Estraggo dalle mie note personali:
15.6.1974. Forcella
Guzzi - Grignone - Rif. Tedeschi - Traversata bassa (sentiero basso) -
Resinelli - a casa.
Durante la notte il tempo è cambiato. Tira una brutta
aria e dietro al Grignone il cielo è nero. Per questa terza tappa avevo
previsto di aggirare la bastionata della Cresta di Piancaformia, valicare la
Bocchetta di Prada e da qui, piegando a destra, risalire alla Monza, il vecchio nome rimasto appiccicato al Rifugio
Arnaldo Bogani. La risalita dell’odioso gerone
che caratterizza il versante settentrionale avrebbe chiuso la giornata, con
pernottamento al Rifugio Luigi Brioschi, costruito poco sotto la vetta della
Grigna Settentrionale.
Guardo il
cielo, mi consulto con Guido e Maria, ma soprattutto mi preoccupo per
Alessandro, bravo per la tenacia finora dimostrata ma palesemente stanco, non
abituato a queste lunghe marce su ripidi sentieri.
Decido di
accorciare i tempi. Sopra di noi, giusto alle spalle del Bietti, vi è l’erto pendio
che scende dalla Cresta di Piancaformia e là in alto, un po’ a sinistra, vi è la
larga apertura della Bocchetta del Guzzi. Più sotto passa il sentiero della Ganda (ghiaione) e per questo alla
vetta.
Salutiamo i
gestori e ci avviamo. Quello che la guida del Saglio (Le Grigne, TCI/CAI, 1937-XV) descrive come itinerario 203.g) per il versante O e la costa NO (Via
Guzzi) […] La via è segnalata ed è
molto frequentata all’epoca della fioritura delle stelle alpine a
noi si presenta come un’aleatoria salita sull’erba, con radi e sbiaditi segni
di minio sulle roccette, ma di questo non mi preoccupo. Conosco più che bene
questi posti. So dove sono e in che direzione andare.
Aggiunge
Saglio: La via prende il nome dalla
bocchetta che attraversa, così chiamata in ricordo di un alpinista caduto in
una profonda buca del versante NE. Non sarà l’unico. Non molto distante,
più in alto, vi è anche il Buco Ferrari,
dove una lapide ricorda il diciassettenne Emilio Ferrari qui precipitato il 17
agosto 1927.
* * *
E qui inserisco una pausa nel racconto alpestre.
Visitare i cimiteri è sempre cosa da fare per
chi si occupa di storie locali. Le lapidi raccontano molte più verità che non
la lettura di arraffate pubblicazioni.
Entrate con me
nel cimitero di Mandello del Lario.
All’ingresso una lapide ricorda che
qui caddero per piombo venduto
Sergio Gallotti (31-xii-1943)
Giovanni Poletti (25-viii-1944)
sta questa lapide
a infamia dei carnefici
a gloria dei
martiri
Per chi vuole
saperne di più, qui propongo due scritti tratti dal sito web dedicato alla 55a
Rosselli:
Entriamo. Subito
a sinistra, accostata al muro di cinta una piccozza e una lanterna attirano l’attenzione.
La scritta rammenta che qui riposano i resti del Rag.
Carlo Guzzi: è l’alpinista caduto
in una profonda buca del versante NE ricordato da Saglio.
Più avanti,
svoltando a destra, troviamo il monumento eretto per Palamede Guzzi ed Elisa
Cressini, i genitori di Fanny
Guzzi e di Maria Fanny Guzzi,
due alpiniste che si legarono in cordata e nella vita a Gino Carugati, alpinista Accademico nonché primo presidente
della locale Sezione del CAI. La loro triplice tomba, con la silhouette del Sasso dei Carbonari, si trova in un altro
settore del cimitero.
Nell’area dei
loculi ossari non faticheremo a trovare la lapide che ricorda Pietro Rompani, una delle prime guide
alpine attive nel Gruppo delle Grigne, un nome legato all’epoca storica degli
alpinisti “venuti su” da Milano.
Nell’area
centrale altre due tombe riportano all’ambiente delle Grigne. La prima ricorda
il Canela, al secolo Pier
Lorenzo Acquistapace, Ragno della Grignetta.
Non molto
lontano riposa Guido Zucchi, il Guido che per decenni ha gestito una rivendita di vino e bibite sulla
vetta della Grignetta. Una persona stimata da tutti i grignaioli doc e dop, ucciso dall’idiozia dei nani.
Chiudo con
un’ultima lapide, non alpinistica ma certamente storica: una
croce, un vaso e due marmi ricordano Francesca
Gatti e Carlo Guzzi, figlio
di Palamede e di Elisa Cressini, fratello di Fanny e Maria Fanny, cognato di
Gino Carugati ma, soprattutto, uno dei soci fondatori della Moto Guzzi, che da lui prese il nome.
Il versante
settentrionale del Grignone si presenta saturo di neve. Il cielo è ancora scuro
ma per il momento pioggia o neve ci viene risparmiata.
Quando lasciamo
alle nostre spalle il Rifugio Brioschi un pallido sole ci ricorda che siamo sul
versante meridionale e per questo divalliamo fino al Rifugio Tedeschi, la solida
struttura che anni dopo una valanga raderà al suolo.
La facile
traccia della Traversata Bassa ci
riporta ai Piani Resinelli, punto di chiusura dell’anello e punto d’incontro
con la mia bianca R4 Export 850 cc. Con questa si torna a casa.
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