabile che in un simile caso l’assoluzione non sarebbe ritenuta valida, nemmeno in tempo di giubileo, e che, contro i cani che osassero quanto sopra, scatterebbe la scomunica maggiore, quella inflitta dalla Santa Sede.) Nella nostra diocesi, ogni cane degno di questo nome evita accuratamente ogni commercio, sia carnale che spirituale, con preti e monache, non tanto per rispetto verso la santa religione, quanto perché immagina ragionevolmente che, dopo tale sozzeria, nessuna cagnetta vorrebbe più saperne di lui, nemmeno quelle di facili costumi.
La razza umana invece, più fiduciosa e meno orgogliosa di quella canina, non si è rifiutata di entrare nei confessionali. Mi hanno perfino garantito che esistono ancor oggi rappresentanti di questa razza che vi mettono piede. Tuttavia, non vi è sulla terra nulla di più clamorosamente simile a una trappola di un confessionale, sotto ogni sua possibile forma; non vi è nulla dall’aspetto meno rassicurante di un confessore intento alle sue nefandezze, secondo i precetti di Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, Sant’Alfonso de’ Liguori e di Mons. Bouvier, osceno vescovo di Mans e conte romano. A giudicare dall’aspetto fisico e dalla miseria morale degli uomini dei giorni nostri, bisogna riconoscere che i buoni confessori hanno lavorato bene: gli uomini sono diventati schifosi e pericolosi a forza di un costante esercizio, durato secoli, della pratica che è la madre di tutti i vizi: la confessione. La loro digestione si è guastata a forza d’inghiottire il corpo anemico del Signore, il loro sesso si è indebolito a forza di uccidere il piacere e di moltiplicare la specie, come si è indebolita la loro passione a forza di pregare una Vergine: la loro intelligenza è precipitata nelle tenebre della meditazione. La virtù dell’orgoglio, che era la bellezza dell’uomo, ha ceduto il posto al vizio dell’umiltà cristiana, che ne è la bruttezza. E l’amore, che deve dare un senso alla vita, è sorvegliato a vista dalla polizia clericale.
L’avvilente dovere coniugale, inventato per mettere in moto il meccanismo della riproduzione, per fornire alla Chiesa anime da istupidire e alla patria individui atti alle esigenze della produzione e del servizio militare, l’avvilente dovere coniugale quale i dottori della Chiesa permettono a coloro che vogliono unirsi nell’amore, non è che una copia assai simile dell’atto d’amore. Gli amanti sono derubati dalla Chiesa. L’amore deve essere riinventato, Rimbaud l’ha detto.
L’amore non deve rinascere dagli sforzi isolati di uomini isolati; l’amore, rinascendo, trarrà le sue origini da un subconscio collettivo e dovrà, tramite le scoperte e gli sforzi di tutti, salire alla superficie della coscienza collettiva. Ciò non è possibile sotto il regno della polizia clericale e capitalista.

L’amore deve essere fatto da tutti, non da uno. Lautréamont l’ha detto, o quasi detto.

© Per il testo e le fotografie di Giancarlo Mauri

Ristampa 1837

Edizione 1972

Edizione 1972
Edizioni Charta 1996