venerdì 12 giugno 2020

Alta Via delle Grigne - 1. Introduzione

  
Nel 1974 il 13 giugno era ancora un giorno di festa, nel senso che la festività religiosa del Corpus Domini - che cade il giovedì successivo alla domenica di Pentecoste - era ancora in essere. Della sua abolizione si incaricherà un governo democristiano - su pressione degli industriali, la FIAT soprattutto - con la Legge 54 del 5 marzo 1977 ...perché i ponti danneggiavano la produzione. Rimedieranno con un massiccio ricorso alla cassa integrazione.
In effetti quel 13 giugno 1974 anch’io, nel mio piccolo, ho dato un contributo alla caduta della produttività e dell’italico PIL prendendomi un giorno di ferie e partire per un giro di 4 giorni tra le Grigne, desideroso di sperimentare sul campo se la da me inventata Alta Via delle Grigne fosse praticabile, non tanto per le condizioni dei sentieri secondari (nel 1974 in stato di semi-abbandono) quanto per l’apertura dei rifugi, aleatoria al di fuori dei mesi di vacanze estive.
Le Sezioni del CAI da me interpellate assicuravano l’apertura nel fine settimana, ma l’esperienza acquisita in anni di frequentazione alpinistica del Gruppo delle Grigne mi aveva insegnato che è sempre meglio controllare - e proprio questo volevo fare.



A mo’ d’introibo - ma anche per giustificare il noioso lavoro da me fatto per trasferire le diapositive 6x6 in formato digitale - oggi posto le immagini inerenti le escursioni di carattere alpestre fatte in compagnia di Alessandro Figini - un collega di lavoro fino ad allora digiuno di montagna ma che non esiterà ad accompagnarmi nella maratona del 13-14-15 giugno 1974 sulle Grigne.
Abbiamo iniziato giocando in casa: suo padre aveva in affitto una casa a Vezza d'Oglio, in Val Camonica, dove io e Daniella abbiamo passato un fine settimana (marzo 1973) con escursioni in Val Paraolo e qualche arrampicata sui sassi, giusto per non perdere né il pelo né il vizio.






Dopo l’epica escursione alle Gole del Verdon, già raccontata in questo blog, è stata la volta del Gran Paradiso e della Val Veny (giugno 1973), sempre liberamente accampati.

  









  


  


29 ottobre 1973. Con Sandro porto a termine un’altra mia idea: cosa può impedirci di seguire in salita un torrente di montagna cercando un passaggio tra roccia e acqua? Per mettere alla prova la mia teoria scegliamo il torrente Gallavesa, congiungendo nel modo più diretto possibile l’abitato di Erve alla Capanna Alpinisti Monzesi, sul Resegone, e la salita non è stata per niente facile, anzi!
In verità la nostra risalita era stata preceduta da un parziale esplorazione in discesa, così da me registrata in un quaderno d’appunti:
27.5.1973. [con Daniella] Capanna A. Monzesi e Passo del Fö - saliti per il sentiero alto - scesi per il sentiero basso e lungo il letto del torrente Gallavesa.
Aggiungo: in quegli anni la mia idea di salire e/o scendere stando nel letto di un torrente era considerata a dir poco balzana. Solo tanti anni dopo, previa invenzione del termine canyoning, lidea balzana diventerà un fatto alla moda, con tanto di agenzie impegnate nel proporre le loro pseudo-avventure (pseudo perché vendute sotto forma di pacchi organizzati). Cantava Guccini: bisogna saper scegliere i tempi, non arrivarci per contrarietà, tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già tanti anni fa...










Unassolata giornata di novembre del 1973 ci vede girovagare per la Conca di Biandino, il versante della Valsassina opposto alle Grigne.









Il sabato successivo ci ritroviamo a scarpinare sul versante settentrionale del Grignone, con visita alla Ghiacciaia del Moncodeno, allora in stato di abbandono, non ancora inquinata da scale metalliche né da vistosi cartelli inneggianti ad un mai avvenuto passaggio di Leonardo da Vinci, una ottocentesca cretinata propagata da Mario Cermenati, politico lecchese più che mai interessato all’uso e all’abuso del nome del pittore toscano per meri scopi commerciali (aveva fondato una società privata per la stampa e la diffusione dei testi e delle immagini di Leo da Vinci). Ma come è noto, in commercio non vi sono medicine per combattere l’ignoranza e al buon Stenone, colui che con un disegno e una lettera per primo ne ha descritto l’interno, non resta che continuare a riposare in pace nel suo sepolcro fiorentino ...perché incazzarsi e tirar porchi non è cosa buona e giusta per uno che è stato elevato al rango di Beato di Santa Romana Chiesa, seppure ai tempi di Giovanni Paolo II.








Marzo 1974. Dopo una escursione ai Corni di Canzo io e Sandro torniamo sul versante settentrionale del Grignone. Una coltre di neve marcia e un cielo predisposto al peggio ci invitano a non andare oltre la Porta di Prada.

  











  

  

Meglio non sarà la successiva gita (maggio 1974), salendo da Pasturo al Rifugio Tedeschi al Pialeral, non per l’usuale sentiero ma seguendo il lato destro del torrente Cariola. La giornata è rallegrata da una fitta pioggia ...ma come le foto dimostrano, il previdente amico portava sempre un ombrello infilato nello zaino.






Estraggo dalle mie annotazioni:
26.3.1974. Terminato il libro sull’Alta Via delle Grigne.
27.3.1974. Spedito il libro a Tamari editore.





E così, nell’arco di pochi mesi, il mio lavoro sullAlta Via delle Grigne aveva ceduto il passo al ben più complesso Escursioni nelle Grigne, numero 27 della collana Itinerari Alpini, in libreria dal 15 luglio 1976.
Il successo riscontrato produrrà due seguiti:
- Escursioni nelle Grigne. Seconda edizione (uscito il 18 luglio 1980) e
- Le Grigne. I sentieri e l’Alta Via (27 giugno 1988).
Ma queste sono altre storie, tutte da raccontare.







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