sabato 2 novembre 2019

Arrampicare ai Corni, 1969-2019 (3/7)


Estraggo dal mio archivio di note personali:

18 ottobre 1969. Corno Orientale di Canzo, versante NE. Salita la parte basale della parete in vista di un tentativo di aprire una via nuova che superi l’enorme strapiombo. Con Diego.
19 ottobre 1969. Schiodato il monotiro. Con Diego.
25 ottobre 1969. Corni di Canzo, Rifugio SEV. Con Eraldo Rebuzzini.
26 ottobre 1969. Corno Orientale di Canzo. Ho trovato la possibilità di entrare in parete con una traversata di 40 m (passaggi di V). Con Eraldo.
1 novembre 1969. Corno Orientale di Canzo, versante NE, via nuova. Attaccato la parete per una fessura. Passaggio in libera (V+) e sosta su cengia inclinata verso il basso. Fin qui da solo, assicurato da Diego. Notte in tenda alla Bocchetta di Luera, in compagnia di Domenico Rebuzzini e di alcuni ragazzi del Gruppo Stambecchi del CAI di Melzo.
2 novembre 1969. Corno Orientale di Canzo, via nuova. Diego mi raggiunge alla sosta di ieri. Eraldo sale come terzo di cordata, ma per mancanza di spazio sul terrazzino deve fare sosta sulle staffe, una decina di metri sotto Diego. Dopo qualche ora, vista l’inutilità che lui resti sulle staffe a 20 metri dall’attacco, Eraldo scende in doppia. Raggiungo l’inizio del grande strapiombo. Notte in tenda.




Con Diego Pellacini scendo dalla Bocchetta di Luera ai piedi del gelido versante nordest del Corno Orientale di Canzo. L’attacco non è dei migliori: dopo poche decine di metri su roccia ci si ritrova a salire un ripido pendio erboso. Potevo evitarlo, è vero, ma ci tenevo a partire dal basso, per una questione etica. Un passaggio di quinto grado ed eccomi sul terrazzino che immette alla parete vera e propria.
Sorpresa! Nella fessura che qui ha inizio vi sono alcuni chiodi. Sono vecchi, è vero, ma ci sono! Guardo in alto e vedo altri chiodi. Da qui lo strapiombo che mi sovrasta nasconde la visuale del cielo. Ipotizzo che non uscirà nel vuoto per meno di 15 metri. Una bella gatta da pelare ...e un mistero, quello dei chiodi, da scoprire.


1 novembre 1969. Dopo una notte passata in tenda, rieccomi nel cuore della parete. Attacco la fessura, puntando ai chiodi già esistenti. Dopo una decina di metri questi finiscono. Ne vedo alcuni alla mia sinistra, mentre verso l’alto è tutto libero. Solo la muraglia grigia e lo strapiombo. Solo anni dopo saprò di aver incrociato per pochi metri la Stella Alpina, una via aperta nel 1963 dal Giusepon Crippa - il marito della mitica Teresina Airoldi - in cordata con Giuseppe Arosio. [1]





Due strisce nere d’acqua m’indicano la via: salirò in mezzo a loro. Un passaggio da “buon ricordo” e mi ritrovo col ginocchio appoggiato su di una piccola cengia rivolta verso il basso. Annaspo con la mano destra, l’unica che posso usare, essendo la sinistra impegnata nel mantenere la precaria posizione, e dietro ad un “paracarro” che si stacca dalla parete trovo una fessura. Alla spera-in-dio vi infilo un chiodo e lo batto col martello. Il suono è buono, canta bene. Aggancio un moschettone e mi metto in sicurezza.
Sopra di me vi è la muraglia liscia, così come il ghiacciaio l’ha levigata migliaia di anni fa e questa, dopo una decina di metri, prende a curvarsi verso l’esterno. È la cresta dell’Onda e se tutto va bene è da lì che dovrò passare. Domani, però, con tutta la giornata a disposizione.
Corda doppia e notte in tenda, alla Bocchetta di Luera.



2 novembre 1969. La sosta è minuscola e per far posto a Diego devo salire sopra il “paracarro”. Non essendovi alternative, prendo a lavorare di martello e punteruolo e sincronizzando la battuta con la torsione della mano pian piano pratico il foro adatto a ricevere un chiodo a pressione, qui l’unico mezzo per procedere.






Dopo una decina di metri, tutti chiodati a pressione per mancanza assoluta di appigli e fessure, decido che la giornata lavorativa è finita …e anche la mano sinistra, quella che fa ruotare il punteruolo, ha bisogno di riposo (qualcuno ha scritto che ogni foro fatto a mano richiede oltre un’ora di tempo e 2000-2500 colpi di martello - e la roccia dei Corni di Canzo non è di certo tra le più tenere).
Corda doppia e notte in tenda.


[1] Nota tecnica: Corno Orientale, parete Nord, Via Stella Alpina, Giuseppe Crippa e Giuseppe Arosio, 1963; difficoltà d’insieme TD inferiore, difficoltà max V+, A1.

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