Alpinisticamente, per Gigi Grana il 1967 è stata una buona annata. Dopo la consueta serie di ascensioni preparatorie, a maggio è in Civetta, dove nei giorni 25 e 26,
con Angelo Pizzocolo (a comando alternato, come si usava tra due primi di cordata),
ripete la Via Cassin-Ratti allo spigolo SE della Torre Trieste. Oggi è quotata 6b+/6a
obbligatorio, ma nel 1967, quando si arrampicava con gli scarponi di cuoio ai piedi,
si diceva che era un “sesto più”.
Il 2 giugno Gigi è di nuovo alla Torre Trieste, stavolta con Pierangelo Rolla e insieme portano a casa un altro prezioso trofeo: la via Carlesso-Sandri e le sue varianti Hasse-Brandler.
Il 30 giugno - oggi sono giusto 52 anni - quattro alpinisti
risalgono la parete nord della Cima Grande di Lavaredo seguendo la via aperta
dalle cordate Hasse-Brandler e Löw-Lehne.
Una via “mitica” negli anni Sessanta e quindi un forte richiamo per i
migliori nomi dell’alpinismo internazionale, tanto che i giornali usavano darne notizia.
Dopo un bivacco al di sopra dei grandi strapiombi, il 1° luglio Gigi Grana e Angelo
Pizzocolo (a comando alternato), Carluccio Casati e Gianni Sfilza Arcari escono in vetta. Il giorno dopo, puntuale, Gigi invia
la consueta cartolina per informare gli amici.
Due settimane dopo, 15 luglio, lo ritroviamo sui monti del suo
Veneto natìo, dove in cordata con lo scledense Gianni Capozzo ripercorre il
Camino Carlesso al Sojo d’Uderle, uno sperone roccioso che si distacca dal massiccio
del Monte Pasubio.
Il 31 luglio è nel Gruppo di Brenta; qui, con Armando
Da Dalt, un altro giovane di Schio, sale il Croz dell’Altissimo seguendo la via
tracciata da Armani e Fedrizzi, al tempo quotata V e VI grado della scala di
Monaco.
Il 7 agosto è giorno di riposo: assicurato da Eriberto Pedrotti, Gigi sale l’aereo ma non difficile (III+) Spigolo Piaz della Torre Delago, una delle tre Torri del Vajolett.
Il 7 agosto è giorno di riposo: assicurato da Eriberto Pedrotti, Gigi sale l’aereo ma non difficile (III+) Spigolo Piaz della Torre Delago, una delle tre Torri del Vajolett.
Già l’aria cambia il giorno dopo, quando col Rola ripete la Buhl, una via aperta da Hasse-Brandler sulla Parete Rossa della Roda
di Vael; le difficoltà sono VI, A2 e A3.
Il 10 agosto è una data che mi vede coinvolto. Io, il Beppe
e suo fratello Luigi siamo ospiti dell’attendamento Mantovani, predisposto dalla
sede di Milano del CAI di Milano al Pian Schiavaneis, accanto al Rifugio Monti
Pallidi. Ai giorni dedicati all’arrampicata alternavamo giorni di riposo, che
utilizzavo per scendere a piedi a Canazei, acquistare gli immancabili libri, e
ritornare, sempre a piedi, alla tenda. Ed è stato proprio a Canazei, per un
caso fortuito, che incontro Gigi Grana, il quale - rientrato dalla Roda di Vael
- aveva raggiunto Armando Da Dalt ed Eriberto Pedrotti che sapeva attendati nel locale campeggio. Armando era un volto nuovo per me, ma non certo Eriberto,
un amico con cui avevo passato non poche serate alla SEM dei Piani Resinelli e
fatto alcune arrampicate in Grigna. Il giorno dopo - il fatidico 10 di agosto - sono loro tre a salire al Pian Schiavaneis,
ospiti nella nostra tenda. Insieme si parla di arrampicate e da loro apprendo
che domani intendono salire la Via
Fedele al Sass Pordoi. Basta uscire dalla mia tenda ed eccola lì, davanti agli
occhi: sono circa 700 metri di IV con alcuni passaggi di V. Ma io quel giorno esco
dalla tenda anche per scattare due
foto ricordo: in una si vede Eriberto davanti a Gigi Grana; sullo sfondo, al
buio, s’intravvede Luigi Verderio; a destra vi è il Beppe con Armando in primo
piano. Il secondo scatto è dedicato a Eriberto e Gigi, con Luigi sullo sfondo.
Due fotografie su cui il senno di poi
ha giocato non poco.
Sinceramente non so se il giorno dopo i nostri tre amici
siano saliti sul Sass Pordoi, anche perché quel giorno io e il Beppe eravamo
altrove, alle prese con la nostra prima volta sulla stupenda parete sud del Piz Ciavazes.
Dalle carte di Gigi - messe a mia disposizione da sua
figlia, Silvia - non ho trovato nessuna traccia del Sass Pordoi, mentre imparo
che il 16 agosto lui ed Eriberto portano a buon fine la salita dello Spigolo
del Velo, Cima Madonna, Pale di San Martino.
L’ultima salita del 1967 ritrovata tra gli scritti ricevuti
da Silvia porta la data 3 settembre, quando Gigi e Gianni Capozzo firmano la
ripetizione della Via delle Guide al Crozzon di Brenta. Non è certamente l’ultima salita di quell’anno, ma i documenti
qui si fermano e nessuno mi potrà aiutare a completare il lavoro da me intrapreso
di ricostruire il curriculum
alpinistico di Gigi Grana, oggi fermo a più di 220 vie, tutte di prim’ordine.
* * *
Poi improvvisa arriva una prima brutta notizia, da me
collegata alle due slides del 10
agosto: in un incidente ferroviario, il 24 ottobre 1967 muore Eriberto
Pedrotti. Aveva 28 anni.
Meno di due anni dopo, il 2 marzo del 1969 Giuseppe Verderio precipita
dalla Corna di Medale, uno sperone alto poco meno di 400 metri che sovrasta Lecco,
che insieme avevamo salito per la Via Cassin-Boga. Ormai fuori dalle difficoltà,
ci eravamo slegati e intrapreso la breve e facile traccia che porta al prato e
al sentiero di discesa. All’improvviso sento un colpo sordo, come di un masso
caduto su terreno erboso. Mi giro e non vedo il Beppe. Lo chiamo, ma nessuno
risponde. Di corsa scendo ai piedi della parete, ne costeggio la base e mi
ritrovo a fronteggiare la dura verità.
L’11 agosto 1974 è giorno di partenza per le vacanze estive,
da trascorrere sull’Alta Via delle Dolomiti. Tutto è pronto per essere caricato
sull’auto quando il telefono squilla: c’è una emergenza in una cabina della
Cartiera Burgo di Lugo. Armando Da Dalt, elettricista, esce di casa assicurando
che sarebbe tornato presto ma così non è stato: una scarica elettrica lo fulmina.
Sette giorni dopo avrebbe compito 28 anni. Lascia una giovane vedova, Lucia, e una
figlia, Laura.
Lasciato il lavoro alla fonderia di Caronno Pertusella, Gigi
torna nella sua città natale, Schio. Si sposa con Bruna e diventa padre di
Silvia. Continua ad arrampicare, è vero, ma l’ambiente e i tempi sono cambiati.
Poi arriva il conto: dapprima alcuni incidenti motociclistici - Gigi si muove
solo con la sua Lambretta -, poi gli anni passati in fonderia riaffiorano nel
suo corpo. Il 12 maggio del 1995 Gigi non è più. Aveva vissuto 57 anni, un mese
e tre giorni.
Quattro persone che una mia diapositiva scattata il 10 agosto 1967 mostra allegri, come possono esserlo quattro amici uniti da una comune passione, ritrovatisi in un ambiente a loro consono, le Dolomiti, intenti a raccontarsi le loro passate arrampicate e progettare le future.
Sì, questa è proprio una di quelle fotografie che mai avrei voluto
scattare.
DALL'ARCHIVIO PRIVATO
DELLA FAMIGLIA GRANA