18 ottobre 1969. Corno Orientale di Canzo, versante NE. Salita la parte basale
della parete in vista di un tentativo di aprire una via nuova che superi l’enorme
strapiombo. Con Diego.
19 ottobre 1969. Schiodato il monotiro. Con Diego.
25 ottobre 1969. Corni di Canzo, Rifugio SEV. Con Eraldo Rebuzzini.
26 ottobre 1969. Corno Orientale di Canzo. Ho trovato la possibilità di entrare
in parete con una traversata di 40 m (passaggi di V). Con Eraldo.
1 novembre 1969. Corno Orientale di Canzo, versante NE, via nuova. Attaccato
la parete per una fessura. Passaggio in libera (V+) e sosta su cengia inclinata
verso il basso. Fin qui da solo, assicurato da Diego. Notte in tenda alla Bocchetta
di Luera, in compagnia di Domenico Rebuzzini e di alcuni ragazzi del Gruppo Stambecchi
del CAI di Melzo.
2 novembre 1969. Corno Orientale di Canzo, via nuova. Diego mi raggiunge alla
sosta di ieri. Eraldo sale come terzo di cordata, ma per mancanza di spazio sul
terrazzino deve fare sosta sulle staffe, una decina di metri sotto Diego. Dopo qualche
ora, vista l’inutilità che lui resti sulle staffe a 20 metri dall’attacco, Eraldo
scende in doppia. Raggiungo l’inizio del grande strapiombo. Notte in tenda.
Sorpresa! Nella fessura che qui ha inizio vi sono alcuni chiodi. Sono vecchi,
è vero, ma ci sono! Guardo in alto e vedo altri chiodi. Da qui lo strapiombo
che mi sovrasta nasconde la visuale del cielo. Ipotizzo che non uscirà nel vuoto
per meno di 15 metri. Una bella gatta da pelare ...e un mistero, quello dei chiodi,
da scoprire.
Sopra di me vi è la muraglia liscia, così come il ghiacciaio l’ha levigata migliaia di anni fa e questa, dopo una decina di metri, prende a curvarsi verso l’esterno. È la cresta dell’Onda e se tutto va bene è da lì che dovrò passare. Domani, però, con tutta la giornata a disposizione.
Corda doppia e notte in tenda, alla Bocchetta di Luera.
2 novembre 1969. La sosta è minuscola e per far posto a Diego devo salire sopra
il “paracarro”. Non essendovi alternative, prendo a lavorare di martello e punteruolo
e sincronizzando la battuta con la torsione della mano pian piano pratico il foro
adatto a ricevere un chiodo a pressione, qui l’unico mezzo per procedere.
Dopo una decina di metri, tutti chiodati a pressione per mancanza assoluta di
appigli e fessure, decido che la giornata lavorativa è finita …e anche la mano sinistra,
quella che fa ruotare il punteruolo, ha bisogno di riposo (qualcuno ha scritto che
ogni foro fatto a mano richiede oltre un’ora di tempo e 2000-2500 colpi di martello
- e la roccia dei Corni di Canzo non è di certo tra le più tenere).
Corda doppia e notte in tenda.
[1] Nota tecnica: Corno Orientale, parete Nord, Via Stella Alpina, Giuseppe Crippa e Giuseppe Arosio, 1963;
difficoltà d’insieme TD inferiore, difficoltà max V+, A1.
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