Visualizzazione post con etichetta Marie Laurencin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Marie Laurencin. Mostra tutti i post

mercoledì 8 luglio 2015

Picasso a Céret, 1912


Autunno 1911. Picasso non ha ancora del tutto smaltito lo stress causatogli dall’affaire Géry Piéret e dal furto delle statuette iberiche al Louvre. Anche in famiglia le cose non girano più nel verso giusto. Il periodo di fame e freddo è alle spalle e la sua compagna Fernande Bellevallé – Amélie Lang all’anagrafe, moglie divorziata di un certo Olivier - scalpita per godersi una vita degna del progressivo arricchimento di Pablo. Inoltre, Picasso è al corrente che la sua musa (ormai ex, nei fatti) frequenta altri letti, ma lui sopporta: il suo lavoro viene prima di tutto.

Al consueto raduno del sabato pomeriggio in casa dei fratelli Stein, Picasso se ne sta mogio mogio in un angolo. Quel pomeriggio il disegnatore polacco Louis Markus, ribattezzato Marcoussis da Apollinaire, arriva accompagnato da una giovane donna che si fa chiamare Marcelle Humbert – all’anagrafe Eve Gouël sposata Humbert. Picasso non riesce a toglierle gli occhi di dosso. Lei ha capito e acconsente. Si aggiunga: appena conosce una nuova donna, Fernande fa di tutto per farsela amica e così è anche con Eve, col risultato che le due coppie Pablo-Fernande e Marcussis-Eve prendono ad uscire insieme per divertirsi al Circo Medrano o agli incontri di boxe, prima di concludere la serata a L’Érmitage, una brasserie con orchestra in boulevard Rochechouart. È questo un locale malfamato, frequentato da ruffiani, puttane e ballerine da poco, ma agli artisti il proprietario riserva una stanza separata, punto di ritrovo dei Futuristi. Qui Picasso incontra Severini, Soffici, Oppi, Meunier e Karl, ma anche i suoi amici di sempre: Max Jacob, André Salmon, Juan Gris, André Derain, Georges Braque, il gallerista Kahnweiler, Guillaume Apollinaire e Marie Laurencin, un’altra coppia in via di scioglimento.

Fernande non fa nulla per nascondere i suoi incontri amorosi con l’ellenista Mario Maunier e con l’attore Roger Karl. Per reazione, Picasso prende in affitto uno studio fuori casa, ritornando al fatiscente Bateau-Lavoir. Il suo vecchio studio (dove ha creato Les demoiselles d’Avignon, tela nota soltanto a pochi intimi e tenuta arrotolata in boulevard de Clichy) è ora occupato da Herbin, quindi si deve accontentare di uno spazio meno gradevole. Quel che importa per lui è l’essere tornato nella vecchia baracca di legno e vetro dove, tra mille privazioni e sofferenze, ha dato inizio al movimento artistico che altri hanno voluto chiamare Cubismo. Di fatto, il suo è un regresso nell’utero rigenerativo e dio solo sa quanto Picasso ha bisogno di rinascere a nuova vita.

Un bel giorno lui prende Eve (ma lui preferisce chiamarla Eva) per mano e lei si lascia condurre in questa baracca, entrando nello studio del pittore. L’uomo e l’artista Picasso rinascono a nuova e gioiosa vita - e l’inserzione della scritta MA JOLIE in una tela rende omaggio al ritrovato amore. Gertrude Stein, che sagacemente ha capito che MA JOLIE in carattere maiuscolo non è certo Fernande, vuole che questa tela sia appesa in casa sua, al 27 di rue de Fleurus. Picasso acconsente e la cede per 1200 franchi, una cifra davvero importante. Leggenda vuole che Gertrude rimarrà «con questo quadro davanti agli occhi fino al giorno della morte».


Fernande
Eve (Eva per Picasso)
1912 - Marcoussis, autocaricatura: lui si è liberato di Eve,
Picasso si è messo una palla al piede

1912. Il 19 gennaio il tribunale di Parigi sospende ogni ulteriore procedimento per lincidente delle sculture trafugate al Louvre. Adesso Picasso può tranquillizzarsi, l'incubo è finito.

Arriva la primavera e Fernande, innamoratasi di un giovane pittore italiano, Ubaldo Oppi, decide di scappare con lui. Scrive Picasso a Braque: «Non credo che lei abbia voluto fuggire da me in maniera definitiva. Lei spera di ritrovarmi più innamorato. In realtà, lei mi ha liberato.» Aggiungerà più tardi: «Veramente è stata una buona idea quella di partire con Oppi. Mai avrei avuto il coraggio di cacciarla.»

Partita Fernande, Eva trasloca in boulevard de Clichy, liberando a sua volta Marcoussis. Come tutta la sua vita dimostra, ogni nuovo amore influisce nell’arte di Picasso, traducendosi in rinnovata volontà di cambiamento. Braque lo raggiunge allo studio del Bateau-Lavoir e insieme portano avanti nuove scoperte, quale l’astuzia di dipingere tele ovali per evitare i problemi che pongono gli angoli in certe tele cubiste. Anche i soggetti cambiano: ora primeggiano i cibi e la cucina, più still life che natura morta.

Alle tele Picasso alterna le sculture e nell’amorosa primavera del 1912 crea el guitarrón in ferro laminato e con le corde di filo metallico. E qui è bene ricordare che nel linguaggio popolare spagnolo la parola chitarra è anche un sinonimo di vulva - ma i critici più delicati scrivono che le forme della chitarra ricordano le curve delle donne, adatte ad essere abbracciate dal suonatore. Preferisco la prima versione: sempre meglio loriginale che non la sua moralizzata interpretazione (più volgare, tra laltro). 



Dopo un breve viaggio a Le Havre in compagnia di Braque - dove Georges presenta la sua fidanzata, Marcelle Lapré, ai genitori - il 18 maggio Picasso lascia precipitosamente Parigi e con Eva raggiunge Céret, installandosi nella casa Peraire o casa dei cubisti, una vecchia fattoria dove Picasso si trova a convivere e a lavorare con Manolo, Sunyer, Séverac, Maillol, Casanovas e altri artisti qui residenti. Le ragioni di questa sua fuga da Parigi trovano una giustificazione nella notizia che corre di bocca in bocca tra i suoi amici e conoscenti: Fernande ha fatto sapere di essersi stancata di Oppi e di voler tornare a vivere sotto il tetto e nel letto di Pablo. Ma adesso Pablo è innamorato di Eva, Eva è innamorata di Pablo ...ma anche di Céret e delle sue celebrate ciliegie, le prime a maturare sul territorio francese. Lui riscopre nuovi stili e introduce nuove tonalità di rosso e di giallo nelle sue tele e Fêtes a Céret, Nature morte espagnole, Violon: Joli Eva ne sono alcuni esempi.

Come già l’anno precedente, il destino vuole che la gioia di Picasso a Céret sia di breve durata. Da una lettera da lui inviata a Kahnweiler apprendiamo che un bel giorno quel «con de Pichot» ha la bella intuizione di raggiungerlo in questo villaggio sui Pirenei in compagnia di sua moglie Germaine (che fu la prima amante di Pablo a Parigi) e di Fernande, ormai staccatasi da Oppi e decisa più che mai a riprendere il suo posto accanto a lui. Per la cronaca, a quel tempo Ramon e Germaine Pichot (Pitxot nella natia Catalogna) gestivano a Montmartre La Maison Rose, un locale a due passi dal Lapin à Gilles, poi diventato Lapin Agile, oggi due mete obbligate per il turismo di massa, che del bel tempo che fu trova solo le insegne.

La Maison Rose
Le Lapin Agile

Di colpo la vita dei due innamorati diventa un incubo. Complice la convivenza con gli altri artisti alloggiati nella cosiddetta casa dei cubisti, una specie di falansterio di stampo socialista, per otto giorni Pablo e Eva subiscono gli attacchi della ex, che non vuole più essere tale, e dei suoi alleati. Pichot rinfaccia a Picasso che è stata Fernande ad essergli accanto negli anni difficili del Bateau-Lavoir. Poi «un energumeno si mette contro di me, mi afferra per la giacca, mi strapazza come fossi un albero di prugne. Mi monta una grande rabbia, mi batto, ci separano. Eva ha preso paura e prende a tossire.»

Il 21 giugno Pablo ed Eva lasciano Céret, ma il pittore non ha nessuna intenzione di rientrare a Parigi. Scrive a Kahnweiler che il binomio Montmartre-Fernande deve essere interrotto. Che disdica l’atelier di boulevard de Clichy e gliene procuri uno nuovo, lontano, a Montparnasse.
Nell’immediato, Picasso si ricorda che ai tempi in cui creava Le Bordel d’Avinyo (in ricordo di un locale di Barcellona - Le Bordel philosophique per Apollinaire, Les Demoiselles d’Avignon per tutti gli altri), giocando sull'assonanza fonetica Avinyo-Avignon Max Jacob gli aveva raccontato che sua nonna era nata nella città dei Papi. Da qui la decisione di portare Eva in questa località, pure a lui ignota. Purtroppo, tutti gli alberghi hanno stanze troppo piccole per uno che non smette mai di coniugare il piacere col lavoro. Gli serve più spazio per poter dipingere. Ad Avignone il dottor Pierre Arlaud gli propone di trasferirsi a Sorgues-sur-l’Ouvèze, un villaggio di 4500 abitanti, distante sì una decina di chilometri, ma collegata da un comodo servizio di tranvai che percorre un lungo viale ben ombreggiato. Laggiù il dottore possiede la villa Les clochettes e in cambio di 80 franchi al mese gli affitta due camere e uno studio. Il 25 giugno Pablo ed Eva si stabiliscono a Sorgues, dove alla fine di luglio sono raggiunti dai coniugi Braque, freschi di nozze, che affittano la villa Bel Air, sulla strada per Entraigues.


Les clochettes

Picasso a Sorgues, 1912

Sorgues-sur-l’Ouvèze è un posto che nulla ha a che vedere coi villaggi che attraggono i pittori per la qualità della loro luce, ma Picasso è proprio questo che cerca: la solitudine, la pace. E poi adesso che sono arrivati i coniugi Braque non mancano le risate, il calore dell’amicizia. «Le due donne parlano di me e certamente di Fernande. Io e Georges delle nostre invenzioni. E poi noi avevamo in tasca i soldi per andare a far festa ad Avignone o allEstaque di Marsiglia. L’estate del 1912, il Cubismo ha lasciato Céret e si è spostato a Sorgues, tra i violini e l’uva, le Jolie Eva, le Ma Jolie e i Pablo-Eva» si legge nel troppe volte citato libro di Jacques Perry, vera miniera di buone informazioni, da me integrato con la lettura di due monumentali biografie in più volumi: una porta la firma di John Richardson, l’altra è frutto delle ricerche di Josep Palau I Fabre, a cui rinvio per la cronologia dellevoluzione artistica di Picasso, raccontata opera dopo opera.
La solitudine del villaggio è tale che i due pittori si permettono il lusso di stendere le loro tele dipinte ad asciugare fuori casa, come fossero lenzuola – e nessuno ha mai pensato a rubarle…

Alla fine di agosto Kahnweiler scrive a Picasso informandolo di aver trovato uno studio-appartamento al 242 di boulevard Raspail, chiedendogli di rientrare quanto prima per gestire il trasloco. Poco dopo Picasso è a Parigi, ma il 13 settembre riparte per Sorgues, accanto all’amata Eva e ai coniugi Braque. Insieme, Pablo e Georges danno vita a una nuova forma d’arte: «les papiers collées, c’est la jeunesse de la peinture».

La vacanza è finita, il nuovo studio non soddisfa Picasso. Accantonato questo risolvibile problema, il futuro artistico per lui si presenta in discesa: il Salon des Indépendants vede una nutrita partecipazione di dipinti cubisti, tra cui l’Omaggio a Picasso di Juan Gris. Inoltre, l’attivissimo Kahnweiler ha brigato affinché Picasso ricevesse l’invito ad esporre alla seconda mostra postimpressionista alla Grafton Gallery di Londra. Sempre a Londra vengono esposti dei disegni del periodo blu e rosa alla galleria Stafford, venduti a prezzi decisamente alti, variabili da 2,5 a 25 sterline. Opere di Picasso sono esposte anche a Berlino, a Monaco, a Colonia, a Mosca e a Barcellona.
Riconoscente, il 18 dicembre Picasso firma un contratto triennale con Kahnweiler, promuovendolo al rango di suo gallerista ufficiale, con una postilla: il pittore potrà sempre tenere per se tutte le opere più intime, quelle che il pittore non vuole siano profanate da occhi estranei. Il mondo scoprirà queste tele solo nel 1961 grazie a Picassos Picasso, il libro realizzato da David Douglas Duncan, il fotografo a cui Picasso ha aperto le porte della Californie di Cannes e concessa l’autorizzazione a riprendere le tele fino ad allora rimaste ignote. Restano ancor oggi la parte più nascosta, quindi più intrigante, della vita di Picasso.





[continua]



© Testo e fotografie di Giancarlo Mauri