martedì 13 agosto 2019

Arrampicare in Grigna - Nibbio settentrionale, parete Est


Sono giorni caldi e di penuria - forse per mancanza d’anguria, come dicevano i nostri vecchi.
Costretto a casa, ammazzo le ore più calde passando allo scanner le ritrovate diapositive 6x6 cm, da decenni nascoste in una scatola riposta all’interno di un’altra altra scatola costretta nel box.
Oggi è arrivato il turno dei quattro rotolini impressi il 12 maggio 1973, giorno in cui ero salito ai Piani Resinelli e da qui al Nibbio, un sasso alto 80 metri scalato per la prima volta (da Est) da Emilio Comici. Un’ascensione, la sua, reclamizzata in anticipo da un quotidiano fascista di Lecco, strillo che aveva attirato centinaia di persone ai piedi della parete per ammirare l’exploit del triestino.
E Comici, da par suo, non aveva deluso la folla: i primi metri della sua via sono finiti nella storia dell’alpinismo locale: un attacco di sesto grado (in libera, senza chiodi) era roba che non si era ancor vista…


Il 12 maggio del 1973 ero salito ai Resinelli in compagnia di Alessandro Figini, un bravo ragazzo voglioso di fare ma privo di qualsivoglia esperienza alpinistica.
Quindi nessuna velleità da parte mia, se non che tenere un elementare corso di roccia all’amico - propedeutico alla realizzazione di un progetto che da tempo mi frullava nella testa: sperimentare sul campo se unAlta Via delle Grigne era fattibile, esperienza portata a buon fine con Alessandro poche settimane dopo.
Legato alla corda, ben presto l’amico mi raggiunge in vetta al Sasso Rossi, la guglia alta una quindicina di metri che forma uno dei lati del corridoio ai piedi della Est del Nibbio.
La vetta del Sasso Rossi è un fantastico punto d’osservazione sull’intera parete Est del Nibbio su cui quel giorno erano impegnate alcune cordate.
Proprio di fronte a noi, due alpinisti di lingua tedesca decidono di attaccare la via Campione d’Italia, una delle mie predilette.
Svelto tolgo dallo zaino la Zenza Bronica - due chili e mezzo più altri 7-800 grammi di ottica - inserisco un rotolino (12 diapositive), calcolo ad occhio il tempo e il diaframma (le professionali non disponevano di un esposimetro incorporato) e prendo a scattare, alternando le fotografie dei due sulla Campione con altre che riprendono alpinisti impegnati sulla Boga e sulla McKinley.

Via Campione d'Italia






Via del diedro Boga


Via McKinley



Portata a buon fine la Campione d’Italia, i due teutonici decidono di salire anche la via Comici, anche lei giusto di fronte a noi, sebbene un po’ più a sinistra.

Via dei diedri Comici










Messe nel carniere sia la Campione che la Comici, i nostri due decidono per la via Cassin. Anche qui scatto loro qualche fotografia, finché non vengo distratto dall’arrivo di Gildo Arcelli, un alpinista di grande spessore, uno che negli anni Sessanta aveva ripetuto l’Hasse-Brandler sulla Nord della Grande di Lavaredo, a quei tempi appannaggio dell’élite dell’alpinismo mondiale.

Via Cassin






Gildo e il suo compagno attaccano la Ratti ed io - cambiata l’ottica normale con un mezzo tele, vista la distanza - mi dedico totalmente a riprendere la loro arrampicata.
La giornata fotografica non poteva avere un finale migliore.

Via Ratti













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