Estraggo dal mio archivio di note personali:
1969.11.08 - Notte al Rifugio
SEV. Con Diego
1969.11.09 - Corno Orientale
di Canzo. Nevica e c’è nebbia. Diego mi fa sicurezza a spalla e io dalla vetta mi
calo fin sul bordo del grande strapiombo. Da qui, assicurato da Diego, salgo in
vetta.
La Via Giuseppe Verderio è
terminata.
Ai coniugi Roberto Assi e Maria Elena Fiori, allora residenti a Valmadrera, verrebbe accreditata la prima ripetizione della Via Giuseppe Verderio e questo attorno alla metà degli anni Ottanta - 1988 e peraltro parziale si legge su Vertice, n. 15, anno 2000 (vedi sotto). Cosa significhi quel peraltro parziale non mi è noto, ma una cosa è certa: essendo stato l’unico a superare l’Onda tutto il materiale da me utilizzato era rimasto in parete, staffe penzolanti incluse, attrezzi rimasti ben visibili per oltre 15 anni, poi scomparsi.
Come è giusto fare, ho subito provveduto ad informare i redattori della Rivista Mensile del CAI dell’avvenuta apertura della via, aggiungendo la relazione tecnica.
Rivista Mensile del Club Alpino Italiano, anno 91, n. 3, marzo 1970, pag. 122
Rivista Mensile del Club Alpino Italiano, anno 91, n. 3, marzo 1970, pag. 122
NUOVE ASCENSIONI
PREALPI LOMBARDE - GRUPPO SAN
PRIMO
CORNO ORIENTALE DI CANZO
(1215 m) - Parete NE
Prima salita via diretta:
Giancarlo Mauri (CAI Vimercate) e Diego Pellacini (CAI Sesto San Giovanni);
2, 3 e 9 novembre 1969.
2, 3 e 9 novembre 1969.
Altezza 200 m, difficoltà ED,
A2, Ae3, 48 ch. (24 a espansione), nessuno tolto; 14 ore.
I salitori hanno proposto di dedicare la nuova via a
Giuseppe Verderio.
RELAZIONE TECNICA. Dal rifugio
S.E.V. alla Bocchetta di Luera, 1221 metri. Qui scendere per il ripido canale
erboso che termina in un ghiaione e per
questo al piede della parete (20 minuti). Aggirato lo spigolo di un torrione,
puntare al primo diedro della parete. Si è all’attacco.
1° tiro. Salire il diedro (10 m , IV) e al suo termine
uscire a sinistra. Proseguire lungo un saltino erboso fino a roccette che si
aggirano a destra, poi verso l’alto fino al termine della corda (40 metri ).
2° e 3° tiro) Salire per
rocce friabili ed erbose per 60
metri , mirando alla fessura sotto alla striscia nera di
destra. Variante: questa prima parte si
può evitare entrando in parete direttamente dal ghiaione che scende dalla
Bocchetta di Luera; giunti all’altezza del torrione, traversare verso il masso
incastrato. Salire ora per erba 15 metri , poi traversare a sinistra fino a
degli alberi. Da essi, con traversata orizzontale (in piena parete) di 40 metri si è alla
fessura.
4° tiro) Traversare 5 metri a destra, salendone
3 o 4. Ritornare a sinistra (V, 2 chiodi) e si è di nuovo alla fessura. Salirla
per 15 metri ,
poi traversare 4 metri
a sinistra. Si è in centro alle due strisce nere. Puntare direttamente verso
l’alto. Superare un piccolo strapiombo e con breve passaggio in libera si è ad
un’aerea nicchia. Sosta. (30
metri , V, A1 e A2, 18 chiodi).
5° tiro) Dalla nicchia uscire
verso sinistra, poi puntare verso lo strapiombo, che si raggiunge dopo 20
metri. Superarlo direttamente. Verso il suo termine, obliquare un poco a destra
fin sotto ad un diedro-camino. Salirlo per 3 metri. Sosta più che precaria.
Negli ultimi 17 metri si è usciti almeno 10 metri dalla verticale. (40 metri,
A2 e A3, 27 chiodi).
6° tiro) Salire il diedro per
5 metri, fin sotto ad uno strapiombino. Superarlo direttamente. Al suo termine,
traversare in lieve discesa a sinistra per 3 o 4 metri. Per rocce più facili,
si è brevemente alla cresta terminale. (25 metri, IV e IV+).
Per facile sentiero, dopo 50
metri, si è alla vetta.
BIBLIOGRAFIA.
Città di Vimercate, n. 13, dicembre 1969, pagina 52.
Lo Scarpone,
n. 5, 1° marzo 1970.
Rivista Mensile
del C.A.I., 1970, n. 3, pagina 122.
Negli anni a seguire escono le prime guide stampate sui
Corni di Canzo. Sebbene (come visto sopra) la Via Giuseppe Verderio fosse stata ufficialmente segnalata, a pagina
72 di Valmadrera. Montagne e itinerari
alpinistici - di Giorgio Tessari e Gian Maria Mandelli, 1979 - si legge Via CAI Melzo - Primi salitori:
Soci del CAI Melzo.
Nel 1996 appare in libreria una nuova edizione, che porta il
titolo Valmadrera. Escursioni e Itinerari
Alpinistici. Ancora una volta alla Via
Giuseppe Verderio viene appioppato il fantasioso nome di Via CAI Melzo.
Stavolta mi metto in contatto telefonico con l’allora
Presidente della Sezione CAI di Valmadrera, rimarcando la svista. Dall’altro
capo del filo mi si suggerisce di mettere il tutto nero su bianco e d’inviarlo
in Sede. Alcuni mesi dopo le mie annotazioni trovano posto tra le
pagine di Vertice, l’annuario della
Sezione CAI di Valmadrera (n. 15, anno 2000).
In seguito sono uscite altre guide, dove le fotografie riportano malamente l’itinerario e sempre fatto
iniziare a metà parete, dimenticando che esiste una parte inferiore, evitabile, ma da me
salita.
A memoria futura, qui pubblico due fotografie. La prima mostra i miei
“studi” per salire quella parete - e questi risalgono a quando il Beppe era
ancora il mio compagno di cordata, dimostrazione che la Nord-Est del Corno
Orientale era già nel nostro mirino e quindi era per me “naturale” che fosse quell’onda pietrificata a dover portare il suo nome, non altro.
La seconda indica l’esatto tracciato, parte superiore, della
Via Giuseppe Verderio. Per l’intero
tracciato della via rimando alla Polaroid messa in copertina.
Ai Corni di Canzo sono tornato più e più volte, ma qui
voglio ricordare la prima volta che io e Daniella siamo saliti con Marco, nato
sei mesi prima e al suo primo “bivacco” sul prato dell’Alpe Oneda (990 m circa), al riparo di un
masso erratico. Era il 18 maggio 1975.
A valle, beneamato punto di riferimento era l’alpeggio Terz’Alpe - in Val Ravella, a quota 770 m - dove ho sempre trovato una calda accoglienza …soprattutto nei mesi invernali. Le
fotografie sono del 9 marzo 1974.
Infine, chiudo con gli scatti del mio ultimo passaggio al
rifugio SEV, 14 novembre 2015.
ARRAMPICARE AI CORNI
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